95 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Referendum, Ricci (Pd) a Fanpage.it: “Parlamento ora faccia suo dovere, Lega ipocrita su cannabis”

“Il Parlamento non se la può cavare facendo spallucce perché il referendum non si farà, deve legiferare. Ma sono scettico: all’interno della maggioranza, la Lega in particolar modo, ha un atteggiamento molto ipocrita su questo tema”: così, in un’intervista con Fanpage.it, Matteo Ricci, sindaco di Pesaro ed esponente del Pd, commenta la bocciatura da parte della Consulta del referendum sulla cannabis.
A cura di Annalisa Girardi
95 CONDIVISIONI
Immagine

La Corte Costituzionale ha giudicato inammissibili i referendum su cannabis ed eutanasia: ora tocca al Parlamento dare risposte alla grande mobilitazione dei cittadini che hanno partecipato numerosi alla raccolta firme e che chiedono risposte su questi temi. L'area progressista chiede che la decisione della Consulta spinga le Camere ad accelerare su questi fronti, ma c'è anche chi è scettico. Matteo Ricci, primo cittadino di Pesaro e coordinatore dei sindaci del Partito democratico, in un'intervista con Fanpage.it sottolinea come all'interno della maggioranza ci siano posizione ipocrite rispetto alla questione. E punta il dito contro la Lega.

Si aspettava una decisione di questo tipo da parte della Consulta sul referendum sulla cannabis?

Non me lo aspettavo. Al di là della valutazione su come sia stato scritto il quesito, penso che si sia persa una grande occasione per fare un passo in avanti su un tema molto sentito, anche per rimettere in campo un dibattito serio come quello delle droghe pesanti, piuttosto che continuare con l’atteggiamento proibizionista sulla cannabis. E il grande numero di firme raccolte è dimostrazione, da un lato, di quanto sia necessario porre attenzione sulla questione, dall'altro delle enormi aspettative che c'erano e ci sono di regolamentazione.

Crede che la legalizzazione potrebbe facilitare l’utilizzo terapeutico della cannabis? Molte volte sono i pazienti a non volervi fare ricorso per paura dello stigma culturale e sociale…

Negli ultimi anni sono stati fatti dei passi avanti dal punto di vista scientifico. Il fatto che la coltivazione sia illegale non favorisce sicuramente l’utilizzo della cannabis per uso terapeutico e allo stesso tempo fa sì che la sostanza resti in mano alla criminalità e agli spacciatori. Lasciare il mercato della cannabis in mano agli spacciatori è un favore alla malavita, ma è anche un modo per avvicinare i giovani alle droghe pesanti. Per questo avrei votato sì al referendum. È anche evidente che su un tema come questo il Parlamento dovrebbe legiferare, togliendo dubbi a chi contrastava i quesiti del referendum.

Al di là della decisione della Consulta, la raccolta firme ha dato un segnale preciso alla politica: crede che in questa legislatura sarà possibile fare passi avanti? È comunque un tema molto divisivo per la maggioranza…

Sicuramente c’è spazio in Parlamento. Sono dubbioso perché all’interno della maggioranza, la Lega in particolar modo, ha un atteggiamento molto ipocrita su questo tema. Sarebbe un’ottima cosa che il Parlamento affrontasse il tema perché sarebbe l’occasione per concentrarsi su un problema vero, quello delle dipendenze, sia da droghe pesanti che da traumi psicologici derivanti anche dal lockdown. Spero ancora che si possa fare in Parlamento, ma sono scettico.

Una proposta in Parlamento sulla cannabis c’è già, è quella che permetterebbe la coltivazione fino a 4 piante femmine: lei come la giudica?

La proposta che c’è in Parlamento potrebbe essere la basa dalla quale partire, ma occorre la volontà politica di portarla avanti. Il Pd deve spingere affinché questa tematica venga affrontata.

Sul fine vita la situazione è simile, per la Consulta il referendum sull’eutanasia è inammissibile e in Parlamento c’è una proposta di legge sul suicidio assistito: previsioni per il futuro su questo tema?

Il discorso è lo stesso. Il Parlamento non se la può cavare facendo spallucce perché il referendum non si farà. Al contrario, occorrerà mettere mano ad una legge sul fine vita. Ci sono tanti malati terminali che la richiedono, è un passo in avanti dal punto di vista della civiltà di un paese. Non è possibile che tante persone siano costrette a soffrire per anni un dolore inspiegabile contro la propria volontà. Senza una norma, il rischio è che tante attività vengano fatte in maniera illecita oppure che tante persone siano costrette ad andare all’estero.

Sia su eutanasia che su cannabis il Partito democratico avrebbe dovuto prendere posizioni più nette secondo lei?

La linea del Pd è che il Parlamento deve fare il suo dovere, senza scaricare decisioni sul referendum. Il referendum è uno strumento importante di democrazia diretta, ma ogni volta che lo si utilizza significa che il Parlamento non è stato in grado di legiferare su un tema. Su argomenti sentiti, come quello del fine vita, il Parlamento non può fuggire dalle proprie responsabilità. Così come deve intervenire sul tema della cannabis.  In generale penso che il fatto che non ci sia referendum su cannabis e eutanasia abbasserà notevolmente l’attenzione sullo strumento referendario, rischiando di avere un’affluenza molto bassa. I temi della giustizia appassionano gli addetti ai lavori, ma non la cittadinanza in maniera diffusa. Temo che, al di là delle posizioni che terranno i partiti, ci sia il rischio di non raggiungere il quorum e che la campagna referendaria si trasformi in una sbagliata campagna contro la magistratura.

Infine, qual è la sua posizione rispetto ai referendum sulla giustizia che hanno ricevuto il via libera dalla Corte? 

Il Parlamento deve fare riforme sulla giustizia, perché è evidente che la materia è talmente complessa e delicata che ciò che serve al Paese è una riforma complessiva. Se non dovessero intervenire riforme nuove, che anticipano l’esito del referendum, occorrerà esprimersi. Bisogna stare molto attenti a non trasformare il referendum in uno strumento contro la magistratura, come sta facendo Salvini. Sarebbe molto grave. Politicizzare un referendum potrebbe portare a scontri istituzionali tra partiti, politica e magistratura, cosa che in questo momento non serve al Paese. Sulla Severino io voterò sicuramente sì. E credo che come me lo faranno tanti sindaci. È chiaro però che, intervenendo la riforma parlamentare, terrei la legge Severino soltanto per i reati di mafia. La prossima settimana avremo una prima riunione per decidere la posizione da tenere. È una legge abominevole per tanti amministratori, che per reati minori sono costretti a dimettersi o a non candidarsi dopo il primo grado di giudizio. Penso inoltre che tutti debbano avere diritto ai tre gradi di giudizio, non capisco perché gli amministratori e coloro che fanno politica non abbiano questo diritto. Una decisione che deve spingere la giustizia ad accorciare i tempi, perché quella di far valere soltanto per alcune categorie di cittadini un unico grado di giudizio non può essere una scorciatoia.

95 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views