Scotto e Corrado (Pd) a Fanpage: “In Israele polizia fascista, Meloni deve dire qualcosa”

Arturo Scotto e Annalisa Corrado, ospiti al Rumore Festival di Fanpage denunciano i trattamenti disumani subiti dai membri della Flotilla trattenuti illegalmente dall'esercito israeliano. All'interno del primo gruppo di italiani rientrati lo scorso sabato, diverse testimonianze – tra cui quella di Saverio Tommasi – hanno riportato le umiliazioni, le vessazioni e in alcuni casi le botte ricevute durante la permanenza nel centro di detenzione in Israele. Nelle prossime ore altri quindici sono attesi in Italia. Le loro dichiarazioni permetteranno di avere un quadro più completo sulle responsabilità del governo israeliano. I due parlamentari del Pd hanno chiesto al governo Meloni di alzare la voce per ottenere giustizia nei confronti dei nostri connazionali.
Onorevole Scotto, lei sul palco del Rumore Festival ha detto che il governo Meloni ha fatto minimo sindacale nei confronti degli italiani trattenuti da Israele e che non va ringraziato. Perché?
Perché tirare fuori degli attivisti italiani che sono entrati pacificamente in Israele secondo il diritto internazionale non è una concessione. È un diritto di quegli attivisti essere assistiti dal governo. Quello che noi chiediamo al governo è un'altra cosa portati a casa gli altri 15 dica una parola chiara sulle condizioni carcerarie nelle quali sono finite persone innocenti, che meritano rispetto e che non possono essere dileggiati perché hanno fatto il loro dovere di esseri umani.
Onorevole Corrado, voi parlamentari siete stati i primi a tornare, 26 sono appena rientrati e altri 15 attendono di essere rimpatriati. Cosa succede ora?
A noi risulta che non tutti questi 15 si siano rifiutati di firmare questo modulo per il rimpatrio veloce. Abbiamo saputo questa cosa e quindi a maggior ragione chiediamo perché sono stati trattenuti più a lungo e soprattutto chiediamo se si sta facendo qualcosa per migliorare le condizioni di detenzione che sono fuori da ogni diritto internazionale. Lo sono state le nostre di parlamentari e europarlamentari, impossibilitati ad avere un avvocato, il consolato, una chiamata telefonica, per lunghissime ore. Non oso immaginare come siano trattate queste persone in queste ore. Devono tornare a casa sane e salve e deve essere fatta chiarezza sul trattamento disumano che hanno ricevuto. Ma non solo gli italiani, ci sono altre delegazioni di altri Paesi con passaporti ritenuti da Israele più fragili. Dobbiamo fare tutte tutti pressione perché tornino a casa: non hanno fatto nulla di male.
È emerso – ce l'ha raccontato anche il nostro giornalista Saverio Tommasi – che ci sono state violazioni e maltrattamenti presso le autorità israeliane, nonostante avessimo ricevuto delle rassicurazioni diverse da Palazzo Chigi. Cosa vi aspettate dal governo?
Mi aspetto da parte del governo italiano e dai governi occidentali delle prese di posizione forti e degli atti conseguenti, perché in questo momento, con quel sistema carcerario, con quel tipo di polizia – che definire fascista è dire poco – occorre che ci sia una presa di distanza molto più forte, delle scelte che vadano nella direzione di un isolamento rispetto a chi viola i diritti umani e più elementari delle persone. Quello che hanno fatto agli attivisti è un decimo di quello che fanno tutti i giorni in Palestina.
Nei confronti della Flotilla abbiamo sentito varie dichiarazioni in queste settimane provenienti da esponenti dell'esecutivo, tra cui la stessa Giorgia Meloni. Vi hanno chiamato croceristi, irresponsabili e poi codardi per essere tornati prima degli altri. Come replicate?
Quando la premier ci ha chiamato irresponsabili e ci ha detto che dovevamo ritornare nelle istituzioni io ho risposto chiaramente. Lo ribadisco, noi non siamo stati mai così fieri di servire la Costituzione con disciplina e onore come su quelle barche, di proteggere una missione umanitaria nel pieno solco del diritto internazionale semplicemente facendo quello che il governo italiano e altri governi non hanno il coraggio di fare: rompere un assedio, segnalare a tutto il mondo che c'è un genocidio in corso e che molti dei nostri Paesi sono complici di questo genocidio. Quindi se quelle persone si sono messe in mare e se noi abbiamo lasciato a casa i nostri figli, i nostri affetti, siamo scomparsi dal nostro lavoro per un mese intero, è semplicemente perché chi aveva il potere di farlo non l'ha fatto. Noi abbiamo provato con le nostre persone e con i nostri corpi a proteggere questa missione umanitaria di altissimo valore. Nessuno si deve permettere di dire il contrario. Abbiamo agito con disciplina e onore.