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Stop pubblicità sessiste, FdI si oppone: “Vietato ciò che non si conforma a ideologia di Stato”

“Potrà essere rimossa pubblicità o vietata la circolazione di chi non si conforma all’ideologia di Stato introdotta di soppiatto”: lo ha detto il senatore di Fratelli d’Italia Lucio Malan dopo che a Palazzo Madama è passato l’emendamento di Pd e Italia Viva per vietare le pubblicità violente e sessiste, contro cui il centrodestra si era opposto. Sia lungo le strade che sui veicoli saranno vietati i messaggi discriminatori secondo orientamento sessuale o identità di genere, ma anche che propongano stereotipi di genere offensivi o irrispettosi delle libertà individuali.
A cura di Annalisa Girardi
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In Senato è passato l'emendamento targato Partito democratico e Italia Viva che vieta le pubblicità sessiste e offensive. Il via libera è arrivato con l'approvazione al decreto Infrastrutture, su cui il governo aveva posto la fiducia. Sarà vietato affiggere sui cartelloni al lato delle strade, così come sui mezzi pubblici, contenuti con "messaggi sessisti o violenti o stereotipi di genere offensivi o messaggi lesivi del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici, del credo religioso o dell’appartenenza etnica oppure discriminatori con riferimento all’orientamento sessuale, all’identità di genere o alle abilità fisiche e psichiche".

Insomma, c'è di mezzo anche il concetto di identità di genere, concetto su cui poco più di una settimana fa sempre a Palazzo Madama si era consumato lo scontro tra forze politiche nell'ambito del ddl Zan. E Fratelli d'Italia subito torna all'attacco sulle presunte teorie gender: il senatore di FdI Lucio Malan afferma che "potrà essere rimossa pubblicità o vietata la circolazione di chi non si conforma all’ideologia di Stato introdotta di soppiatto". E in un post su Facebook prosegue:

Un cartellone pubblicitario con la foto di una bella donna sarà considerato ‘sessista’? Una donna che stira o un uomo che nella pubblicità di un film salva una fanciulla saranno considerati ‘stereotipi di genere’? Un adesivo su un’auto con scritto che Gesù è figlio di Dio o che Cristo è Re sarà considerato lesivo dei non cristiani? Una pubblicità che raffiguri solo coppie uomo/donna sarà lesivo delle persone LGBT? La pubblicità di reggiseni sarà considerata lesiva dell’identità di genere se dice di rivolgersi alle donne? Non sono domande oziose, sono casi che già si sono verificate all’estero, ad esempio nel Regno Unito, dove questa ideologia è già entrata nelle leggi. Gli adepti del ‘gender’ dovrebbero avere il coraggio di portare avanti le loro istanze in maniera aperta, non in un articolo e un DL che parla di tutt’altro.

In Aula non sono mancate le proteste del centrodestra, che ha anche presentato degli emendamenti soppressivi chiedendo di votarli a scrutinio segreto. Tuttavia, ponendo la fiducia, il governo ha blindato tutto il provvedimento. Ma cosa prevede nello specifico il decreto in questione? Come scritto sopra, la norma vieta che sia lungo le strade che sui veicoli siano vietate tutte le pubblicità violente o sessiste: in altre parole, contenenti messaggi discriminatori secondo orientamento sessuale o identità di genere, ma anche che propongano stereotipi di genere offensivi o irrispettosi delle libertà individuali, dei diritti civili, del credo religioso o dell'appartenenza etnica.

"Con la scusa della inesistente ideologia gender, la destra continua a dimostrare di non avere alcuna intenzione di combattere le discriminazioni e la violenza del linguaggio. Non si spiega altrimenti la battaglia ingaggiata al Senato contro l'emendamento a firma mia e della collega Paita contro i manifesti pubblicitari sessisti, discriminatori e violenti nelle strade e nelle piazze delle città recepito nel Dl Infrastrutture e Trasporti", ha replicato sui social la deputata dem Alessia Rotta, che ha proposto l'emendamento. Che poi ha aggiunto: "Questo atteggiamento -tra l'altro- dimostra ancora una volta che la destra non aveva alcuna intenzione di mediare per l'approvazione del ddl Zan: una norma di civiltà a tutela dei diritti della comunità lgbt+, delle donne e delle persone con disabilità. Non rientra tra i loro valori e non fa parte del DNA di questa ultra destra che non ha nulla di moderato o liberale. Del resto, in Europa sono alleati di Polonia e Ungheria, Paesi illiberali che negano lo stato di diritto. Ci spieghino cosa c'è di sbagliato nel vietare messaggi che mortificano le donne e sono discriminatori. Cosa c'è di sbagliato nel promuovere una cultura del rispetto verso tutti gli individui. Si tratta semplicemente di civiltà".

Anche Laura Boldrini è intervenuta sulla questione: "Una vergognosa offesa alla dignità di tutte noi, a cui finalmente abbiamo detto basta inserendo una giusta norma nel decreto Infrastrutture che vieta qualsiasi cartellone di stampo sessista in giro per le nostre città, ma interviene anche contro i messaggi pubblicitari violenti o discriminatori per l’orientamento sessuale e l’identità di genere". Per poi sottolineare che non è stato facile raggiungere questo obiettivo in quanto "la destra oscurantista al Senato ha tentato di bloccare anche questo provvedimento".

Infine, l'ex presidente di Montecitorio ha ribadito condividendo una serie di pubblicità che grazie alla nuova norma verrebbero vietate: "Queste immagini chiariscono l'intento delle nostre azioni, ben lontane dal limitare la facoltà sancita dalla Costituzione di avere ognuno opinioni diverse: insultare, denigrare o in questo caso mercificare il corpo femminile non c'entra nulla con la libertà di espressione".

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