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Tav, intervista a Graziano Delrio: “Se viene sospesa l’Italia verrà ritenuta totalmente inaffidabile”

L’ex ministro dei Trasporti Graziano Delrio commenta su Fanpage.it l’analisi costi-benefici e attacca il ministro Danilo Toninelli: “Questa perizia è totalmente inaffidabile, chiameremo il ministro a riferire in Commissione. Ha dichiarato che le accise sulla benzina valgono 1,6 miliardi. In realtà valgono quasi 7 miliardi. Non sa nemmeno leggere il suo dossier”.
A cura di Annalisa Cangemi
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È stata diffusa la tanto attesa analisi costi-benefici sulla Tav, presentata oggi dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti: le valutazioni sul progetto sono negative. Per il ministro Danilo Toninelli, e per il M5S in generale, lo studio dimostrerebbe che l'alta velocità Torino-Lione sarebbe soltanto uno spreco. Di diverso avviso è la Lega, secondo cui "la non realizzazione dell'opera non è un'ipotesi percorribile", come ha fatto notare il capogruppo del Carroccio alla Camera, Riccardo Molinari. In questo scacchiere che assomiglia sempre di più a un campo di battaglia per i due alleati di governo, gioca un ruolo determinate anche il Pd, che si è sempre dichiarato favorevole alla Tav. L'ex ministro dei Trasporti e capogruppo del Pd alla Camera Graziano Delrio, contattato da Fanpage.it, ha commentato la relazione.

La bocciatura da parte del ministero nasce sostanzialmente dalla considerazione che i costi, valutati su un trentennio di esercizio dell’opera, superano i benefici di quasi 8 miliardi. Questa cifra è corretta secondo lei?

Questa è un'analisi totalmente inaffidabile, perché si basa su una valutazione in cui vengono considerate come perdite per lo Stato i pedaggi delle concessioni autostradali per quasi 8 miliardi e le entrate dalle accise della benzina per oltre 6 miliardi. In tutto fanno 14 miliardi, riconducibili al tema delle autostrade. In pratica vogliono dirci che si preferiscono usare i camion e le auto, piuttosto che le ferrovie. E allora vuol dire che si vuole prediligere un modello di sviluppo che non contempla l'esistenza del ferro. L'opposto di quello che fanno tutti i Paesi evoluti. Si sa che il professor Ponti è uno di quelli che sostiene che la ferrovia sia uno spreco. Tanto vale allora chiuderla.

Però nell'analisi del ministero, rispetto alle stime dell'Osservatorio del 2011, si ritiene di entità ‘quasi trascurabile' il beneficio ambientale derivante dall'opera. 

Di valutazioni ne sono state fatte altre otto, i professori implicati erano indipendenti e non collegati tra di loro, come invece sono questi cinque esperti della Commissione, legati al professor Ponti. Ma che attendibilità scientifica può avere una Commissione composta da membri scelti perché soci nella stessa società? Giudicano trascurabile il beneficio ambientale evidentemente perché non valutano la grande rilevanza che può avere una linea ferroviaria. Dal ministero pensano a carichi di merci irrisori, ma non pensano che quando si costruisce un'opera come quella negli anni si possono ottenere vantaggi. Fanno previsioni come se tutto dovesse rimanere così come è oggi. I gestori della logistica a poco a poco sarebbero invece spinti ad utilizzare quella linea per spostare le merci, invece di usare le autostrade, perché diventerebbe conveniente. Soprattutto se si mantengono le agevolazioni fiscali che abbiamo previsto noi per chi trasporta merci via mare o via ferro. Con queste facilitazioni si indicherebbe un modello di sviluppo preciso, come quello della Svizzera, che adesso trasporta il 70% delle merci su ferro, e punta ad arrivare al 100%. Con la Tav si andrebbero a intercettare moltissime arterie che oggi sono attraversate dai camion, riorganizzando completamente la logistica. Ma con queste previsioni uscite nello studio di oggi si sarebbe detto di no anche all'alta velocità Milano-Napoli. E voglio proprio vedere se avranno il coraggio di dire di no alla Napoli-Bari. A questo punto, con questi ragionamenti, dovrebbero stoppare tutte le opere in corso, compreso il Brennero.

In caso di non realizzazione dell'opera nell'analisi viene detto che i costi, tra penali e rimborsi, potrebbero raggiungere i 4,2 miliardi. Poi il Mit ha corretto il tiro, parlando di un costo massimo di 1,7 miliardi. È una cifra plausibile?

Se si sospende l'opera ci sono diverse conseguenze, molto gravi. La prima è che il Paese verrà ritenuto totalmente inaffidabile. Se dopo aver firmato un contratto internazionale, un accordo con l'Europa, e aver già iniziato i lavori, si bloccasse tutto, che fiducia potrebbero avere in futuro gli investitori stranieri? La seconda conseguenza è che dovremo restituire i soldi che sono già stati erogati all'Italia, i fondi europei, più di un miliardo di sicuro. Poi ci sono i ripristini ambientali, perché non si possono lasciare incompleti trenta chilometri di buchi nella montagna. E poi bisogna considerare anche i soldi di eventuali contenziosi che si potrebbero aprire con coloro che sono impegnati nella costruzione dell'opera. La stima complessiva di 4,2 miliardi potrebbe essere corretta. Ma nella relazione non si mettono in campo i costi derivanti da una non realizzazione dell'opera. Per esempio non ci saranno cantieri per dieci anni, con una conseguente perdita di 50mila posti di lavoro. Vengono sottovalutati tutti i benefici economici che l'infrastruttura avrebbe sul territorio, che determinerebbe sicuramente un cambio della geografia economica, permettendo un traffico di merci e di persone.

È un caso che quest'analisi, con la conseguente presa di posizione del M5S, sia stata fatta uscire proprio oggi, all'indomani della sconfitta elettorale in Abruzzo?

Credo che abbiano scelto la tempistica solo per un interesse di partito. Il bene del Paese non c'entra niente. È uno scandalo poi che un governo che si definisce sovranista non abbia mostrato prima i risultati al Parlamento italiano, ma abbia preferito farli vedere prima ai giornali.

Pensate di mettere in discussione la perizia, chiamando a riferire in Aula il ministro Toninelli?

Questa perizia è inaffidabile, come dicevo prima, perché invece di valutare costi e benefici complessivi in un arco di tempo molto lungo, valutando anche le ricadute socio-economiche e ambientali, parte da un modello di sviluppo che sembra dichiaratamente a favore del trasporto su gomma, riferendosi agli incassi dei pedaggi autostradali e delle accise sulla benzina. Tanto è vero che l'unico membro della Commissione che non era direttamente connesso con il professor Ponti, il professor Coppola, ha dato un parere differente, ed è contrario alle conclusioni dell'analisi. Era un comitato scientifico che ha avuto sostanzialmente un mandato politico. Domani verrà a riferire in Commissione il professor Ponti, e poi chiameremo anche Toninelli, visto che il ministro oggi ha dichiarato che le accise sulla benzina valgono 1,6 miliardi. In realtà valgono quasi 7 miliardi. Non sa nemmeno leggere il suo dossier, e questo è un problema.

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