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Il caso Cospito

Sondaggi politici, il caso Cospito spacca l’Italia: ecco chi dovrebbe dimettersi

L’ultimo sondaggio sul caso Cospito mostra una divisione nel pubblico italiano: due parti quasi uguali danno la colpa a Fratelli d’Italia, partito di Giorgia Meloni, oppure ai parlamentari del Pd che sono andati a trovare Cospito in carcere. L’opinione si divide anche su chi dovrebbe dare le dimissioni.
A cura di Luca Pons
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Il pubblico in Italia si divide sul caso di Alfredo Cospito e sulla polemica che ha travolto Fratelli d'Italia, partito di Giorgia Meloni, e i partiti dell'opposizione. Un nuovo sondaggio di Euromedia Research ha raccolto risposte su una serie di questioni legate al caso Cospito: dagli attacchi di Giovanni Donzelli, parlamentare di Fratelli d'Italia, nei confronti del Partito democratico, alla consegna di documenti sensibili proprio a Donzelli da parte del sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro. Infine, la rilevazione mostra anche l'opinione del pubblico sul regime carcerario del 41bis.

Chi deve dare le dimissioni, Donzelli, Delmastro o i parlamentari del Pd

La prima domanda rivolta dai ricercatori riguarda le dimissioni delle figure politiche coinvolte. Diversi esponenti dell'opposizione – soprattutto Partito democratico, Alleanza Verdi-Sinistra e Movimento 5 stelle – hanno chiesto che Donzelli lasciasse il proprio posto di vicepresidente del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) e Delmastro il suo incarico da sottosegretario.

Secondo il sondaggio, il 34,8% del pubblico è d'accordo. Il 20% dice che Donzelli dovrebbe dimettersi per le dichiarazioni che ha fatto in Aula alla Camera, mentre il 14,8% chiede a Delmastro di dare le dimissioni per aver ‘passato' le informazioni al suo collega di partito – e coinquilino – Donzelli.

C'è anche un 27,2% di chi ha risposto che, al contrario, vorrebbe le dimissioni dei parlamentari del Partito democratico attaccati da Donzelli: si tratta di Debora Serracchiani, Walter Verini, Silvio Lai e Andrea Orlando. L'accusa rivolta da Donzelli, e in seguito da altri esponenti di Fratelli d'Italia, è stata che questi parlamentari andando a trovare Cospito avessero mostrato una vicinanza alla lotta contro il 41bis, al terrorismo anarchico e, per estensione, alla mafia.

Infine, il 18% degli intervistati ritiene che non siano necessarie dimissioni, perché i fatti in questione non sono abbastanza rilevanti da portare una figura politica a lasciare il suo ruolo. Un 20% del campione, poi, ha detto di non sapere o non volere rispondere.

Chi ha fatto la cosa più grave nella polemica su Cospito, il 44% indica Fratelli d'Italia

Il sondaggio ha chiesto anche quale fosse, nell'intera polemica che è nata attorno al caso Cospito, quale fosse l'aspetto più grave: le accuse di Donzelli, la diffusione di documenti e informazioni riservate, o la visita dei parlamentari Pd all'anarchico detenuto in sciopero della fame. Anche in questo caso, il pubblico si è mostrato decisamente diviso in due parti quasi uguali.

Andare a trovare Cospito in carcere è stato ritenuto l'elemento più problematico dal 42,2% dei rispondenti. Gli esponenti del Partito democratico, che in quanto parlamentari hanno il diritto di visitare persone detenute in carcere, secondo questa parte del pubblico non avrebbero dovuto visitare Cospito, all'epoca già in sciopero della fame da quasi tre mesi.

A dare le maggiori responsabilità a Fratelli d'Italia, invece, è il 44,1% di chi ha risposto al sondaggio. In particolare, il 15,8% dice che le parole di Donzelli nei confronti della sinistra – da cui è nata la polemica parlamentare – sono ancora l'aspetto peggiore della vicenda. Invece, il 28,3% crede che l'elemento di maggior gravità sia il fatto che il sottosegretario Delmastro ha utilizzato e diffuso informazioni e documenti riservati.

Proprio sulla diffusione di questi documenti, che è stato l'aspetto più tecnico della polemica su Cospito, il pubblico si spacca in modo quasi perfetto. Il 33,1%, infatti, crede che ci sia effettivamente stata una violazione di documenti riservati da parte di Donzelli. Il 31,2% sostiene di no, e il 35,7% dice di non volere o non sapere rispondere.

Sul 41-bis non ci sono dubbi: il ‘carcere duro' va mantenuto o inasprito

L'ambito in cui le risposte sono meno ambigue è quello che riguarda il regime carcerario del 41-bis. L'articolo 41-bis della legge sull'amministrazione penitenziaria prevede che, per alcuni detenuti, i legami con l'esterno siano ridotti al minimo – censura della posta, socialità limitata con gli altri detenuti, una sola visita familiare al mese e comunque da dietro un vetro e sotto sorveglianza – per tagliare il legame tra il detenuto e la sua organizzazione criminale.

A sostenere fermamente l'utilizzo del regime di 41-bis (detto impropriamente ‘carcere duro') sono circa due intervistati su tre: il 67,4%. Per il 41% la legge è "giusta e da mantenere così com'è", mentre per il 26,4% (più di uno su quattro) è da "inasprire ed estendere ad altri reati".  Resta poi un 16% di rispondenti che ritiene che il regime di 41-bis vada limitato ai soli casi di reati più gravi e detenuti pericolosi,  il 6,3% che vorrebbe l'abolizione del 41-bis per i detenuti che si trovano in gravi condizioni di salute.

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