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Sardine, Santori: “Non saremo mai un partito. La gente si alzi dal divano, basta delegare”

Il fondatore del movimento delle sardine, Mattia Santori, spiega perché non ha intenzione di dar vita a un partito: “Temiamo i sondaggi che ci lanciano nella stratosfera. Vogliamo invece riconoscere la competenza della politica. Io farei follie per diventare assessore allo Sport nella mia regione, ma non sarei in grado”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Mattia Santori, il 32enne che ha lanciato il movimento delle sardine ha ribadito che ha intenzione di fondare un partito: "Abbiamo sempre detto – ha spiegato in un'intervista a ‘La Repubblica' – che non vogliamo creare una forza politica. Per questo temiamo i sondaggi che ci lanciano nella stratosfera. Vogliamo invece riconoscere la competenza della politica. Io farei follie per diventare assessore allo Sport nella mia regione, ma non sarei in grado". 

Santori è tornato a parlare del suo movimento, dopo gli attacchi subiti nei giorni scorsi, per via della sua presenza al comizio di Stefano Bonaccini in Emilia-Romagna: ha spiegato si essere sceso in piazza a titolo personale, ripetendo di non aver dato alcuna indicazione di voto ai manifestanti.

Secondo un sondaggio realizzato da Ilvo Diamanti, uscito ieri su ‘la Repubblica', un elettore su quattro voterebbe per le sardine"Questi sondaggi fotografano l'interesse nei nostri confronti, ma non la partecipazione effettiva. A noi importa solo quella. Quante persone fisicamente si avvicinano a noi. Quanti ci mettono la faccia e il corpo. Sabato ci aspettiamo una risposta vera da Roma e dal Lazio. Nel resto d'Italia è successo. Ma a Piazza San Giovanni deve accadere qualcosa di grande, altrimenti chi ha manifestato nelle altre città si sentirà solo".

"Per chi sta impigrito sul divano – ha spiegato Sartori – è arrivato il momento di alzarsi, di smetterla di pensare che il problema riguarda altri, che sia ancora il momento di delegare. I numeri ci dicono che Salvini cala, ma Fratelli d'Italia cresce. Non mi pare che sia un partito simile alla Dc, né che la Meloni assomigli a De Gasperi. Il problema rimane". A proposito del sondaggio ha detto ancora: "Un aspetto positivo c'è: significa che non veniamo visti solo come un movimento anti-Salvini. Siamo invece un movimento a difesa di qualcosa che dovrebbe preoccupare tutti: un linguaggio più rispettoso che non ha bisogno di trucchetti, la ricostruzione di un tessuto democratico. In un'Italia che si sta sgretolando dovremmo essere tutti più coesi".

L'endorsement di Landini

"Intanto mi piace ricordare che accanto al Green Friday e alle Sardine c'è un grande soggetto collettivo che in questo anno è stato capace di mobilitare le persone e di riempire le piazze: il sindacato confederale, Cgil, Cisl e Uil, con le iniziative a sostegno delle nostre richieste sulla legge di Bilancio. Detto ciò, ho molto rispetto per le Sardine". Lo ha detto il leader della Cgil, Maurizio Landini, intervistato da ‘La Repubblica'.

"Da loro – ha sottolineato – viene una domanda importante di qualità delle democrazia, di partecipazione, di maggiore libertà. Parlano alla testa e all'intelligenza delle persone, rifuggono da semplificazioni banali e dall'idea di costruire artificialmente i nemici. C'è una importante attenzione verso gli altri: le differenze non fanno paura ma sono considerate un valore".

"Le Sardine coprono un vuoto che si è prodotto nell'offerta politica. Hanno iniziato in Emilia Romagna contro Salvini ma rapidamente sono andate oltre Salvini. Oggi non è un movimento contro ma per: per cambiare questo Paese. Questo interessa anche il sindacato. Sottolineo ad esempio il fatto che più d'uno dei promotori del movimento ha un rapporto di lavoro precario" ha detto ancora, evidenziando che tra la Cgil e le Sardine c'è "grande interesse. Certo, molti iscritti alla Cgil sono scesi in piazza. Ma questo è un movimento del tutto spontaneo". 

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