Sindacati divisi contro la manovra: verso due giorni di sciopero generale, 28 novembre e 12 dicembre

Si va verso due giornate di sciopero generale nazionale contro la manovra 2026, che coinvolgeranno tutte le categorie del settore pubblico e privato. Il primo sciopero, convocato dall'Usb, a cui aderiscono anche Cobas, Cub, Adl, Clap, Sgb, Sial, si svolgerà il 28 novembre. Il secondo sciopero generale non è stato ancora proclamato ufficialmente, ma la Cgil lo scorso 31 ottobre ha sottoposto la data del 12 dicembre alla Commissione di garanzia, che ha dato già il suo ok. Per l'ufficializzazione della giornata di sciopero generale si dovrà attendere comunque domani, 7 novembre, quando si terrà l'assemblea delle delegate e dei delegati ‘Democrazia al lavoro' a Firenze, alla quale parteciperà anche il segretario Maurizio Landini.
Lo scorso 3 ottobre i sindacati avevano scioperato uniti: Cgil, Usb, Cub, Sgb, Cobas, Cib Unicobas, Cobas Sardegna si sono mobilitati a sostegno di Gaza e dell'iniziativa della Global Sumud Flotilla. Il Garante per gli scioperi ha successivamente annunciato l'apertura di un procedimento di valutazione nei confronti delle sigle sindacali, per aver indetto la mobilitazione senza il mancato preavviso di dieci giorni, previsto dalla legge 146/90, e ha ritenuto inconferente il richiamo da parte delle organizzazioni all'articolo 2, comma 7, che prevede la possibilità di effettuare scioperi senza preavviso solo "nei casi di astensione dal lavoro in difesa dell'ordine costituzionale, o di protesta per gravi eventi lesivi dell'incolumità e della sicurezza dei lavoratori". Secondo le sigle sindacali la situazione di pericolo in cui si trovava al Global Sumud Flotilla, bloccata da Israele, giustificava il ricorso all'articolo 2 della legge.
In quel momento è stata la guerra a Gaza a portare in piazza nello stesso momento tutte le sigle sindacali, una situazione senza precedenti, che mai si era verificata dalla nascita del sindacalismo di base, circa 40 anni fa. Ma la Palestina e il no alla guerra non possono fare da collante anche questa volta. I sindacati scenderanno di nuovo in piazza contro la legge di Bilancio, ma non protesteranno in modo unitario, anche se le rivendicazioni sono praticamente identiche: aumento di salari e pensioni, maggiori investimenti su scuola e sanità, contrasto della precarietà, sostegno alle politiche industriali. Stesse piattaforme, dal punto di vista dei contenuti, ma date separate.
L'appello dei Cobas per uno sciopero generale unitario caduto nel vuoto
I Cobas hanno provato nei giorni scorsi a lanciare un appello per uno sciopero generale unitario, per ripetere il blocco del 3 ottobre, con due milioni di persone in piazza. Un primo appello è stato lanciato lo scorso 29 ottobre. Nel testo, che inizia con l'invito "Facciamo come il 3 ottobre!", si legge:
Nostra convinzione è che quella unità d'azione, che centinaia di migliaia di militanti/attivisti ci chiedevano da anni, abbia costituito il moltiplicatore delle presenze, che in media sono state al di sopra di ogni altra partecipazione a scioperi del passato. Le due ulteriori novità sono state: a) a differenza di quel che succede di solito negli scioperi "tradizionali" , la gran parte degli scioperanti è andata a manifestare; b) si è realizzata un"eccedenza' di presenze, ben oltre il classico lavoro dipendente sindacalizzato: in generale, nei cortei gli spezzoni "sociali" sono stati anche più numerosi e partecipati di quelli delle strutture sindacali "tradizionali". Ci pare indubbio che tutto questo si sia realizzato per essere riusciti, per la prima volta in quasi 40 anni, a mettere in campo, unito, tutto il sindacalismo ‘di sinistra'
Due giorni dopo però, nonostante l'appello, la Cgil si è mossa in autonomia, indicando appunto alla Commissione di Garanzia la data del 12 dicembre, che domani potrebbe essere formalizzata. A questo punto i Cobas sono tornati a chiedere ieri l'organizzazione di uno sciopero unitario, che possa vedere Cgil e sindacati di base insieme in piazza contro la legge di Bilancio. Secondo i Cobas, in occasione di uno sciopero generale contro la Finanziaria del governo Meloni – che non può avere come unico elemento trainante la Palestina, ma che deve tenere dentro le tematiche del lavoro delle pensioni, della scuola e della sanità – non è possibile "retrocedere dall’unità del 3 ottobre". L'organizzazione sindacale guidata da Landini ha però rifiutato l'offerta.
