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Scotto (Pd) a Confidential: “Sulla Flotilla ci siamo sentiti soli, il governo si è piegato a Netanyahu”

Il deputato Pd Arturo Scotto è stato ospite dell’ultima puntata di Confidential, il format di Deepinto che va in onda ogni lunedì alle 22 sui canali di Fanpage.it, dedicato a inchieste e approfondimenti. Il parlamentare ha raccontato la sua esperienza sulla Global Sumud Flotilla, l’abbordaggio da parte dei militari dell’Idf in acque internazionali e la detenzione nel carcere israeliano.
A cura di Giulia Casula
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Il deputato Pd Arturo Scotto è stato ospite dell'ultima puntata di Confidential, il format di Deepinto che va in onda ogni lunedì alle 22 sui canali di Fanpage.it, dedicato a inchieste e approfondimenti. Il parlamentare ha raccontato la sua esperienza sulla Global Sumud Flotilla, l'abbordaggio da parte dei militari dell'Idf in acque internazionali e la detenzione nel carcere israeliano.

L'esperienza sulla Flotilla

Scotto comincia spiegando quando ha deciso di imbarcarsi sulla Flotilla. "Sono stato chiamato il 15 agosto di quest'anno da un amico di Music for Peace, con cui ho lavorato molto in questi anni, Stefano Rebora. È il presidente di quella Ong che ha raccolto in meno di 5 giorni 300 tonnellate per gli aiuti umanitari a Gaza, per la Global Sumud Flotilla. mi ha detto: "Perché non sali sulle barche? Ci serve una garanzia democratica, dei parlamentari che vengano". Devo dire la verità, in quella fase ero impegnato in altro, non ero nemmeno in vacanza, purtroppo. C'ho riflettuto molto e sono passati qualche giorno, sono stato in Francia da mia moglie e dai miei figli, poi siamo rientrati dalla Francia e siamo passati per Genova. Sono andato a trovare i volontari di Music for Peace. Ce n'erano 200 che impacchettavano da giorni questi aiuti, che erano arrivati dappertutto: pensionati, lavoratori, giovani, imprese, fondazioni bancarie, sindacati, tutti. E ho detto: "Credo che bisogna fare qualcosa, provare a portarli". Io ero stato già nel corso dell'ultimo anno due volte al valico di Rafah, provando a entrare con gli aiuti umanitari. Avevo visto le decine e decine di camion spiaggiati fuori dal valico. Due hub umanitari della Mezzaluna rossa egiziana, strapieni di aiuti umanitari a marcire al sole e ho detto: devo imbarcarmi".

Dopo il blocco degli aiuti a Gaza, Israele ha deciso di affidarne la distribuzione a una fondazione ma la gestione – a partire dal numero degli hub, troppo pochi, alle modalità, controllate dall'esercito israeliano- è stata molto discussa."La controinformazione sta provando a dire che in realtà Gaza è un luogo assistito da questa Gaza Humanitarian Foundation, che in realtà è una fondazione americana e israeliana che viene scortata da dei contractor che quando vedono un po' di panico sparano sulla folla che prova a prendere un pugno di riso, un sacco di farina. Prima del 7 ottobre a Gaza passavano tra i 400 e i 500 camion al giorno. Secondo Amnesty International erano pochissimi per garantire un minimo di sussistenza a una popolazione già stremata. Israele selezionava le merci che entravano perché bisognava tenere le calorie al minimo e Amnesty sostiene da tempo che Gaza, ben prima della distruzione di questi 2 anni era il luogo più inabitabile del mondo. Quindi il tema degli aiuti è che gli aiuti ci sono ma non passano", dice Scotto.

Il parlamentare sottolinea le ragioni che lo hanno spinto a salire sulla Karma, la barca del progetto Tom in cui si trovava anche il nostro giornalista, Saverio Tommasi, pure lui ospite di Confidential: "Per quello che riguarda me e la mia collega Annalisa Corrado, lo abbiamo detto dall'inizio: noi non siamo attivisti, siamo rappresentanti delle istituzioni, a cui è stato chiesto di fare una scorta democratica, di provare a contribuire ad accendere i riflettori, a tenere alta anche l'attenzione delle istituzioni rispetto a questa che è la più grande impresa umanitaria degli ultimi anni. E dunque abbiamo deciso di dare questo contributo e l'abbiamo trovato nell'Arci che è la casa del terzo settore, la più grande associazione del terzo settore italiano ed è anche storicamente un'associazione vicina alla sinistra politica, ovviamente nella reciproca autonomia. E poi, devo dirle la verità, c'è una cosa anche un po' sentimentale. La Karma fa parte di questo progetto Tom, tutti gli occhi sul Mediterraneo, ma questa startup è dedicata a una figura a cui ero molto legato nella mia gioventù, negli anni lontani, dei social forum e del movimento contro la guerra, e che si chiamava Tom Benetollo, storico presidente dell'Arci, una figura importantissima della sinistra italiana e del pacifismo."

