Ruotolo (Pd): “Ora nel caso Paragon cambia tutto, il Copasir riapra le indagini”

Graphite, lo spyware prodotto da Paragon e venduto solamente a governi, è stato usato per spiare Ciro Pellegrino, giornalista di Fanpage. Ora c'è la prova di quello che finora era stato solo sospettato, grazie alle analisi condotte dal Citizen Lab di Toronto. Sul telefono del direttore di Fanpage, Francesco Cancellato, non c'erano tracce che confermassero la presenza specifica di Graphite (né che la smentissero), ma lo spionaggio era stato confermato da Meta. Torna ancora più pressante la domanda: chi ha autorizzato l'uso di uno spyware nei confronti di almeno un giornalista di Fanpage? Qual è stato il ruolo del governo e dei servizi italiani nel caso? Dalle opposizioni è tornata la richiesta all'esecutivo di chiarire la situazione.
L'ex presidente del Consiglio Matteo Renzi ha attaccato: "La Meloni si è presa i pieni poteri e qui stanno tutti zitti". Dal Partito democratico, l'europarlamentare Sandro Ruotolo si è invece rivolto al Copasir, che ha lavorato per mesi sul caso Paragon, arrivando pochi giorni fa a una relazione conclusiva in cui si limitava ad affermare che Cancellato non era stato spiato dai servizi segreti italiani.
"Il Copasir aveva previsto la possibilità di riaprire l’indagine in presenza di novità, in particolare sullo spionaggio ai danni dei giornalisti", ha ricordato Ruotolo. E infatti nel documento si legge della "possibilità di svolgere ulteriori approfondimenti, anche successivamente alla pubblicazione della presente relazione, su eventuali profili di competenza in relazione presunte intrusioni in dispositivi mobili rese note da altri due giornalisti nelle ultime settimane".
Ora, ha insistito Ruotolo, "la novità c’è". Ed è la "conferma senza ombra di dubbio" che Pellegrino sia stato spiato con Graphite. "Chiediamo al Copasir di riaprire il caso. Vogliamo sapere perché due giornalisti italiani sono stati spiati".
"È fondamentale che il Comitato ascolti non solo i due cronisti coinvolti", cosa che nel corso della prima indagine non è avvenuta, "ma anche i rappresentanti istituzionali della categoria: il presidente e la segretaria della Federazione nazionale della stampa e il presidente dell’Ordine dei giornalisti. Il caso non è chiuso", ha dichiarato l'europarlamentare. Peraltro si tratta di un caso che non riguarda solo l'Italia, ma l'Europa: "Secondo Meta sono 61 le utenze intercettate in 17 Paesi europei mentre secondo Apple sarebbero addirittura 150 i Paesi coinvolti, e quanti sono giornalisti, oppositori politici, attivisti della società civile spiati illegalmente?".
Questa mattina, prima della nuova rivelazione su Pellegrino, anche l'europarlamentare dem Alessandro Zan era tornato sul caso Paragon: "Siamo davanti a uno dei più gravi attacchi spyware mai registrati contro cittadini europei", aveva sottolineato. "È un quadro allarmante, soprattutto perché il governo italiano non sta dando risposte e non sta tutelando i diritti e la privacy dei giornalisti vittime di spyware. È inaccettabile: in Europa non può esserci spazio per chi agisce al di sopra della legge. Perché ancora non sappiamo chi ha spiato i giornalisti?".
Il presidente di Fnsi, Vittorio di Trapani ha commentato la notizia definendo "inquietante" il fatto che questa arrivi "da un soggetto privato: Citizen Lab. Quindi, la notizia dello spionaggio ai danni di giornalisti viene data da un privato, quella del software usato anche. E le autorità statali? Tutto questo preoccupa rispetto alla tenuta democratica e la sicurezza nel nostro Paese, perché delle 2 l'una: o giornalisti sono stati spiati da apparati italiani (e questo è illegittimo) o sono stati spiati da Paesi esteri (e la nostra intelligence non è riuscita a impedirlo né ad individuare da chi)", ha dichiarato. "Fatto sta che ancora oggi, in Italia, ci sono almeno 2 giornalisti spiati e il governo non è in grado di dire da chi e perché. La Commissione Europea che finalmente ha acceso una luce, faccia presto: ne va della democrazia di uno dei Paesi fondatori".