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Salvini vuole l’impunità per tutti i poliziotti che sparano e uccidono in servizio: la proposta della Lega

Oggi, se degli agenti di polizia sparano e feriscono o uccidono una persona, scatta in automatico un’indagine nei loro confronti. È un cosiddetto ‘atto dovuto’, che gli permette anche di tutelarsi legalmente se non hanno fatto nulla di sbagliato. Ma la Lega ha annunciato una proposta per cambiare le cose.
A cura di Luca Pons
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"La Lega sta formalizzando una proposta da portare in Parlamento, secondo cui un tutore dell’ordine che, nell'esercizio della sua professione, colpisca, ferisca o uccida chi si è reso protagonista di un atto delittuoso, non può e non deve essere indagato". Questa è la sintesi fatta da Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio e segretario del Carroccio. Niente più indagini automatiche per gli agenti di polizia che sparano in servizio, ferendo o anche uccidendo chi ha commesso un reato.

Sembra essere l'evoluzione della proposta già portata avanti più volte, e  riemersa pochi giorni fa, di uno scudo penale per la polizia in casi simili. Anche se già mesi fa i tecnici del ministero dell'Interno l'avevano bloccata, chiarendo che andrebbe contro la Costituzione.

Perché si parla di scudo penale e impunità per i poliziotti

L'interesse sul tema dei poliziotti che sparano e uccidono nell'esercizio delle loro funzioni si è riacceso dopo il caso di Carlo Legrottaglie, brigadiere capo dei carabinieri ucciso in Puglia il 12 giugno. I due poliziotti che hanno sparato agli uomini sospettati dell'omicidio e ne hanno ucciso uno, Michele Mastropietro, ora sono indagati per omicidio colposo.

L'iscrizione al registro degli indagati è un atto dovuto. Nelle indagini si accerta la dinamica di quello che è avvenuto, e anche se l'uso delle armi è stato necessario e proporzionato alla situazione. Il fatto di essere tecnicamente indagati permette agli agenti di tutelarsi: farsi assistere da dei legali, essere a conoscenza di autopsia, perizia e altri atti d'indagine, e poter chiarire la propria versione dei fatti. Anche se risulta evidente che non c'è stato un comportamento illegale, e anzi soprattutto in quei casi, l'indagine permette di chiarire che i poliziotti non hanno avuto responsabilità.

Da parte della Lega già negli scorsi giorni si erano sollevate lamentele per il fatto che i poliziotti del caso Legrottaglie fossero sotto indagine. Il sottosegretario leghista all'Interno, Nicola Molteni, aveva detto che serve una tutela non solo economica (per le spese legali), ma anche "processuale". Il suo collega alla Giustizia, Andrea Ostellari, aveva invece detto che il partito voleva lavorare a una "nuova disciplina" per far si è che le iscrizioni non siano più un atto dovuto. Cosa che aveva fatto sospettare il ritorno alla proposta di scudo penale, non una novità per il Carroccio.

La prima proposta della destra

Anche se l'uccisione di Legrottaglie ha riportato l'attenzione pubblica – e quindi quella della politica – sull'argomento, infatti, la Lega ha già tentato più volte in passato di introdurre delle tutele legali che evitino le indagini per gli agenti di polizia che usano la forza, sostenuta principalmente da Fratelli d'Italia. A gennaio se n'era parlato in relazione al ddl Sicurezza, che il governo ha poi trasformato in un decreto. Ma la norma non era stata inserita.

L'ipotesi di partenza era che gli agenti che avevano usato la violenza non venissero subito iscritti al registro degli indagati, ma che ci fosse un primo controllo anonimo. Le indagini sarebbero state inizialmente contro ignoti, e solo dopo un primo accertamento, nel caso fossero emerse delle prove, il nome dell'agente sarebbe stato iscritto.

Di fronte alle proteste dell'opposizione il governo Meloni si era difeso, dicendo che non si trattava di uno scudo penale, ma di una garanzia aggiuntiva nei casi in cui è evidente che l'arma sia stata usata secondo quanto previsto dalla legge. Già mesi fa il ministro dell'Interno Piantedosi, pur vicino a Salvini, aveva chiarito che comunque non è possibile prevedere un'immunità per i poliziotti che sparano, anche se si possono modificare le norme sull'indagine come ‘atto dovuto' per cercare di rendere l'iter più rapido.

Cosa chiede Salvini e perché è incostituzionale

Il messaggio di Salvini, invece, ha alzato la posta in gioco. Che si tratti di una semplificazione per fare propaganda sui social o meno, il segretario della Lega ha detto che un poliziotto che "colpisca, ferisca o uccida chi si è reso protagonista di un atto delittuoso", se lo fa "nell’esercizio della sua professione", "non può e non deve essere indagato". Non una garanzia aggiuntiva, ma una vera e propria impunità. Non a caso l'immagine postata sui social parla di uno "scudo" per gli agenti.

Lo ha ribadito a Fanpage.it anche il sindacato dei poliziotti Silp, con il suo segretario generale Pietro Colapietro: "L'eliminazione dell'atto dovuto, così come era stato formulato, presenta dei profili di incostituzionalità. Perché noi dobbiamo essere diversi o non sottoponibili alle leggi come gli altri? Se c'è l'obbligatorietà della legge penale con tutto quello che ne comporta, vale per tutti".

Il punto è proprio questo: in Italia l'azione legale è obbligatoria, cioè se c'è un possibile reato è obbligatorio aprire un'indagine. Non si può decidere di farlo solo per qualcuno. Altrimenti, c'è il rischio che emergano delle categorie privilegiate. Proprio la situazione che si creerebbe con la proposta del ministro Salvini.

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