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Caso Regeni, news sulle indagini

Si apre il processo per la morte di Giulio Regeni, De Falco: “Non andate più in Egitto”

Si è aperto questa mattina nell’aula bunker di Rebibbia il processo per la morte di Giulio Regeni. Il senatore Gregorio De Falco, ai microfoni di Fanpage.it: “Io credo che il presidente del Consiglio debba avere un ripensamento rispetto a quanto aveva detto qualche mese fa quando disse che bisogna avere a che fare anche con i dittatori. Bisogna farlo senza abdicare alla propria dignità”.
A cura di Annalisa Cangemi
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È iniziato oggi nell'aula bunker di Rebibbia il processo per la morte di Giulio Regeni, il 28enne friulano scomparso il 25 gennaio del 2016 al Cairo e trovato senza vita il 3 febbraio, nove giorni dopo, sul ciglio di una strada che collega Alessandria a Il Cairo. Regeni era in Egitto per scrivere una tesi sui sindacati della capitale egiziana e a oltre cinque anni dalla sua scomparsa si apre il dibattimento, che vede imputati quattro esponenti dei servizi segreti egiziani per sequestro di persona e uno di loro risponde anche delle sevizie e dell'uccisione del giovane ricercatore dell'Università di Cambridge. Sono imputati il generale Sabir Tariq, i colonnelli Usham Helmi, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif.

Nelle prime settimane dopo il ritrovamento del corpo, emersero diversi tentativi di depistaggi: prima si parlò di un incidente stradale, poi di una rapina finita male, successivamente si insinuò che il giovane fosse stato ucciso perché ritenuto una spia, poi che fosse finito in un giro di spaccio di droga e malaffare.

Alla prima udienza erano presenti i genitori di Regeni, Paola e Claudio, e la sorella, Irene. In aula anche l'avvocata di famiglia, Alessandra Ballerini. L'avvocata ha depositato la richiesta di costituzione di parte civile da parte della presidenza del Consiglio dei Ministri, come già anticipato ieri sera da Palazzo Chigi.

"Abbiamo fatto quanto umanamente possibile. Sono convinto che i quattro imputati sappiano perfettamente che oggi qui si sta celebrando un'udienza del processo a loro carico e che si sono consapevolmente sottratti per non andare a processo. Credo che le notifiche siano corrette e che l'Italia abbia fatto di tutto", ha dichiarato nell'aula bunker  procuratore aggiunto di Roma Sergio Colaiocco.

A dare solidarietà alla famiglia Regeni la vicepresidente della Regione Emilia Romagna, Elly Schlein: "È importante che ci sia una costituzione di parte civile da parte del Governo italiano, speriamo ne consegua un atteggiamento coerente per quanto riguarda i rapporti politici economici e commerciali con l'Egitto, che sta facendo di tutto per non far proseguire il processo". E sull'assenza dei quattro 007 imputati ha detto: "È stata negata ogni puntuale richiesta di avere indirizzi e riferimenti di agenti governativi, e quindi contatti che il governo egiziano non può non avere. Bisogna trarne le dovute conseguenze in termini di rapporti", dopo che in tutti questi anni il governo egiziano ha fatto ostruzionismo e non ha agevolato la ricerca della verità da parte delle autorità italiane.

"Bisogna rendersi conto che i criminali non si possono nascondere per il solo fatto di essere agenti di alto livello di un Paese", ha commentato il senatore Gregorio De Falco, ai microfoni di Fanpage.it. "Io credo che il presidente del Consiglio debba avere un ripensamento rispetto a quanto aveva detto qualche mese fa quando disse che bisogna avere a che fare anche con i dittatori. Bisogna farlo senza abdicare alla propria dignità. Noi oggi ribadiamo l'invito a non andare in Egitto a fare le vacanze, anche ciascuno di noi può fare qualcosa".

La difesa ha chiesto la sospensione del processo, vista l'assenza degli imputati. "Chiediamo la sospensione del procedimento e la nullità della precedente dichiarazione di assenza: bisogna avere la prova certa che gli imputati siano a conoscenza del procedimento, e qui a nostro avviso non vi è alcun atto formale che sia stato materialmente portato a conoscenza di questi. La nostra è una difesa esclusivamente formale", hanno detto Paola Armellin, Filomena Pollastro, Tranquillino Sarno e Annalisa Ticconi, i legali difensori dei quattro 007 egiziani imputati nel processo per la morte del giovane. I giudici si sono ritirati in camera di consiglio e dovranno decidere se il processo potrà andare avanti anche in assenza di elezione di domicilio e nonostante le mancate notifiche agli imputati.

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