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Renzi: “Da D’Alema a Monti, usano il referendum per cercare di riprendersi il Paese”

Nella tradizionale e-news settimanale Matteo Renzi affronta numerosi argomenti: dall’endorsement pubblico alla Clinton: “Noi speriamo che il prossimo presidente Usa sia femmina, come recitava il titolo di un vecchio film” fino alla critica della violenta manifestazione andata in scena durante la Leopolda di Firenze.
A cura di Charlotte Matteini
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"Noi… speriamo che sia femmina, come recitava il titolo di un vecchio film". Nella sua tradizionale e-news settimanale, il presidente del Consiglio Matteo Renzi fa il suo personale endorsement per Hillary Clinton, auspicando possa vincere lei le elezioni presidenziali americane che si terranno domani, 8 novembre. "Sono ore decisive per gli Stati Uniti e quindi per il mondo. Tra qualche ora sapremo il nome del 45° presidente americano ed è ovvio che questa scelta influenzerà moltissimo il mondo dei prossimi quattro anni. Ma mentre cala il sipario credo sia giusto riconoscere a Barack Obama i meriti per questi otto anni. Ovviamente saranno gli storici a definire le luci e le ombre della sua presidenza. Ma per me la storia sarà gentile con Obama perché l’ex senatore dell’Illinois ha saputo scrivere una pagina indelebile nella storia della politica", commenta Matteo Renzi, sottolineando l'importanza del mandato presidenziale di Obama appena concluso: "Il primo presidente di colore, ad appena mezzo secolo di distanza dai fatti di Selma. L’uomo che ha investito sulla speranza contro il cinismo, che ha educato una generazione a provarci (Yes, we can), che ha prodotto con politiche di crescita un boom di crescita dell’occupazione, che ha investito molto su energia, innovazione e sanità. Ci sono state polemiche sulla sua politica estera, lo sappiamo. Ma considero un grande successo l’operazione Cuba, giusta l’intuizione sull’Iran, strategica la necessità di una nuova politica commerciale globale. E condivido integralmente le parole di Obama sul ruolo e le potenzialità dell’Europa partendo dal cambio di passo su austerity e immigrazione", ha proseguito Matteo Renzi.

"Il punto è che Obama è stato un riferimento per chi crede nel sogno americano, per chi crede nel partito democratico, per chi crede nella politica. Per me è stato un grandissimo privilegio aver avuto la possibilità di lavorarci insieme e di confrontarsi in tante occasioni, dalle grandi questioni geopolitiche al rapporto tra fede e politica fino all’utilizzo dei social network. Il cittadino Obama sarà ancora utile alla politica mondiale, continuando a essere fonte di ispirazione e di confronto soprattutto per la nuova generazione. Ma il presidente Obama resterà nella storia e anche nel cuore di molti di noi", ha concluso il presidente del Consiglio.

Non solo elezioni presidenziali americane e Barack Obama, nella sua e-news Renzi parla inoltre della settima edizione della Leopolda, appena conclusasi a Firenze e segnata quest'anno dalle contestazioni andate in scena lo scorso wee-end: "Da sette anni la Leopolda è un luogo nel quale professionisti della politica e cittadini che vivono la quotidianità si confrontano in modo serrato, positivo, puntiglioso sulle sfide dell’Italia. Raramente ho visto una Leopolda così carica di proposte e idee. Altro che polemiche. Qui potete rivedere tutti gli interventi, alcuni dei quali davvero bellissimi. Purtroppo certi manifestanti hanno cercato di scontrarsi con le forze dell’ordine. Basta vedere questo video per capire come sono andate le cose. Dicono volessero difendere la Costituzione: io non credo che serva spaccare un cartello stradale sulla testa di un poliziotto per difendere la Costituzione. Dicono volessero raggiungere la Leopolda: peccato che armati di sassi e cappucci stessero prendendo via Cavour che è la strada che porta al Duomo, al centro. Volevano sfasciare Firenze, altro che raggiungere la Leopolda. Solidarietà totale alle forze dell’ordine che lo hanno impedito", ha sostenuto Renzi.

"Più ci avviciniamo al 4 dicembre, più è naturale dimostrare come siano ingiuste le accuse strumentali contro questa riforma. Ormai è evidente a tutti che non c’è nessun rischio autoritario ma si semplifica il quadro istituzionale sulla base dei modelli degli altri Paesi. Ma più andiamo avanti e più è evidente che i leader del fronte del No usano l’appuntamento del 4 dicembre per tentare la spallata al Governo. Vogliono tornare loro a guidare il Paese e si rendono conto che questa è l’ultima chance. Ecco perché da Berlusconi a D’Alema, da Monti a De Mita, da Dini a Cirino Pomicino fino a Brunetta, Grillo e Gasparri stanno tutti insieme in un fronte unico. Provate a chiedere loro su cosa andrebbero d’accordo: su nulla, probabilmente. Solo sul dire no. Ma l’Italia non si cambia con i no. L’Italia non va avanti seguendo chi sa solo criticare gli altri senza proporre un’alternativa. Ecco perché ogni giorno di più il referendum diventa un derby tra futuro e passato, tra speranza e nostalgia, tra chi vuole cambiare e chi preferisce non cambiare nulla. Stavolta possiamo davvero liberarci della maledizione del Gattopardo. Ma perché ciò accada è fondamentale che tante persone si mettano in gioco", conclude il presidente del Consiglio.

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