Manovra, il governo cancella anticipo della pensione con fondi complementari, Borghi: “Faremo norma ad hoc”

Stop alla possibilità di accedere alla pensione anticipata di vecchiaia cumulando la rendita dei fondi complementari. Nell'emendamento presentato dal governo in Commissione bilancio viene soppressa la norma entrata in vigore quest'anno (con l'ultima legge di bilancio) che permetteva di cumulare la rendita del fondo complementare per raggiungere la soglia minima dell'assegno pensionistico necessaria per accedere alla pensione di vecchiaia. Il risparmio sulla spesa pensionistica, secondo la relazione tecnica, va da 12,6 milioni nel 2026 a 130,8 milioni nel 2035.
Questa possibilità "è una cosa introdotta l'anno scorso dal nostro governo" ha ricordato il ministro Giorgetti e la cancellazione è dovuta al fatto che "pare non interessasse nessuno. A me dispiace, ma non è stata ritenuta strategica evidentemente", ha spiegato.
In arrivo una norma ad hoc
Il cumulo del fondo complementare per l'anticipo della pensione di vecchiaia potrebbe comunque rientrare con un altro provvedimento. "Era un esperimento e quell'esperimento era quello che era e agli occhi di qualche tecnico zelante dava origine a futuri oneri. La questione era che, incrementando la previdenza complementare, avrebbe portato più persone ad ottenere i requisiti secondo quel tipo di parametro e quindi allora se tu disattivi quello, il problema non si pone più per il futuro", ha spiegato il relatore della manovra e senatore della Lega, Claudio Borghi. "Non pensiamo sia una cosa sbagliata, ma faremo una norma ad hoc".
Torna il Tfr in manovra: anche le aziende con 40 dipendenti dovranno versarlo
Dal 2032 anche le aziende con 40 dipendenti dovranno versare il Tfr all'Inps. Tornano nel nuovo emendamento presentato dal governo le misure sul Tfr che ieri erano state cancellate dopo lo stralcio del pacchetto sulle pensioni, che ha innescato litigi e tensioni nella maggioranza. La norma amplia il numero dei soggetti tenuti al versamento del Tfr al Fondo Inps per l'erogazione del contributo: dal 2026 riguarderà le imprese con 50 dipendenti (in via transitoria anche quelle con 60) e dal 2032 si allargherà alle imprese con 40 lavoratori.
"Dal primo gennaio 2026 – si legge – anche i datori di lavoro che, negli anni successivi a quello di avvio dell'attività, hanno raggiunto o raggiungano la soglia dimensionale dei 50 dipendenti" dovranno versare il Tfr al fondo complementare. Quanto alla dimensione dell'impresa, vengono fissate delle soglie via via decrescenti (da 60 dipendenti a 40). Per la precisione, l'obbligo scatterà dal 2026 anche per le imprese che abbiano toccato i 50 dipendenti dopo la loro costituzione ma, in via transitoria, per il biennio 2026-2027, varrà anche per le aziende con 60 dipendenti. Dal 2032 è invece prevista l'estensione anche anche a quelle con 40 lavoratori.
Sì automatico alla previdenza complementare
Il nuovo maxi-emendamento prevede anche l'adesione automatica alla previdenza complementare per i neo assunti del settore privato da luglio 2026. I nuovi dipendenti avranno 60 giorni di tempo per rinunciarvi oppure, entro lo stesso termine, di scegliere un fondo complementare diverso. Le previsioni del governo stimano una platea di circa 100mila lavoratori, con una crescita 25mila dipendenti l'anno.
"L'adesione automatica – si legge nella norma – opera verso la forma pensionistica collettiva prevista dagli accordi o contratti collettivi, anche territoriali o aziendali". In caso di presenza di più forme pensionistiche, "la forma pensionistica complementare di destinazione è a quella alla quale abbia aderito il maggior numero di lavoratori dell'azienda, salvo diverso accordo aziendale". Ciò comporta la "devoluzione dell'intero Tfr e della contribuzione a carico del datore di lavoro e del lavoratore nella misura definita dagli accordi".