Sesto San Giovanni: sì alla mozione anti burqa

A Sesto San Giovanni, comune di circa 80 mila anime alle porte di Milano e storica roccaforte comunista, è vietato il burqa negli luoghi pubblici o aperti al pubblico. E' questo quanto emerge da una mozione presentata dalla Lega Nord che è stata votata ieri a larghissima maggioranza anche da esponenti del centrosinistra. “Il burqa e altre forme simili di vestiario, che coprono integralmente il viso delle persone – si legge nella mozione – […] costituiscono, secondo la nostra cultura, una forma di integralismo oppressivo della figura femminile e di costrizione della libertà individuale. […] Nel nostro Paese la donna ha conquistato la propria emancipazione dopo anni di battaglie, raggiungendo parità di diritti in campo sociale, economico e giuridico”.
Il sindaco di Sesto Giorgio Oldrini, che ora dovrà adottare i provvedimenti necessari per far rispettare la mozione, ha affermato che senza dubbio si dialogherà con la comunità islamica, da sempre ben inserita in città. Tuttavia, Oldrini ha tenuto a sottolineare la bontà della mozione:
Condivido la decisione presa dal Consiglio. Come ho avuto modo di dichiarare in passato, esistono usanze che contrastano con la storia, le leggi e il comune sentire del nostro paese. Il senso della dignità della persona che esiste in Italia è il frutto di secoli di battaglie culturali e civili che hanno costituito un avanzamento indubbio e che deve valere per tutti.
Giusta o sbagliata che sia (ricordate l'autista che a Venezia fermò la corsa perché una donna col burqa salì sull'autobus?), la mozione anti-burqa è comunque destinata a fa discutere. Anche perché il Partito Democratico, partito che a Sesto San Giovanni rappresenta la maggioranza, non ha mostrato mai una coerenza di fondo nell'affrontare l'argomento. Alcuni di voi, infatti, ricorderanno che 15 parlamentari del Pd a marzo dello scorso anno avanzarono una proposta di legalizzazione del burqa, ritenendolo parte fondamentale degli usi e costumi islamici. Anche Rosy Bindi, quand'era Ministro della famiglia, diede piena legittimità a un atto del prefetto di Treviso che permetteva l'uso del burqa nei luoghi pubblici.