In considerazione del fatto che la Cgil sembra orientata ormai sulla data del 12 dicembre, e non sembra essere intenzionata ad aderire alla data del 28 novembre lanciata da Usb, i Cobas hanno provato a proporre una terza data alternativa, revocando i due scioperi già convocati, individuando un'unica data intermedia tra quelle già indette, per evitare una divisione che risulterebbe dannosa e incomprensibile a coloro che hanno partecipato alla mobilitazione del 3 ottobre.
"Il 3 ottobre è accaduto un fatto senza precedenti: la gran parte di quelli che hanno scioperato sono andati in piazza. Addirittura è andato in piazza qualcuno che non ha scioperato. E questo si è verificato per certi versi anche il 22 settembre", ha detto a Fanpae.it Piero Bernocchi, portavoce della Confederazione Cobas, parlando dello sciopero generale di 24 ore dello scorso 22 settembre, proclamato dai sindacati di base Usb, Cub, Adl Cobas e Sgb, che ha coinvolto scuole, università, logistica e trasporti, a cui non ha aderito la Cgil, che invece ha optato per una mobilitazione venerdì 19 settembre. "Normalmente il rapporto tra scioperanti è manifestanti è di dieci a uno, cioè dieci scioperano e uno va in piazza. E invece questa enorme partecipazione ha decretato il successo dello sciopero nazionale del 3 ottobre".
"Il secondo fenomeno che abbiamo riscontrato è stata la partecipazione le aree ‘sociali', cioè quelle persone che non fanno parte del lavoro dipendente classico, ovviamente con una forte presenza studentesca e giovanile, che sono scese in piazza anche trainate dall'effetto unitario, senza il quale quel risultato non si sarebbe avuto. Tutto questo è chiaro anche alla Cgil, che in questo momento ha anche un altro problema: non esiste più la "la Triplice", cioè la confederazione dei tre sindacati Cgil, Cisl e Uil che dalla metà degli anni Cinquanta in poi ha sempre operato insieme. Hanno rotto, difficile dire chi ha rotto con chi. Ma basta guardare il rinnovo contrattuale del comparto Istruzione, che è stato firmato da Cisl e Uil, ma non dalla Cgil", ha aggiunto il portavoce sindacale.
"Quindi il 12 dicembre la Cgil rischia parecchio andando da sola, non avendo accettato una proposta unitaria offerta da noi", secondo Bernocchi. "Di questa separazione non verremo accusati noi. I risultati, che saranno sicuramente più ridotti, rispetto al 3 ottobre, danneggeranno più loro che noi. Tra l'altro indicheranno una data, dopo il nostro sciopero generale del 28 novembre, a due settimane da Natale, quando ormai la partita della manovra sarà praticamente chiusa".
"Da quando siamo nati la Cgil ha fatto sistematicamente come se noi non esistessimo. Difficile invertire all'improvviso questa tendenza. Forse servirebbe una forte pressione interna, che non mi pare di individuare. A rimanere deluse saranno soprattutto le centinaia di migliaia di persone che sono scese in piazza, che avevano creduto nello sciopero generale unitario dello scorso 3 ottobre. Questa divisione segna un passo indietro".
Cosa farà la Cgil?
Nonostante queste sollecitazioni, la Cgil sembra ormai decisa ad andare da sola, confermando il secondo sciopero generale e formalizzando la data al termine dell'assemblea di domani. L'idea della Cgil è quella di proseguire la protesta per contrastare la legge di Bilancio, ammesso che ci siano ancora margini di modifica in Parlamento. In una nota si legge che l'obiettivo delle prossime decisioni che verranno prese è "dare continuità alla mobilitazione avviata e proseguire l'impegno della Cgil su tutti i temi che l'hanno vista protagonista nelle piazze e nei luoghi di lavoro nelle ultime settimane".
Considerati i paletti da rispettare, i dieci giorni di preavviso richiesti dalla legge 46, e la "rarefazione oggettiva", cioè l'insieme di norme che impongono un intervallo minimo tra le azioni di sciopero per garantire la continuità del servizio pubblico essenziale, calendario alla mano la data del 12 appare come quella più probabile. Difficile a questo punto che si possa convergere su un unico sciopero generale.