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Riforma Calderoli sull’Autonomia differenziata, voto finale slitta a martedì: protestano le opposizioni

Slittano a martedì prossimo, 23 gennaio, le dichiarazioni di voto e il voto finale sul ddl sull’autonomia differenziata, che passerà poi all’esame della Camera.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il voto finale sulla riforma Calderoli che introduce l'autonomia differenziata slitta a martedì prossimo, 23 gennaio, alle 16:30. Oggi pomeriggio si è conclusa la votazione degli emendamenti. Il ddl dà seguito alla riforma del Titolo V della Costituzione del 2021: definisce procedure legislative e amministrative che servono per arrivare a una intesa tra lo Stato e le Regioni che chiedono l’autonomia differenziata. Dopo l’approvazione del Senato, il testo dovrà passare alla Camera per l’ok definitivo.

In commissione Bilancio si è verificato uno scontro tra maggioranza e opposizione. Il pomo della discordia è l'emendamento di FdI, prima firma De Priamo, riformulato, che in commissione Affari costituzionali aveva ricevuto l'ok del governo, e che puntava a ottenere che i fondi per coprire gli eventuali maggiori oneri legati all'attuazione dei Lep fossero aumentati anche per le Regioni che non hanno chiesto l’autonomia differenziata.

Il testo di Andrea de Priamo è arrivato in Aula nella riformulazione voluta dall'esecutivo, con la richiesta di risorse "volte ad assicurare i medesimi livelli essenziali delle prestazioni sull'intero territorio nazionale, ivi comprese le Regioni che non hanno sottoscritto le intese, al fine di scongiurare disparità di trattamento tra le regioni", ma prevedendo che ciò avvenga "coerentemente con gli obiettivi programmati di finanza pubblica e con gli equilibri di bilancio".

È stata proprio la riformulazione dell'emendamento a generare malumori nelle opposizioni. La riformulazione ai fini della determinazione dei Lep non cambierebbe nulla, spiegano dalla minoranza, ma creerebbe un pericoloso precedente: "Abbiamo contestato le modalità con cui è stato riformulato l'emendamento De Priamo, che doveva essere la mediazione tra FdI e Lega. Chiedevamo che le stesse modalità venissero utilizzate sulle nostre proposte che prevedevano coperture di spesa. Non si possono avere due pesi e due misure", ha detto il capogruppo del Pd al Senato Francesco Boccia, parlando con i giornalisti, spiegando le ragioni della protesta delle opposizioni in commissione Bilancio. L'emendamento di FdI, su cui c'è l'accordo di maggioranza, è stato "svuotato con una clausola di invarianza di spesa" a dimostrazione che "non c'è un centesimo sul ddl spacca-Italia".

I gruppi di minoranza hanno chiesto pertanto una riapertura dei termini di presentazione degli emendamenti, per ottenere la riammissione dei loro emendamenti al ddl, in precedenza ritenuti inammissibili, cosa che però non è stata accordata. Da qui la decisione di abbandonare i lavori in commissione.

Cosa dice l'emendamento di Fdi che ha fatto infuriare le opposizioni

Assicurare i "medesimi livelli essenziali delle prestazioni sull'intero territorio nazionale, ivi comprese le Regioni che non hanno sottoscritto le intese, al fine di scongiurare disparità di trattamento tra Regioni, coerentemente con gli obiettivi programmati di finanza pubblica e con gli equilibri di bilancio, nel rispetto dell'articolo 9 della presente legge e della lettera d) del comma 793 dell'articolo della 197/2022". È il contenuto dell'emendamento riformulato a prima firma Andrea De Priamo (FdI), approvato dall'Aula del Senato al ddl sull’Autonomia differenziata, che prevede sostanzialmente che anche alle Regioni che non chiedono il trasferimento delle competenze siano trasferite risorse pari a quelle delle Regioni che invece lo richiedono.

La riformulazione era stata chiesta dal ministero dell’Economia. L'emendamento, approvato con 90 voti favorevoli, 1 voto contrario e 62 astenuti, è stato chiesto da Fdi come ulteriore garanzia che le intese sul trasferimento di funzioni non partano senza risorse per assicurare i Lep su tutto il territorio nazionale, comprese le Regioni che non chiedano l'Autonomia, proprio per evitare disparità. Ma la nuova formulazione lega le risorse agli "equilibri di bilancio", cioè, secondo le accuse lanciate dalle opposizioni, una clausola di "invarianza di spesa".

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