Bonus anziani 2025 da 850 euro: quando arriva, i requisiti e come fare domanda

Dopo diversi mesi di attesa, dal 1 giugno 2025 inizieranno i pagamenti del bonus anziani, una misura introdotta dal governo con un decreto attuativo pubblicato di recente in Gazzetta Ufficiale. La promessa era arrivata a inizio 2024, nel quadro della riforma per la non autosufficienza, ma il sostegno concreto si è fatto attendere. Si tratta di un bonus mensile di 850 euro, destinato a integrare l'indennità di accompagnamento per le persone anziane più fragili, a partire da chi ha compiuto 80 anni, vive in condizioni di grave bisogno assistenziale e ha un Isee sociosanitario inferiore a 6mila euro.
I fondi stanziati ammontano a 500 milioni di euro per il biennio 2025-2026, ma la prestazione ha comunque carattere sperimentale e sarà accessibile solo fino alla fine del 2026. Il meccanismo prevede l'erogazione mensile dei contributi, accompagnata dagli arretrati a partire da gennaio 2025 per chi ha già fatto richiesta; per ora, le domande risultano contenute, e l'Inps rassicura: non ci saranno tagli agli importi. Ma la platea dei beneficiari è destinata a crescere.
A chi spetta il bonus: tutti i requisiti richiesti
Il nuovo bonus non è per tutti, anzi, i criteri di accesso sono volutamente restrittivi. L'obiettivo dichiarato è concentrare le risorse pubbliche sulle situazioni davvero critiche, dove l'assistenza quotidiana rappresenta un impegno continuativo e costoso. In particolare, per ottenere i 850 euro mensili, bisogna soddisfare quattro condizioni principali:
- Età anagrafica: bisogna avere almeno 80 anni.
- Condizione sanitaria: bisogna essere in uno stato di bisogno assistenziale gravissimo, secondo le definizioni del decreto ministeriale del 26 settembre 2016 (inclusi casi di demenza profonda, coma, ventilazione meccanica continuativa, invalidità totale, disabilità motoria grave).
- Reddito: è necessario presentare un Isee sociosanitario inferiore a 6mila euro annui, calcolato includendo solo coniuge e figli fiscalmente a carico.
- Condizione previdenziale: bisogna già ricevere l'indennità di accompagnamento o comunque avere diritto a riceverla (attualmente pari a 531,76 euro al mese).
È importante ricordare che il bonus da 850 euro non si somma ad altri contributi assistenziali regionali o comunali: li sostituisce. Il totale mensile massimo che si può ottenere tra accompagnamento e nuova prestazione è quindi di circa 1.381 euro; i due pagamenti restano però comunque separati: quello del bonus sarà gestito direttamente dall'Inps.
Come e quando presentare domanda
La domanda si presenta esclusivamente online, attraverso il sito dell'Inps, utilizzando SPID, CIE o CNS. Non esiste una scadenza fissa: si può fare richiesta non appena si raggiungono i requisiti, in particolare l'età anagrafica di 80 anni. Le richieste saranno accolte fino al 31 dicembre 2026, data di scadenza del programma sperimentale. Nel caso in cui il numero di domande dovesse superare le previsioni (il bonus è stato calcolato per circa 25mila beneficiari l'anno), è previsto un possibile ridimensionamento dell'importo, ma attualmente, come assicurano fonti Inps, non c'è alcun "rischio concreto" in tal senso. I primi pagamenti partiranno a giugno, e saranno scaglionati nei mesi successivi, a seconda della velocità con cui saranno completate le verifiche sanitarie. Chi ha già presentato la domanda da gennaio, potrà ricevere anche gli arretrati relativi ai mesi precedenti.
Verifiche sanitarie e controlli severi
Per evitare abusi e garantire che le risorse vadano davvero a chi ne ha bisogno, il processo di riconoscimento della prestazione prevede una serie di controlli stringenti; il cuore del sistema è la valutazione dello stato di bisogno assistenziale gravissimo, che dev’essere documentato con certificazioni mediche conformi ai requisiti del decreto del 2016. Le patologie considerate includono, tra le altre, la demenza grave, lo stato vegetativo o di coma, l'uso continuativo di autorespiratori, gravi lesioni spinali, oppure l'invalidità totale. A questa documentazione si aggiunge un questionario obbligatorio da compilare, in cui il richiedente deve fornire informazioni dettagliate sulla propria condizione familiare, la presenza di altri anziani o disabili nel nucleo, e il livello di assistenza ricevuta a domicilio o in struttura. Questo sistema consentirebbe sostanzialmente all'Inps di valutare la priorità delle domande e di evitare che il sostegno venga indirizzato a situazioni non compatibili con gli obiettivi del bonus. Non solo, ci sarebbe poi un'ulteriore soglia di vigilanza: chi riceve il contributo deve utilizzarlo effettivamente per coprire le spese di assistenza e cura (come l'assunzione di una badante o il pagamento di servizi sociosanitari). In caso contrario, o se emergeranno dichiarazioni false, l'Inps potrà chiedere la restituzione dell'intera somma. Come sottolineano diversi esperti, però, verificare nel dettaglio come vengono impiegati i fondi non sarà affatto semplice.
Per i sindacati e le associazioni del settore, comunque, si tratterebbe solo di un primo passo e non di una vera svolta strutturale. La prova decisiva sarà capire se, dopo la sperimentazione, il governo vorrà rendere permanente e più ampia questa forma di sostegno.