L'attacco con i droni e l'appello di Mattarella

Racconta l'attacco con droni e bombe sonore subito nelle acque vicino a Creta, su cui ancora molti punti oscuri. "Io sono rimasto colpito subito da questa vicenda e le mie frasi sono state anche un po' strumentalizzate dalla destra. Quella notte è iniziata tra l'altro con un scherzo, perché a un certo punto dalla radio dei capitani, il canale 16, attraverso cui comunicavano arriva un messaggio in codice: una splendida canzone degli Abba. Lì per lì si pensava uno scherzo, a una radio accesa. Siccome ancora sostanzialmente ci trovavamo a 400 miglia, forse qualcosa addirittura in meno, io dico: questi droni non vengono da Israele. Erano israeliani, ma non vengono da Israele perché non poteva arrivare da lì. Da dove arrivavano? Arrivavano da un sottomanino d'appoggio? Arrivavano da qualche cargo che noi incrociavamo abitualmente? Arrivavano da qualche paese limitrofo? C'era la Grecia, c'era Cipro, c'era l'Italia. Da quale base sono partiti questi droni? Perché le distanze da Israele erano troppo grandi. Questa è una delle risposte che noi pretendiamo dai governi perché questa vicenda ha delle implicazioni ancora tutte da scoprire e tutte da capire".

Poi il racconto si sposta sulla polemica nata dopo l'appello del presidente della Repubblica ad accogliere la disponibilità del Patriarcato di Gerusalemme a costruire un corridoio umanitario, consegnare gli aiuti a Cipro, finendo lì la missione. "A un certo punto, anche grazie al nostro contributo, proviamo ad aprire un tema e apriamo un canale, che è quello del Vaticano, della Cei. Lo facciamo anche tramite un nostro compagno di viaggio, Yassine Lafram, presidente dell'Ucoii.  A un certo punto Crosetto dopo la vicenda dei droni annuncia che manda una fregata militare, non a fare da scorta alla flottiglia, ma a intervenire per ragioni di assistenza e di soccorso in caso di ulteriori attacchi. Era un deterrente oggettivo, tant'è che anche la Spagna segue e poi successivamente, la Turchia. Ho la netta sensazione che questa decisione non sia stata triangolata con Palazzo Chigi.  Tant'è che poche ore dopo Giorgia Meloni sferra un attacco violentissimo nei confronti della flottiglia, tra l'altro anche un po' singolare: "L'hanno organizzata contro di me". Lo dice in un luogo solenne come l'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel giorno in cui Emanuel Macron pronuncia un discorso bellissimo sul riconoscimento dello stato di Palestina da parte della Francia. Nel frattempo lo avevano annunciato la Gran Bretagna, l'Australia, la Nuova Zelanda, il Canada, il Commonwealth".  

Le critiche a Meloni e l'abbordaggio

Giorgia Meloni invece, "attacca la flottiglia, dice che l'hanno organizzata contro di lei, sottovalutando che ci sono 44 delegazioni là sopra (un attivista spagnolo o tunisino non sale su quelle barche per fare un dispetto a Giorgia Meloni). E poi attacca i partiti dell'opposizione, in particolare i parlamentari dicendo che erano degli irresponsabili e che dovevano scendere dalle barche." Noi non siamo ancora in una repubblica presidenziale. I parlamenti sono sopra i governi, non sotto, e nessuno, neanche il presidente del Consiglio, può dire a un parlamentare come deve svolgere il proprio mandato. Nel caso nostro noi abbiamo pensato di svolgerlo nel solco dei valori costituzionali, a partire dall'articolo 2 e anche dall'articolo 11. Dopo l'attacco salta fuori questa cosa che c'è una trattativa, una mediazione in corso e il governo italiano ci mette il cappello. Questa cosa raffredda e ovviamente annulla, azzera qualsiasi tentativo di mediazione. Nel momento in cui a farlo è uno dei governi che è stato il più amico di Israele, quello che non ha riconosciuto lo stato di Palestina e che ha attaccato la Flottiglia".

