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“Troppi ladri dall’Italia”, la Svizzera sbarra i confini. “Alfano intervenga, viola Schengen”

Il Canton Ticino lamenta una crescita della criminalità sul territorio e punta il dito contro il “pendolarismo dei malviventi”, che giungerebbero dall’Italia per commettere reati. Le autorità hanno quindi deciso di chiudere alcuni valichi dalle 23 alle 5 e di richiedere ai soli frontalieri italiani il certificato penale per provare l’assenza di reati. La Lega Nord e la forzista Laura Ravetto protestano: “Non si risolve il problema sicurezza chiudendo le frontiere”.
A cura di Charlotte Matteini
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salari svizzera frontalieri

Da qualche settimana Lombardia a Canton Ticino stanno combattendo una vera e propria guerra. Il cantone elvetico, nel tentativo di porre un argine al cosiddetto fenomeno del "pendolarismo dei malviventi", ovvero di persone che dall'Italia passano il confine per commettere reati in terra Svizzera, ha deciso di chiudere alcuni valich: dal primo aprile il Canton Ticino ha unilateralmente deciso di sbarrare tre frontiere in provincia di Varese e Como (Pedrinate, Novazzano-Marcetto e Ponte Cremenaga) per impedire il passaggio dalle 23 alle 5 del mattino, una sperimentazione che durerà circa sei mesi. Dal Ticino spiegano che la misura sarebbe stata presa perché "dall'Italia arrivano troppi ladri". In particolare, il provvedimento è scaturito in seguito a una tentata rapina avvenuta in una banca svizzera, che ha visto concludersi con la fuga dei malviventi verso l'Italia.

I sindaci delle località interessate hanno duramente protestato contro le autorità elvetiche e chiesto l'annullamento del provvedimento. “È una decisione unilaterale che ci danneggia e che non risolve il problema della criminalità. La misura scatterà tra pochi giorni e ufficialmente dalla Svizzera non ci è stata fatta alcuna comunicazione. Si chiude un pubblico passaggio e nessuno ci informa, non è corretto. È una cosa che non ha senso, la sicurezza non si ottiene blindando i confini. Tra l’altro, la maggior parte dei reati di questo tipo non avviene in orari notturni”, commentò alla vigilia della chiusura il sindaco di Colverde Cristian Tolettini, Lega Nord.

La chiusura notturna dei tre valichi, però, non è l'unico provvedimento "anti-italiani" varato dal Canton Ticino. Da due anni, infatti, le autorità richiedono ai lavoratori italiani che intendano lavorare sul territorio elvetico il casellario giudiziario per dimostrare l'assenza di precedenti penali, una richiesta che però è rivolta ai soli lavoratori provenienti dall'Italia e non ai cittadini francesi o tedeschi, per esempio. La misura è da tempo contestata dall'Italia, che nel 2015 ha richiesto una convocazione dell'ambasciatore Svizzero a Roma, ed è considerata tremendamente discriminatoria nei confronti dei cittadini italiani. Sulla scorta delle polemiche scaturite dalla chiusura dei tre valichi, la presidente del comitato parlamentare di controllo sul trattato di Schengen, Laura Ravetto, ha nuovamente sollevato la questione e richiesto al ministero degli Esteri e al Viminale di intervenire. "Né il governo né la Commissione europea sono stati informati delle decisioni svizzere. Per questo ho convocato l’ambasciatore di Berna per un’audizione. Ho poi predisposto una lettera per i ministri di Esteri e Interno perché si attivino per capire quel che succede. Non risulta che misure simili siano state prese per i cittadini francesi o tedeschi nella Svizzera settentrionale", ha spiegato Ravetto, aggiungendo: "Ho fatto presente che queste decisioni rappresentano una potenziale violazione dell’accordo di Schengen che prevede che i cittadini di tutti i Paesi che hanno firmato l’accordo siano trattati in maniera non discriminatoria e circolino liberamente. La Svizzera ha saputo attuare un’efficace politica fiscale che ha attratto nel suo territorio parecchie imprese italiane. Ma non si possono prendere le imprese e discriminare i lombardi. In Ticino il tasso di disoccupazione è bassissimo. Non vorrei che fosse un’iniziativa propagandistica di alcuni partiti identitari del Cantone", riferendosi alla Lega del Ticino. "I rapporti con la Svizzera e Berna sono eccellenti. Credo che la sicurezza dei cittadini si garantisca con la regolamentazione dei confini esterni a Schengen. La chiusura di quelli interni al trattato è una perdita per chi la attua", ha concluso Ravetto.

Dalla Confederazione Elvetica, però, le autorità non indietreggiano di un millimetro, difendono le proprie posizioni e anzi annunciano che le misure verranno inoltre inasprite: "Altri punti di frontiera verranno chiusi. Il certificato penale? Chi è in regola non ha nulla da temere", ha dichiarato il responsabile del dipartimento sicurezza del Canton Ticino Norman Gobbi, della Lega del Ticino. "Solo in Italia sono presenti pericolose organizzazioni criminali. I disagi per il traffico dei lavoratori italiani sono nulli: tre chilometri a est o a ovest di ognuno di essi ci sono altri valichi dunque i principi di Schengen sulla libera circolazione sono intatti. La nostra intenzione è concentrare i controlli sugli assi di traffico principali, specie dopo gli ultimi crimini nei paesi di confine. È un esperimento, ma se funziona lo estenderemo", ha spiegato Gobbi. In riferimento al certificato penale richiesto ai soli italiani, il responsabile del dipartimento sicurezza del Canton Ticino ha evidenziato che "non è una norma che colpisce solo gli italiani ma chiunque venga a lavorare qui proveniente dall’Italia, indipendentemente dalla nazionalità, una richiesta necessaria perché nel territorio esistono organizzazioni criminali non presenti in Paesi. E comunque le persone senza precedenti penali non hanno nulla da temere; è solo un argine alle infiltrazioni malavitose".

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