30 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Servono regole sull’intelligenza artificiale, c’è un primo via libera del Parlamento europeo

C’è un primo via libera del Parlamento europeo alle regole sull’intelligenza artificiale. È stato infatti approvato l’Artificial Intelligence Act, che tra le altre cose vieta il riconoscimento facciale nei luoghi pubblici.
A cura di Annalisa Girardi
30 CONDIVISIONI
In foto: il Parlamento europeo a Strasburgo.
In foto: il Parlamento europeo a Strasburgo.

Servono delle regole sull'intelligenza artificiale, ora è anche il Parlamento europeo a dirlo. Alle commissioni Giustizia e Mercato interno dell'Eurocamera è stato infatti approvato L'Artificial Intelligence Act (AiAct), il documento che per la prima volta fissa delle regole a livello europei in materia di intelligenza artificiale. Il testo è stato votato con 84 voti a favore 7 contrari e 12 astenuti.

Nel portale del Parlamento europeo si sottolineano i benefici legati a questo tipo di tecnologie, ma anche i rischi: tra questi gli abusi e le minacce ai diritti fondamentali e alla democrazia.  Nel pacchetto, ad esempio, è stata votata in modo separato, dietro richiesta dei Socialisti, Verdi e Liberali, anche la messa al bando totale delle tecnologie per il riconoscimento facciale nei luoghi pubblici. In particolare, viene vietato il "raschiamento indiscriminato di dati biometrici da social media o filmati CCTV per creare database di riconoscimento facciale (violando i diritti umani e il diritto alla privacy)".

Vietato il riconoscimento facciale nei luoghi pubblici

In una nota del Parlamento Ue si legge: "Nei loro emendamenti alla proposta della Commissione, gli eurodeputati intendono garantire che i sistemi di intelligenza artificiale siano controllati da persone, siano sicuri, trasparenti, tracciabili, non discriminatori e rispettosi dell'ambiente. Vogliono inoltre che la definizione di IA sia uniforme e neutrale dal punto di vista tecnologico, in modo da poter essere applicata ai sistemi di di oggi e di domani". E ancora: "I sistemi che presentano un livello di rischio inaccettabile per la sicurezza delle persone saranno severamente vietati, compresi i sistemi che utilizzano tecniche subliminali o manipolative intenzionali, sfruttano le vulnerabilità delle persone o sono utilizzati per il social scoring (cioè la classificazione delle persone in base al loro comportamento sociale, allo status socio-economico, alle caratteristiche personali)".

Nello specifico, tra gli usi intrusivi e discriminatori dei sistemi di intelligenza artificiale sono stati inclusi:

  • i divieti sugli usi intrusivi e discriminatori dei sistemi di IA come i sistemi di identificazione biometrica remota "in tempo reale" in spazi accessibili al pubblico;
  • i sistemi di identificazione biometrica a distanza "a posteriori", con l'unica eccezione delle forze dell'ordine per il perseguimento di reati gravi e solo previa autorizzazione giudiziaria,
  • i sistemi di categorizzazione biometrica che utilizzano caratteristiche sensibili (ad esempio, sesso, razza, etnia, cittadinanza, religione, orientamento politico);
  • i sistemi di polizia predittivi (basati su profili, ubicazione o comportamenti criminali passati);
  • i sistemi di riconoscimento delle emozioni nelle forze dell'ordine, nella gestione delle frontiere, nei luoghi di lavoro e nelle istituzioni educative e il monitoraggio indiscriminato di dati biometrici dai social media o dalle telecamere a circuito chiuso per creare database di riconoscimento facciale (in violazione dei diritti umani e del diritto alla privacy).

"Tutelare i diritti senza fermare l'innovazione"

Il nuovo Regolamento sull'intelligenza artificiale che è stato votato nelle commissioni parlamentari sarà in Aula a giugno. Dopodiché toccherà alla discussione con il Consiglio europeo, quindi i diversi Stati membri. "Nella nostra proposta si rafforza sensibilmente la protezione dei diritti fondamentali, includendo ambiente e democrazia tra gli interessi da perseguire, sostenendo l'innovazione, la ricerca, le nuove imprese e l'open source, dando regole chiare agli sviluppatori e alle imprese e pubbliche amministrazioni che utilizzeranno i prodotti", ha affermato in una nota Brando Benifei, capodelegazione Pd al Parlamento europeo e relatore del provvedimento.

"Vogliamo che non accada più, ad esempio, che i curriculum delle donne e delle persone non bianche vengano scartati a priori in una selezione perché il sistema di intelligenza artificiale è stato allenato con dati che perpetuano le discriminazioni, né vogliamo che continui l'uso di contenuti protetti da copyright per lo sviluppo dei sistemi ignorando i diritti degli autori e dei creativi", ha aggiunto.

L'affondo al piano di Piantedosi

Sul divieto del riconoscimento facciale nei luoghi pubblici, non è mancato l'affondo al ministro Matteo Piantedosi, che aveva detto di voler utilizzare questa tecnologia per aumentare la sicurezza."Abbiamo vinto anche la sfida con una parte della destra del Parlamento europeo che voleva bloccare l'approvazione del divieto totale delle telecamere a riconoscimento facciale e biometrico in tempo reale negli spazi pubblici: con questa posizione invece il Parlamento Europeo dice chiaramente a Piantedosi e ai suoi colleghi che avessero le sue stesse opinioni che non intendiamo cedere a una idea di società del controllo dove tutti sono sorvegliati e sorvegliabili per una falsa idea di sicurezza. E per fortuna con questo Regolamento abbiamo il potere per impedirglielo", ha concluso Benifei.

Su questo è intervenuto anche il senatore dem Filippo Sensi, che su Twitter ha scritto: "La risposta del Parlamento europeo al Grande Fratello nella testa del ministro Piantedosi è arrivata forte e chiara. No al riconoscimento facciale nei luoghi pubblici, non ci sono margini per tornare indietro su un dossier sul quale siamo, invece, all'avanguardia nella Ue".

30 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views