Dopo l'abbordaggio, la Marina militare israeliana ha preso possesso delle imbarcazioni della Flotilla e con esse, degli aiuti che caricavano. "Se li è presi Israele. Per quello che riguarda la barca Karma, l'Arci, che è l'armatore, ha chiesto il dissequestro. Vedremo dove andiamo a finire. Ma è tutto nell'illegalità. L'abbordaggio si pensava potesse accadere dalle 150 miglia in poi. Per Israele quella era la zona rossa, la loro zona di pertinenza, dove potevano fare tutto quello che voleva. La cosa che mi fa incazzare, scusatemi il termine, forse un po' brutale, è che nessuno abbia detto che quelle non erano acque israeliane. Abbiamo addirittura sentito le dichiarazioni di un ministro degli Esteri del governo italiano che il diritto internazionale funziona fino a un certo punto. Quando il capo della Farnesina arriva a dire cose di questo tipo, siamo ormai oltre. Non siamo nemmeno più nell'evocazione del doppio standard, che pure è il segno di questa vicenda. Qui siamo dentro l'orizzonte del servilismo più puro", attacca Scotto.

Il deputato commenta la frattura emersa all'interno di Palazzo Chigi sulla Flotilla. "Basta andare a vedere il dibattito alla Camera dove è intervenuto Tajani e Crosetto. Noi non eravamo lì, eravamo stati abbordati. Dico di più, Tajani è riuscito a dire nella relazione alla Camera che la barca Karma volontariamente si stava dirigendo verso il porto di Ashdod. La notte di mercoledì alle 8:15 vengono jammate le comunicazioni. Ci prepariamo all'abbordaggio, non dormivamo da molto. Ci mettiamo in posizione, sappiamo che arrivano, ma non arrivano. Intanto hanno sequestrato tutta un'altra serie di barche, tra cui quella più famosa dove c'era Greta Tumberg. Alle 11:15/11:30 ci ricompare Starlink e noi ci troviamo in mezzo al mare. Qualcuno pensava che fossimo già stati abbordati, ma non era così. Seguiamo la flottiglia e arriviamo a 35 miglia da Gaza. Poi alle 6 ci spengono di nuovo definitivamente Starlink e ci abbordano. Quello che è successo nel frattempo, il Ministero degli Esseri lo sa benissimo, basta guardare le rotte. Per quale motivo ha detto una cosa del genere? Per quale motivo ha utilizzato politicamente una cosa del genere? Questa è una delle tante domande che gli porremo in Parlamento".

La detenzione in Israele e il rimpatrio

"Io ho avuto un'esperienza meno pesante di Saverio, per quanto dura, come tutte le condizioni di detenzione e per quanto,  la polizia di Ben Gvir non ci abbia trattato con i guanti. I quattro parlamentari sono stati espulsi dopo che per 24 ore avevamo perso tutte le comunicazioni, ci hanno sballottato da un centro di detenzione all'altro, siamo finiti in un posto di polizia, in una cella. Poi a un certo punto ci hanno portato all'aeroporto e riusciamo a vedere finalmente un esponente dell'ambasciata e a comunicare 30 secondi con Tajni. Il viceambasciatore prova persino a convincere gli israeliani a darci un caffè, ma non c'è stato nulla da fare. In quel momento anche un bicchiere d'acqua appariva una conquista", prosegue.

Scotto continua raccontando il rimpatrio in Italia. "Ci mettono poi su questo aereo, verso le 10. Sotto le scalette vediamo un gruppo di persone che ci riprendono e fanno dei gesti poco gentili. Poi saliamo sull'aereo e siamo soli. Su un volo di linea, non siamo scortati né dall'ambasciata né da un addetto militare all'ambasciata. Il capitano dall'altoparlante dice che ci sono quattro parlamentari detenuti ed espulsi italiani che hanno partecipato alla flottiglia. Partono brusii e fischi. Un ragazzino, doveva avere 20 anni, passava ogni 5 minuti facendo il gesto del dito medio e dicendo amici dei terroristi, amici di Greta. Ora, non è successo niente ma qualcuno ci ha messo in pericolo e sono gli stessi esponenti di un governo che ha messo Almasri su un aereo di stato, nonostante il mandato di cattura della Corte Penale Internazionale. Io credo che questo sia molto grave. Anche di questo dovranno rispondere. Devo essere sincero, ero sicuro che avremmo passato dei brutti momenti, però mi rendevo perfettamente conto che soprattutto, gli attivisti dei Paesi occidentali era molto difficile che venissero toccati. Ho avuto paura per altri attivisti, perché c'era il precedente della nave turca, in cui morirono nove persone. La mia paura era per loro e per i miei affetti più profondi. Li avevamo preparati a un possibile blackout comunicativo ma come l'avrebbero vissuta? "ù

