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Romanzo Quirinale, sinistra Pd sul piede di guerra: “Restituiremo a Renzi i 101″

Sinistra Pd certa: Napolitano minaccia dimissioni per impedire a Renzi il voto anticipato. Pronta la saldatura con i “fittiani” di Forza Italia (in agguato anche il M5S). La “bufala” del Patto che scricchiola. Silvio sogna Gianni Letta al Colle….
A cura di Carlo Tarallo
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Patto, doppio patto e… contropatto. La mossa di Giorgio Napolitano, quel “non confermo e non smentisco” relativo alle sue imminenti dimissioni dalla Presidenza della Repubblica, ha fatto suonare l’allarme rosso nelle stanze dalle quali si dirige l’Italia al tempo del Patto del Nazareno: lo studio del Premier Matteo Renzi a Palazzo Chigi e lo studio di Silvio Berlusconi ad Arcore. Napolitano non lascerà che il “Nazarenum”, ovvero la legge elettorale che Forza Italia e Pd stanno limando punto su punto per disegnare il prossimo Parlamento secondo i desideri di Silvio e Matteo, contenga anche la postilla riservata con il nome del prossimo inquilino del Colle.

Napolitano a Renzi: te le do io le elezioni anticipate! – Meno che mai il Presidente della Repubblica è disposto a sciogliere le Camere prima dell’approvazione della nuova legge elettorale, lasciando che il Consultellum attualmente in vigore, un sistema proporzionale, dia a Pd e Fi la possibilità di varare un nuovo Governo di larghe intese dopo il voto con annessa elezione del Capo dello Stato. Piuttosto, è pronto a dimettersi prima, lasciando al Parlamento attuale il compito di eleggere il suo successore. La condizione per restare è l’approvazione di una legge elettorale il più possibile condivisa, con ampio spazio alle preferenze, per restituire ai cittadini la possibilità di scegliere gli eletti. Una legge che somiglia tanto a quella che le minoranze di Pd e Fi sono pronte a sostenere insieme a Ncd, Udc e (forse M5S) che significherebbe la fine del dominio di Silvio Berlusconi sul centrodestra e, di conseguenza, la morte del Patto del Nazareno.

Matteo e Silvio non hanno i 504 voti necessari – I contraenti del Patto, infatti, hanno trovato, trovano e continueranno sempre di più a trovare proprio nella composizione attuale di Camera e Senato un ostacolo pressoché insormontabile al compimento del loro disegno. Questa è la lettura che ieri, dalle parti della sinistra del Pd e dei “fittiani” di Forza Italia, si dava dell’intervento del Colle. E questo è anche il motivo del furibondo attacco sferrato oggi nei confronti di Napolitano dal direttore de “Il Giornale” Alessandro Sallusti. Il nervosismo di Arcore sta tutto in un numero: 493. Sono i voti che ha ottenuto la candidata forzista alla Consulta, Stefania Bariatti. Troppo pochi per essere eletta. Troppo pochi per eleggere un Presidente della Repubblica: dal quarto scrutinio in poi ci vogliono 504 voti. E oggi come oggi Renzi e Berlusconi questi 504 voti, in questo Parlamento, a scrutinio segreto non li hanno.

“Gli faremo pagare i 101, a Renzi. Diventeranno 202” – La sinistra del Partito Democratico si metterà di traverso ad ogni ipotesi di forzatura. “Se Renzi pensa a uno scambio con Berlusconi sul Colle, ricordi i 101 che affossarono Prodi. Glieli restituiremo con gli interessi, saranno 202”: questo il sussurro di un dirigente di primo piano del Pd romano, uno di quelli abituati a prevedere con sei mesi di anticipo cosa accadrà a sinistra. “Napolitano – aggiunge la fonte – ha avvertito Renzi: le camere non le sciolgo senza una legge elettorale seria, piuttosto mi dimetto e il mio successore lo elegge questo Parlamento qui”. Ovvero, un Parlamento nel quale tra deputati e senatori la “minoranza” Pd controlla un enorme numero di parlamentari mentre l’opposizione interna a Berlusconi, guidata da Raffaele Fitto, ne conta almeno una quarantina. “Sarebbe il Vietnam del Nazareno, eleggeremmo Romano Prodi coi voti del M5S”.

Renzi tra due fuochi – Eppure Matteo, al momento di stringere il Patto con Berlusconi, pur di ottenere il via libera a Palazzo Chigi contro la volontà di Giorgio Napolitano (che difese strenuamente Enrico Letta fino al siluro lanciato da Alan Friedman sul Corriere della Sera) ha inserito la “Clausola Quirinale” tra quelle da onorare per contraccambiare l’aiuto in termini politici e mediatici ricevuto dall’amico Silvio. Ma un Capo dello Stato “scelto” direttamente da Silvio Berlusconi fa tremare le vene ai polsi a mezzo Pd. Immaginate se la proposta fosse Gianni Letta: riuscirebbe mai nel segreto dell’urna a ottenere i famosi 504 voti?

La bufala del Patto che scricchiola – Ecco perché la prima mossa messa a punto da Matteo e Silvio è la grande sceneggiata sul Patto del Nazareno che scricchiola. Una bufala che serve solo ad alleggerire la pressione dei piddini antiberlusconiani sul Premier, ma che segnala comunque un momento di difficoltà per Renzi e Berlusconi. A Matteo servono le elezioni subito, a Silvio pure: occorre un bel ricambio di parlamentari con una iniezione di fedelissimi al posto dei fittiani. Ma se Napolitano si dimette, l’elezione del prossimo Capo dello Stato potrebbe essere appannaggio della “somma delle minoranze”. Che nell’attuale Parlamento, a scrutinio segreto, a differenza dei “pattisti”, sono una maggioranza…

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