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Sardegna, Soru a Fanpage: “Alleanza Pd-M5s non può vincere contro la destra, io rappresento l’alternativa”

“Io mi sono candidato per non lasciare questa Regione nelle mani della destra per un altro mandato. L’alleanza Pd-M5s non può vincere, la Sardegna non vuole una candidata estranea alla nostra Regione. Noi proponiamo alternativa basata su transizione verde e digitale da un lato e sull’inclusione sociale dall’altro, mettendo al centro l’istruzione”: lo dice Renato Soru in un’intervista con Fanpage.it.
A cura di Annalisa Girardi
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Credits: Gianluca Vassallo
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Vent'anni dopo la prima corsa elettorale, Renato Soru ha deciso di ricandidarsi alla guida della Sardegna. Ne è già stato il governatore tra il 2004 e il 2009, nel frattempo ha fatto l'europarlamentare e ha fondato Tiscali. Ora si ripresenta per mancanza di proposta politica: da un lato la destra, dall'altro un Partito democratico in cui non si riconosce più. "Il Pd è stato completamente assente dal dibattito politico. Non ha nemmeno proposto un candidato, accettando un'imposizione romana – decisa dal Movimento Cinque Stelle – a prescindere da programmi, analisi del contesto o idee di futuro", ha detto Soru in un'intervista con Fanpage.it.

Perché ha deciso di candidarsi?

Ho fatto decine di incontri pubblici in tutta la Sardegna, mentre il centrosinistra continuava a rinchiudersi al suo interno, nelle segreterie, evitando una discussione. Io ho chiesto di fare le primarie, ma nessuno le ha volute. Così ho pensato che la Sardegna meritasse qualcosa in più rispetto al dover scegliere tra una proposta di destra – la stessa destra oggi al governo – e quella del M5s. Non mi ha mai convinto questo atteggiamento subalterno del Pd al progetto di Conte: questa alleanza non è costruita sulla base di progetti condivisi, ma regalando la Sardegna e disponendo di una scelta che spettava ai cittadini di questa Regione. Che non dovrebbe essere oggetto di scambi politici, anche perché il M5s è un partito totalmente inaffidabile: vediamo ogni giorno le sberle che Conte dà a Schlein e al Pd. Il M5s cerca di intestarsi il campo progressista e continua a parlare della questione morale. Loro che hanno governato con Salvini ancora parlano di questione morale…

Schlein dice che l'alleanza con il M5s e la creazione di un campo progressista è l'unico modo per battere la destra…

Io mi sono candidato per non lasciare per un altro mandato questa Regione nelle mani della destra. L'alleanza Pd-M5s non può vincere, la Sardegna non vuole una candidata estranea alla nostra Regione: quando si era candidata alle europee in Sardegna ha preso una manciata di voti pur essendo capolista. Quindi noi presentiamo un'alternativa a tutte queste imposizioni e questa è l'unica possibilità di battere la destra. 

Cosa la preoccupa maggiormente di un possibile nuovo mandato della destra nella Regione?

La Sardegna è una Regione a Statuto Speciale e deve rimarcare la propria autonomia, soprattutto in un momento in cui l'autonomia viene minacciata dal progetto Calderoli. Noi rischiamo di diventare una Regione speciale al contrario, insieme alle altre Regioni del Sud: avremo meno risorse e in realtà meno autonomia. Il ddl Calderoli non è altro che quello che una volta si chiamava secessione: ora la chiamano Autonomia differenziata, ma il disegno è sempre lo stesso, cioè quello di dividere l'Italia in due, con le Regioni più ricche da una parte e quelle più povere dall'altra, che perderanno le risorse per superare il divario di sviluppo"

Giorgia Meloni ha riportato a Roma le decisioni sulle zone economiche speciali, sta cancellando le risorse al Sud facendole confluire verso il Ponte di Messina, che non verrà mai fatto. La maggioranza sta continuando a drenare risorse dal Sud per riportarle al Nord: il loro progetto è molto chiaro. Noi vogliamo superare il ritardo di sviluppo attraverso un progetto altrettanto chiaro, molto vicino all'idea europea di transizione verde, energetica e digitale. Vogliamo investimenti nell'inclusione sociale e in primis nell'istruzione. 

Come sono cambiate le priorità al centro della sua campagna elettorale, rispetto al 2004?

La Sardegna in questi anni si è impoverita. I temi che già avevamo posto 20 anni fa, che erano i temi della cosiddetta agenda di Lisbona, oggi sono ancora più rilevanti. Oggi tutti sappiamo che la prima infrastruttura da realizzare è quella dell'istruzione:  abbiamo una percentuale di diplomati molto più bassa del target europeo, un livello di dispersione scolastica inaccettabile. Il mio primo progetto, il mio Ponte di Messina, è costruire un progetto scolastico che non perda nessuno per strada.

Il mio secondo punto riguarda l'ambiente. La Sardegna è il polmone verde dell'Italia, perché abbiamo il più grande patrimonio forestale italiano. Registriamo il bilancio più positivo d'Italia per quanto riguarda i livelli di CO2, nel senso che ne catturiamo molta, avendo allo stesso tempo emissioni basse: questo elemento va valorizzato. Poi vogliamo che la Sardegna diventi un esempio di economia circolare: il nostro obiettivo è quello di diventare una Regione totalmente circolare nel 2030. 

E infine vogliamo costruire una società inclusiva, dove nessun essere umano può essere considerato uno scarto. Il Reddito di cittadinanza è stato un progetto puramente assistenziale, è mancata la riconduzione al mondo del lavoro e una vita dignitosa. Bisogna creare dei grandi cantieri del lavoro, soprattutto nella transizione verde e digitale. 

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