I maltrattamenti e le violazioni in Israele

E sulle violazioni commesse dalle autorità israeliane dice: "Penso che l'olocausto sia stato il punto più basso dell'umanità. Credo che sia vero che quella che viene definita la più grande democrazia del Medio Oriente non lo sia più. Da un po' di anni ha cambiato natura, ha cambiato persino la sua costituzione materiale nella trasformazione di qualche anno fa in Stato ebraico e dunque Stato etnico-religioso, quindi naturalmente suprematista. Quando uno stato diventa suprematista, l'altro da sé diventa disumano. Tant'è che Gallant, ministro della difesa del governo Netanyahu, è arrivato a dire che a Gaza esistono animali umani. Una delle tante definizioni che sono state utilizzate dopo il 7 ottobre, ma la disumanizzazione veniva molto prima. Chi conosce la Cisgiordania lo sa. È così per migliaia e migliaia di palestinesi che la mattina si alzano, vanno a lavorare in Israele per fare i camerieri, per fare gli infermieri, per fare gli operai, i carpentieri,  gli artigiani, quasi sempre lavori di manovalanza. Un palestinese sa quando esce da casa, non sa quando arriva al lavoro, sicuramente non sa quando torna, perché magari deve passare dei checkpoint e magari quei checkpoint cambiano, anche più volte all'interno di una giornata. Il tempo che tu percepisci naturalmente nel tuo ritmo quotidiano di lavoro, di produzione è totalmente diverso per un palestinese. La percezione del tempo è già diversa ed è un tempo sequestrato, non è un tempo di cui sei padrone, non è un tempo che puoi gestire. È questa la disumanizzazione, prima ancora dell'omicidio, delle bombe, della carestia indotta. È un regime di apartheid che vede la subordinazione di un popolo.

Scotto rivolge una dura critica al governo, in particolare alla premier: "Giorgia Meloni ci sta portando fuori dalla tradizione politica estera del nostro Paese e dei grandi partiti popolari che hanno animato la resistenza, la costruzione della nostra Carta costituzionale e pure con differenze molto molto aspre. Abbiamo sempre avuto un canale diretto con i Paesi Arabi e tenuto presente la prospettiva politica dei palestinesi. Il sostegno a Israele, purché sia, anche a questa destra suprematista, è una sorta di condono sul fascismo e sulle leggi razziali. Vale per Meloni, vale per Marine Le Pen in Francia e vale per altri movimenti di estrema destra. In più c'è la deriva neotrampiana di Giorgia Meloni che la porta a fare da anticamera allo Studio Ovale, dichiarandosi la pontiera sui dazi quando poi capiamo che ha fatto al massimo la portiera della Casa Bianca… Questo ci fa capire dove sta andando l'Italia, cioè fuori da un'idea di multilateralismo, di sostanziale sostegno agli organismi del diritto internazionale, che erano il riparo naturale di un paese come l'Italia che non potrà mai essere una potenza militare, non potrà mai essere una potenza geopolitica, ma è sempre stato una potenza politica, nel senso che sapeva fare politica anche negli interstizi dell'atlantismo. Nessuno poteva chiedere ad Andreotti se era atlantista o meno. Lo era naturalmente. Dopodiché aveva un margine  di autonomia che consentiva al nostro paese di tenere gli occhi sul Mediterraneo e di tenere anche qualche relazione. Lei sta smantellando tutto ed è la cosa più pericolosa per il nostro Paese".

E sul governo di Netanyahu aggiunge: "Ben Gvir è uno degli esponenti dell'estrema destra israeliana. Tecnicamente è un fascista, si comporta come tale. Io ho detto qualche giorno fa che abbiamo assistito a una deriva cilena di Israele e della sua polizia. Mi ha ricordato molto anche alcune scene della Bolzaneto a Genova. Ma c'è qualcosa di più profondo perché se è accaduto questo a Saverio figuriamoci che cosa è accaduto ai palestinesi. Ma com'è possibile che una delle più grandi potenze militari del mondo che riesce a fare cose incredibili e forte a livello tecnologico abbia paura di 40 barchette in mezzo al mare? Lì capisci che in realtà questo potere enorme è fragilissimo, che il re è nudo nel rapporto con l'opinione pubblica mondiale e nel rapporto persino con se stesso, perché c'è un'altra Israele che quelle robe lì non le accetta. che però fa fatica a emergere, fa fatica a ribellare. E io credo che questa missione, nonostante tutto, abbia aiutato anche di là a far capire che c'è un'opinione pubblica mondiale che vuole che la guerra cessi, così come il genocidio, ma che vuole anche un'altra Israele. Credo che questo sia il compito anche di chi in questi mesi continuerà a mobilitarsi per un processo di pace vero", conclude.

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