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Sciopero Poste Italiane oggi 3 giugno, slittano i pagamenti delle pensioni: le motivazioni e cosa succede

Oggi, martedì 3 giugno è giornata di sciopero nazionale per i lavoratori di Poste Italiane, indetto da Slc-Cgil e Uilposte. Al centro della protesta: salari, diritti, tagli al personale e la mancanza di confronto con i sindacati. Si segnalano già numerosi ritardi e disservizi nell’erogazione delle pensioni per i cittadini, in particolare per i pensionati.
A cura di Francesca Moriero
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Oggi, martedì 3 giugno, Poste Italiane è attraversata da una giornata di sciopero nazionale che coinvolge migliaia di lavoratori in tutta Italia. La mobilitazione è stata proclamata dalle sigle sindacali Slc-Cgil e Uilposte, che hanno deciso di interrompere il lavoro per denunciare una gestione aziendale ritenuta opaca, verticistica e dannosa per i diritti dei dipendenti. La protesta, che si svolge sotto lo slogan "Salario e diritti in Poste Italiane", segna una rottura importante nel dialogo sindacale, anche perché non vi partecipa Slp-Cisl, il sindacato più rappresentativo nel comparto postale, che ha scelto, invece, di non prendere parte all'iniziativa. Al centro della mobilitazione ci sono criticità strutturali che, secondo i promotori, affliggono da tempo l'azienda: il taglio del personale, la precarizzazione dei contratti, l'assenza di reali tavoli di confronto con i sindacati e un modello di sviluppo orientato più alla redditività per gli azionisti che alla qualità del servizio e al benessere dei lavoratori. Si segnalano già numerosi ritardi e disservizi nell'erogazione delle pensioni per i cittadini, in particolare per i pensionati.

Sciopero Poste Italiane il 3 giugno, le motivazioni della protesta

I sindacati temono che l'attuale piano di riorganizzazione aziendale possa avere ripercussioni gravi sulla qualità dei servizi postali, anche su quelli considerati essenziali per i cittadini. Il cuore del malcontento riguarda infatti il timore che le scelte strategiche del management stiano progressivamente smantellando la funzione pubblica dell'azienda. Tra le rivendicazioni presentate al vertice di Poste figurano:

  • Stabilizzazioni dei contratti a termine, per contrastare la precarietà;
  • Maggiore sicurezza nei luoghi di lavoro, soprattutto per il personale a contatto con il pubblico e gli addetti al recapito;
  • Stop alla vendita delle quote statali, una richiesta che rivela la volontà di mantenere sotto controllo pubblico una realtà considerata strategica per il Paese.

In assenza di risposte concrete, Slc-Cgil e Uilposte non escludono ulteriori azioni di mobilitazione, anche nei prossimi mesi.

Pensioni in ritardo: disagi per i cittadini più fragili

Tra i principali effetti dello sciopero di oggi si segnalano ritardi e disservizi nell'erogazione delle pensioni. Il 3 giugno è infatti il primo giorno utile per il pagamento degli assegni previdenziali, dopo il fine settimana e la festività del 2 giugno. Con molti uffici postali chiusi o operativi a ranghi ridotti, numerosi pensionati sono però rimasti bloccati o costretti ad affrontare lunghe code. Non si escludono quindi difficoltà anche nei prelievi presso gli sportelli automatici (ATM), che in alcune zone del Paese potrebbero subire rallentamenti a causa della minore presenza di personale per rifornimento e assistenza tecnica.

Una situazione che evidenzia, ancora una volta, la centralità di Poste Italiane nel tessuto sociale, soprattutto per le fasce più deboli della popolazione e proprio per questo, sottolineano i sindacati, la direzione aziendale dovrebbe tutelare il personale e garantire servizi stabili ed efficienti, non inseguire esclusivamente la logica del profitto.

Il nodo politico: privatizzazione e confronto sociale

Oltre alle questioni sindacali, la protesta assume anche una valenza politica: Slc-Cgil e Uilposte criticano infatti fortemente la scelta del governo di riaprire il dossier sulla privatizzazione di Poste, ipotizzando la cessione di ulteriori quote dello Stato. Una direzione giudicata pericolosa dai sindacati, che ritengono l'azienda un presidio essenziale in aree del Paese dove lo Stato è spesso l'unico garante di servizi fondamentali.

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