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Suicidio assistito, per il comitato di bioetica è diverso da eutanasia

Eutanasia e suicidio assistito non sono la stessa cosa. Lo afferma il Comitato nazionale per la Bioetica, aprendo al dibattito per la legalizzazione del suicidio assistito. Il quadro è quello della vicenda che ha coinvolto l’attivista, Marco Cappato, accusato di aver agevolato la morte di Dj Fabo, un uomo rimasto tetraplegico in seguito a un incidente, accompagnandolo presso una clinica svizzera dove si pratica il suicidio assistito. Ora il Comitato sancisce che “la tutela della vita deve essere bilanciata da altri valori, come l’autodeterminazione e la dignità umana”.
A cura di Annalisa Girardi
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Il Comitato nazionale per la Bioetica, organo consultivo della Presidenza del Consiglio e massimo esperto in materia di scienza ed etica, ha sottolineato la differenza fra suicidio assistito e eutanasia, concludendo che le due pratiche non sono la stessa cosa. La precisazione è fondamentale nel quadro dell'ordinanza emessa lo scorso anno dalla Corte costituzionale sul caso dell'attivista e politico, Marco Cappato, finito sotto processo per aver accompagnato, in un atto di disobbedienza civile per la campagna "eutanasia legale", Fabiano Antoniani, detto Dj Fabo, alla clinica svizzera Dignitas dove si pratica il suicidio assistito. L'uomo era rimasto tetraplegico e non vedente in seguito a un incidente stradale: l'accusa per Cappato era quella di aver agevolato la morte di Antoniani, sostenendo il suo "proposito di suicidio".

Il parere del Comitato di Bioetica sul suicidio assistito

In questo quadro, il Comitato ha dunque affermato che il suo parere " ha voluto richiamare l'attenzione della società e del mondo politico, che dovrà discutere questo tema a seguito dell'invito della Corte costituzionale, su quelli che ha ritenuto essere le chiarificazioni concettuali e i temi etici più rilevanti e delicati che emergono a fronte di tali richieste: la differenza tra assistenza medica al suicidio ed eutanasia", ma non solo. Vengono discusse anche altre tematiche, come "l'espressione di volontà della persona; i valori professionali del medico e degli operatori sanitari; l'argomento del pendio scivoloso; le cure palliative": tutte questioni strettamente connesse con le pratiche di eutanasia e suicidio assistito.

L'approvazione del documento si è dovuta scontrare con l'opposizione dei frangenti cattolici del organismo, che hanno ribadito come "la vita deve essere affermata come principio essenziale". Tuttavia, nonostante alcuni membri del Comitato si siano detti contrari a una differenziazione fra i due concetti, sia dal punto di vista etico che giuridico, sostenendo che "la difesa della vita umana debba essere affermata come un principio essenziale in bioetica" e che il compito indiscutibile del medico sia sempre rivolto alla salvaguardia della vita dei pazienti, altri componenti dell'organismo hanno invece prevalso, sottolineato che "il valore della tutela della vita va bilanciato con altri beni costituzionalmente rilevanti". E fra questi indicano, in primo luogo, "l'autodeterminazione del paziente" e la "dignità della persona umana". Dei paradigmi che permetterebbero quindi di ridiscutere la legalizzazione del suicidio assistito.

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