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Rodotà: “Destra e sinistra non sono uguali. Niente soldi alle scuole private”

Rodotà: “Dentro il Movimento 5 Stelle ho trovato dei contenuti che si possono riferire a una cultura di sinistra: diritti, ambiente, beni comuni. Ma quando s’è trattato di dare uno sbocco parlamentare a queste idee è arrivato l’alt di Grillo”.
A cura di Davide Falcioni
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Era sparito per un po' dal circuito mediatico mainstream, ma lo si era visto spesso tra cattedre universitarie, convegni e feste della sinistra radicale. Parliamo di Stefano Rodotò, ad aprile in odore di diventare Presidente della Repubblica, "tradito" (ci si passi il termine) proprio dal Pd, partito i cui fondatori vengono proprio da quel Pds di cui Rodotà fu presidente. Il giurista ha rilasciato un'intervista a Micromega. "Perché mi applaudono nelle piazze e nei teatri? In questi anni ho continuato a parlare di eguaglianza, lavoro, solidarietà, dignità. Sì, ho detto delle cose di sinistra, che nel grande silenzio della politica ufficiale hanno provocato un investimento simbolico inaspettato. Una reazione che naturalmente lusinga, ma mi crea anche qualche imbarazzo".

Rodotà ha anche parlato di destra e sinistra, e di come questi due termini siano stati rimossi dal dibattito politico, tanto che qualcuno ha detto che "sono uguali": "È una vecchia storia, che risale ai tempi di Laboratorio politico, la rivista che nei primi anni Ottanta facevamo con Tronti, Asor Rosa e Cacciari. Non ero d’accordo allora, e oggi mi arrabbio ancora di più. Cosa vuol dire che non c’è più distinzione? Vuol dire che dobbiamo essere i fautori della pacificazione? La distinzione esiste, ed è marcata: sia sul piano storico che su quello teorico. Chi non la vuole vedere mi suscita una profonda diffidenza politica". Poi prosegue: "Un principio inaccettabile per la sinistra è la riduzione della persona a homo oeconomicus, che si accompagna all’idea di mercato naturalizzato: è il mercato che vota, decide, governa le nostre vite. Ne discende lo svuotamento di alcuni diritti fondamentali come istruzione e salute, i quali non possono essere vincolati alle risorse economiche. Allora occorre tornare alle parole della triade rivoluzionaria, eguaglianza, libertà e fraternità, che noi traduciamo in solidarietà: e questa non ha a che fare con i buoni sentimenti ma con una pratica sociale che favorisce i legami tra le persone. Non si tratta di ferri vecchi di una cultura politica defunta, ma di bussole imprescindibili. Alle quali aggiungerei un’altra parola-chiave fondamentale che è dignità".

Ma Rodotà ha parlato anche di dignità dei lavoratori: "C’è un passaggio essenziale della Carta, l’articolo 36, che stabilisce che la retribuzione deve garantire al lavoratore e alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa. La nostra Costituzione, insieme a quella tedesca, rappresentò l’unica vera novità del costituzionalismo del dopoguerra. Noi con il lavoro, i tedeschi con l’inviolabilità della dignità umana, principio reso necessario dai crimini del nazismo". Anche scuola e sanità pubbliche tra gli argomenti trattati: "Lo so che la salute costa, ma quando l’articolo 32 mi dice che è un diritto fondamentale, la politica non può prescinderne. E venendo alla formazione, se la scuola pubblica è un obbligo per lo Stato, finché io non ne ho soddisfatto tutti i bisogni, alla scuola privata non do niente. Troppo brutale? È evidente che il welfare va rivisto sulla base delle risorse, ma chi agita la bandiera dei diritti che costano mi sembra voglia liberarsi dell’ingombrante necessità di discutere di politiche redistributive. Spesso sono gli stessi che dicono che non c’è distinzione tra destra e sinistra".

Interessantissimo il passaggio sul Movimento 5 Stelle, che lo lanciò mesi fa verso la candidatura al Quirinale. "Dentro il movimento – dice Rodotà – ho trovato dei contenuti che si possono riferire a una cultura di sinistra: diritti, ambiente, beni comuni. Ma quando s’è trattato di dare uno sbocco parlamentare a queste idee è arrivato l’alt di Grillo".

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