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Silvia Salis a Fanpage: “Governo miope sui tagli all’IIT, colpire la ricerca mette a rischio futuro del Paese”

Nella nuova legge di Bilancio, il governo di Giorgia Meloni prevede una riduzione di 15 milioni al finanziamento dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova. La sindaca Salis: “Così si mette a rischio un modello di ricerca e innovazione che funziona”.
A cura di Francesca Moriero
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Mentre in gran parte d'Europa i governi rafforzano gli investimenti in ricerca e innovazione, l'Italia sembra muoversi nella direzione opposta. Nella nuova legge di Bilancio, il governo Meloni ha previsto un taglio al finanziamento dell'Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, uno dei centri di ricerca più avanzati e riconosciuti del Paese, che vedrebbe ridursi il contributo statale da 100 a 85 milioni di euro l'anno. Quindici milioni in meno che, nel bilancio complessivo della scienza italiana, non sarebbero però solo una cifra: rischiano di tradursi in meno progetti, meno occupazione qualificata, meno competitività in un momento in cui l'innovazione rappresenta la linea di confine tra le economie che crescono e quelle che restano indietro.

A Genova, dove l'Iit è nato vent'anni fa e dove ha costruito il proprio modello di eccellenza, la notizia ha il sapore amaro di un déjà-vu. È infatti il secondo anno consecutivo che il fondo statale viene ridotto, nonostante l'istituto sia considerato un punto di riferimento internazionale nella robotica, nelle neuroscienze e nella transizione tecnologica. Ma la questione, come spiega la sindaca Silvia Salis a Fanpage.it, andrebbe oltre i confini della città: riguarderebbe la direzione in cui l'Italia decide di guardare quando si parla di futuro.

"L'Istituto italiano è un fiore all'occhiello non solo della nostra città, ma del nostro Paese. Un esempio concreto di come la ricerca possa tradursi in impresa, lavoro qualificato, sviluppo, crescita economica", spiega Salis a Fanpage.it. "Dall'IIt sono nate oltre 40 startup negli ultimi dieci anni, che hanno attratto molti investimenti privati, complessivamente sono stati depositati 1.300 brevetti. Se indeboliamo questa capacità, rischiamo di compromettere anni di investimenti, di frenare la competitività di Genova e dell'Italia. Ogni euro destinato alla ricerca è un euro investito nella crescita e nel futuro dell'Italia. La ricerca e l'innovazione non sono solo spesa, ma leve strutturali di sviluppo imprescindibili".

L'Iit impiega oggi circa 1.900 persone tra il campus di Morego e i dodici centri distribuiti sul territorio nazionale; circa la metà dei suoi ricercatori proviene dall'estero, un dato che da solo racconta la capacità dell'istituto di attrarre competenze e capitali intellettuali in un Paese che da decenni fatica a trattenere i propri talenti. La riduzione del finanziamento, se confermata, rischierebbe ora di compromettere non solo nuovi progetti ma anche l'equilibrio interno della struttura.

"Lo ha detto chiaramente il direttore Metta in audizione al Senato", continua Salis, "se il definanziamento di 15 milioni all'IIt fosse confermato anche in questa manovra finanziaria, con un contributo che resterebbe a 85 milioni rispetto ai 100 storicamente stabiliti come quota annuale, il rischio è un taglio del personale, di ricercatori di grande qualità del 10-15%, tra le 200 e le 300 persone".

Un taglio di questa entità non colpirebbe dunque soltanto un'eccellenza locale, ma un'intera filiera di competenze, collaborazioni e innovazione che l'Iit ha costruito negli anni, un ecosistema cioè fatto di università, startup, centri di ricerca e imprese tecnologiche che hanno trovato nell'istituto un interlocutore stabile e credibile.

"È una scelta profondamente sbagliata, miope e priva di visione", spiega ancora Salis a Fanpage.it, "Facciamo un gran parlare di rientro dei cervelli in fuga, di trattenere i giovani a formarsi e lavorare in Italia: tagliare i fondi alla ricerca significa tagliare il futuro del Paese, significa privare i nostri giovani di opportunità di lavoro di qualità, costringerli ad andare all'estero, indebolire la nostra competitività economica. Su queste partite ci giochiamo il futuro. In un momento in cui l'intelligenza artificiale, il calcolo scientifico e l’innovazione tecnologica rappresentano la linea di demarcazione tra le economie che crescono e quelle che rallentano, dobbiamo avere il coraggio di investire in ciò che costruisce valore: conoscenza, creatività e competenze. I finanziamenti per la ricerca dovrebbero aumentare progressivamente, non ridursi."

Il nodo, dunque, non sarebbe solo economico, ma politico e culturale. Da anni il sistema nazionale della ricerca vive in una condizione di fragilità strutturale: risorse scarse, precarietà diffusa, mancanza di programmazione pluriennale. Gli investimenti pubblici in scienza e tecnologia restano tra i più bassi d'Europa, mentre Francia e Germania li hanno potenziati, integrandoli alle proprie strategie industriali e digitali.

In questo scenario, il caso dell'Iit finisce per assumere un valore che sembra andare oltre la dimensione locale e diventare il sintomo di una contraddizione più ampia: un Paese che parla di innovazione ma fatica a sostenerla con risorse stabili e una visione di lungo periodo. A Genova, il taglio pesa su laboratori e ricercatori; ma, più in generale, interroga la politica nazionale su quale posto intenda riservare alla scienza nelle proprie priorità.

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