Slovacchia contro le quote migranti: “Non si può pretendere la solidarietà obbligatoria”

Anche il capo del governo slovacco attacca Matteo Renzi sulla questione della redistribuzione dei migranti negli Stati membri dell'Europa. Robert Fico, presidente della Slovacchia appartenente al gruppo dei socialisti europei, torna quindi sul tema dichiarando di essere contrario alle quote migranti e rifiutando la ripartizione dei profughi sui propri territori, le stesse posizioni espresse da altri Paesi membri dell'Unione, tra cui l'Ungheria e la Polonia. "Le quote obbligatorie proposte dalla Ue sono di fatto morte. E' necessario ricordarlo a tutti, anche al premier italiano Renzi. Dei 160mila migranti da ricollocare, solo alcune migliaia sono stati realmente ripartiti, e non è possibile scaricare la responsabilità di questa situazione su Slovacchia, Cèchia, Ungheria, e alcuni altri Stati. Tutto ciò dimostra che il progetto delle quote obbligatorie è fallito", ha dichiarato Fico, sottolineando inoltre che la Slovacchia, attualmente presidente semestrale di turno dell'Unione europea, al vertice del prossimo dicembre presenterà una proposta di compromesso relativa all'accoglienza profughi: "E' giusto che tutti diano un contributo, ma ogni paese deve essere lasciato libero di scegliere il contributo che ritiene più opportuno, siamo contrari a qualsiasi ipotesi di ripartizione di quote di migranti su base obbligatoria", ha spiegato il capo di governo slovacco.
Dall'inizio dell'ondata migratoria, la Slovacchia, così come gli altri tre paesi del gruppo Viségrad, ha accolto un numero molto basso di migranti nei propri territori, cercando sempre di evitare di ottemperare alle richieste europee, al contrario di Germania, Italia, Svezia, Austria e Grecia, che si trovano invece ad affrontare una situazione di grave sovraffollamento. Nonostante il rifiuto, questi stessi Paesi godono di molti aiuti, fondi di coesione e sovvenzioni rispetto a quanto materialmente versano delle casse europee e anche grazie a questi finanziamenti, godono di economie solide e hanno i conti pubblici in ordine.