video suggerito
video suggerito

Scuola, con il 6 in condotta scatta l’esame di cittadinanza: ecco cosa cambia per gli studenti

Dal 2025/2026 chi prende 6 in condotta non potrà più accedere direttamente alla classe successiva: dovrà superare un esame di cittadinanza attiva, collegato ai motivi del voto. Con il 5 si viene invece direttamente bocciati. Ecco cosa dice la riforma voluta dal ministro Valditara.
A cura di Francesca Moriero
6 CONDIVISIONI

Immagine

Non sarà più sufficiente essere "sufficienti". A partire dal prossimo anno scolastico, infatti, gli studenti e le studentesse delle scuole medie e superiori che otterranno un 6 in condotta non verranno automaticamente ammessi all'anno successivo, ma dovranno sostenere un elaborato su temi di cittadinanza attiva. È quanto prevede la riforma del voto di comportamento approvata in via definitiva dal Consiglio dei Ministri, dopo i pareri favorevoli del Consiglio di Stato. Si tratta di un cambiamento profondo, destinato a modificare la percezione stessa del comportamento a scuola, che non sarà più valutato come un elemento marginale o puramente disciplinare, ma come parte integrante del percorso educativo. La riforma, che entrerà in vigore dall’anno scolastico 2025/2026, affida infatti alla condotta un ruolo formativo a tutti gli effetti e introduce un meccanismo nuovo, con il quale il 6 diventa una soglia critica da cui non si passa se non attraverso un percorso di consapevolezza.

L'elaborato obbligatorio: cosa prevede e perché è stato introdotto

Chi otterrà 6 in condotta dovrà presentare un elaborato scritto su tematiche di cittadinanza attiva, direttamente collegate al comportamento che ha portato a quella valutazione; ma non sarà una tesina generica: il contenuto dell’elaborato dovrà riflettere i motivi del giudizio ricevuto e rappresentare un momento di riflessione personale e rielaborazione critica. La novità non nasce come una punizione, almeno secondo l’intenzione espressa dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, ma come un’opportunità educativa: un invito alla responsabilità, un modo per stimolare una presa di coscienza sul significato delle regole, del rispetto reciproco e della convivenza all’interno della comunità scolastica.

L’ammissione alla classe successiva, in questi casi, non potrà avvenire automaticamente: sarà subordinata alla valutazione positiva dell’elaborato, che diventa così una tappa obbligata nel percorso di crescita dello studente.

Ipotesi abolizione della sospensione: nuovi percorsi riabilitativi

Accanto alla novità dell’esame di cittadinanza, la riforma prevede anche una revisione profonda del sistema delle sanzioni disciplinari. La sospensione dalle lezioni, intesa come allontanamento punitivo, viene infatti di fatto superata; al suo posto, le scuole potranno attivare percorsi di rielaborazione educativa e attività di cittadinanza solidale, da svolgere presso enti o associazioni del territorio. Si tratterebbe di un modello ispirato alla giustizia riparativa, che non si limita a stigmatizzare il comportamento scorretto, ma invita lo studente a comprendere le conseguenze delle proprie azioni e a restituire qualcosa alla collettività. L’obiettivo, come spiegato dallo stesso Ministero, sarebbe quello di trasformare l’errore in occasione formativa e il conflitto in momento di consapevolezza. Non si tratterebbe, insomma, di “essere puniti”, ma di “capire perché”.

Come sarà strutturato il compito: temi, formato, esempi

Secondo le anticipazioni raccolte, il compito di cittadinanza potrebbe avere una lunghezza compresa tra 800 e 1200 parole. Alcuni istituti valuteranno anche forme diverse di elaborato, come presentazioni multimediali o discussioni orali, a seconda delle risorse disponibili e delle esigenze educative; in ogni caso, il contenuto dovrà essere coerente con l’infrazione commessa e finalizzato a stimolare una riflessione autentica. I temi più frequenti includeranno, ad esempio, il rispetto delle regole e delle persone, le conseguenze di atteggiamenti violenti o aggressivi, la gestione dei conflitti tra pari, l’uso corretto della tecnologia a scuola. Per rendere l’esperienza ancora più significativa, l’elaborato potrà essere affiancato da letture, lavori di gruppo o incontri con tutor scolastici.

Alcuni casi-tipo già ipotizzati danno un'idea della personalizzazione prevista: uno studente che ha insultato un docente potrebbe dover riflettere sul significato dell’autorità nella scuola; chi si è reso responsabile di atti di bullismo dovrà ragionare sulle alternative non violente nella gestione dei conflitti; chi ha usato il cellulare in modo scorretto sarà invitato ad approfondire l’educazione digitale. Il messaggio è chiaro: ogni errore può essere affrontato con un ragionamento, e ogni comportamento può essere corretto se si comprende fino in fondo il proprio impatto.

Il 5 in condotta porta alla bocciatura automatica

Se con il 6 si apre la strada dell’elaborato e del giudizio sospeso, il 5 in condotta diventa invece una condanna definitiva: comporterà la non ammissione automatica all’anno successivo. Non ci saranno recuperi, né prove suppletive, né margini discrezionali.

Questa regola era già stata inserita nella legge approvata lo scorso settembre, ma diventa ora pienamente operativa grazie all’adozione dei regolamenti attuativi; una scelta netta, che rafforza l’idea di una scuola dove il rispetto per le persone, le regole e l’ambiente scolastico viene prima di tutto.

Condotta e maturità: il massimo dei crediti solo con 9

Oltre all’ammissione, la condotta avrà poi anche un impatto diretto anche sul percorso finale di studio. Per accedere al massimo dei crediti scolastici in vista della maturità, infatti, sarà necessario ottenere almeno 9 in comportamento. Questo significa che, anche per gli studenti più brillanti sul piano didattico, il voto di condotta potrà fare la differenza tra il punteggio pieno e un esame di Stato meno brillante; la riforma stabilisce un nesso diretto tra comportamento e merito, e sottolinea il principio secondo cui l’eccellenza non può prescindere dalla responsabilità verso gli altri.

Valditara: "Una scuola autorevole, non autoritaria"

La riforma si inserisce in una visione complessiva della scuola come comunità educativa fondata su regole condivise e su un’idea forte di cittadinanza. "È un segnale forte e chiaro", ha dichiarato il ministro Giuseppe Valditara, "nella scuola italiana il rispetto per la persona e per le istituzioni è imprescindibile".

Secondo il ministro, il nuovo assetto punta a rendere la scuola "autorevole, non autoritaria", restituendo al voto di condotta il suo ruolo originario: non una misura marginale, ma uno strumento centrale per formare cittadini responsabili, capaci di agire nella società con consapevolezza e rispetto.

6 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views
Immagine

Iscriviti alla newsletter Evening Review.
Ricevi l'approfondimento sulle news più rilevanti del giorno

Proseguendo dichiari di aver letto e compreso l'informativa privacy