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“Rischio aumenti in bolletta col taglio delle forniture di Gazprom”, dice Di Stefano (M5S)

Il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano (M5S), intervistato da Fanpage.it, dopo il taglio del 40% delle forniture di Gazprom all’Europa, invita l’Ue a mettere subito un tetto al prezzo del gas per evitare nuovi aumenti in bolletta.
A cura di Giacomo Andreoli
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"Dopo il taglio delle forniture di gas all'Europa da parte di Gazprom, se la questione non si risolve a breve, ci potrebbero essere riflessi importanti sulle bollette. Il tetto europeo al prezzo del gas è sempre più urgente". A dirlo, ai microfoni di Fanpage.it, è il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano, commentando l'annuncio della compagnia russa Gasprom di tagliare del 40% le forniture di gas tramite l'impianto Nord Stream, per presunti problemi tecnici legati ad alcuni lavori di riparazione. L'esponente del Movimento 5 stelle rassicura gli italiani sul fatto che al momento non si prevedono razionamenti del gas, ma di certo le tensioni energetiche tra Europa e Russia si fanno sempre più importanti, con il nostro Paese che rischia più di altri vista la forte dipendenza dal gas di Mosca.

Sottosegretario, quella di Gazprom è una scelta obbligata, oppure nasconde una risposta di Mosca alle sanzioni europee?

Ci vorrà qualche settimana per capirlo. Ad oggi loro hanno accusato direttamente Siemens di un problema tecnico e mi ha stupito non leggere risposte dell'azienda tecnologica, il che potrebbe essere un'ammissione di responsabilità in qualche modo, oppure si sta preparando una risposta politica. Non mi sembra che la Russia abbia interesse a interrompere i flussi di gas, perché si tratta di ciò che alimenta davvero la loro economia. Apparirebbe strana come strategia, anche perché il Nord Stream copre una grossa fetta delle esportazioni di gas da Mosca al nostro Continente. Poi certo, tutto è possibile, può essere anche che i flussi di denaro in entrata siano sufficienti e si voglia utilizzare il gas come strumento politico, in particolare contro la Germania, che sta già avendo diverse difficoltà di politica interna.

Il piano del governo per sostituire il gas russo è a rischio? Insomma: si avvicina la possibilità di dover razionare il gas nelle case?

La riduzione giornaliera delle forniture, dato il sistema di gestione del gas che c'è in Europa, non crea una carenza nell'immediato, soprattutto visto il periodo caldo che stiamo vivendo. Poi i conti su quanti metri cubi ci servono e da dove ci arrivano si fanno a fine anno con gli stoccaggi. Noi accumuliamo ogni giorno delle riserve, che ci servono nei periodi particolarmente freddi. Le riduzioni nelle forniture ci possono portare ad accumulare meno, ma il ministero dello Sviluppo economico se ne sta occupando ed era tutto ampiamente prevedibile. Quindi non parlerei di razionamenti. Il vero riflesso immediato del taglio delle forniture non è sulla disponibilità, ma sul costo.

Infatti il prezzo del gas europeo ha chiuso la giornata in rialzo del 16,3%, a 97 euro per megawattora. Si prospettano nuovi aumenti in bolletta?

Tutti in Europa paghiamo questo taglio, perché il prezzo sale. Per calmierare il prezzo delle bollette il governo è intervenuto più volte: abbiamo il dovere di farci carico dell'alterazione dei costi per famiglie e imprese. Vediamo se questo taglio delle forniture rientrerà, in quanto problema tecnico, o no. Se non si risolve nel breve periodo vuol dire che nasconde una mossa politica e allora i riflessi sulle bollette potrebbero essere rilevanti. Intanto come Italia continuiamo a insistere sul tetto europeo al prezzo del gas.

Non possiamo aspettare oltre, vero?

La questione è sicuramente più urgente che mai. Noi in Europa paghiamo il gas quasi il doppio rispetto ad altri player internazionali. Siccome siamo anche tra i primi consumatori al livello mondiale non abbiamo solo il diritto, ma anche il dovere di pretendere un tetto massimo al prezzo del gas, in linea con il prezzo pagato dagli altri, ma non certamente a questi livelli. Noi del Movimento 5 stelle lo diciamo da tempo e sottolineiamo anche la speculazione in atto. Oramai il mercato del gas è come la Borsa, del tutto influenzato dalle paure e dalle tensioni politiche. In generale poi il prezzo dell'energia era già in forte aumento prima della guerra, senza alcun motivo evidente. La guerra in Ucraina ha peggiorato il problema, dando alla speculazione quasi un contesto. L'Europa deve avere gli strumenti per contrastare la speculazione.

Sul tetto al prezzo del gas Draghi ha però strappato in Europa solo una generica promessa. Non si rischia di arrivare troppo tardi?

Non c'è dubbio, ma è la solita dinamica del Consiglio europeo. Sono coinvolte le parti più profonde dell'industria del Continente e quindi ci sono dei tempi di gestione lunghi. Ogni volta che si va a toccare alcuni gangli delle dinamiche private, come ad esempio sull'acciaio dopo il blocco fatto dagli Usa qualche anno fa, si creano delle distorsioni del mercato in altri settori, quindi ci sono tempi di maturazione molto lunghi. In ballo c'è il possibile dirottamento di quote di gas su altri mercati e anche per questo dico che bisogna trovare un prezzo massimo compatibile, facendo contemporaneamente i conti con chi produce, utilizza e trasforma i prodotti energetici.

Tutto questo ha sullo sfondo una guerra in Ucraina che non accenna a fermarsi. Lo scorso mese si era parlato di un "piano di pace" promosso dal ministro Di Maio. La Farnesina come si sta muovendo per far avvicinare Russia e Ucraina?

Il nostro obiettivo è creare una piattaforma per lavorare, ma quando i tempi saranno maturi per farlo. Al momento purtroppo non siamo in questa situazione, perché Russia e Ucraina non hanno intenzione di sedersi al tavolo negoziale. All'Italia, comunque, è già stato riconosciuto un ruolo importante da mediatore, soprattutto lato Ucraina. Il nostro nome è stato fatto da loro quando si è parlato di creare un gruppo di Paesi garanti delle trattative di pace. L'Italia ha sempre dimostrato di avere una capacità diplomatica e di mediazione importanti e questo è un fattore che può incidere. Di Maio non ha mai detto che presentare un piano per la pace significasse vederlo subito approvato: è un lavoro in divenire, in cui ci si prepara per quando verrà il momento giusto.

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