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Rampelli sulla sua proposta di legge per multare chi non parla italiano: “Si potrà dire croissant”

Il vicepresidente della Camera Rampelli difende la sua proposta di legge per tutelare la lingua italiana: “Si potrà continuare a dire bar e croissant – dice l’esponente di Fratelli d’Italia – non è una legge autarchica”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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In Italia si potrà continuare a dire bar, croissant, cocktail. Niente pallacorda o torpedone, insomma. A garantirlo è Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera, volto storico di Fratelli d'Italia e soprattutto primo firmatario della legge che prevede delle multe per chi utilizza termini stranieri. E non parliamo di una sanzione simbolica: si arriva fino a 100mila euro. Dopo giorni di polemica e di silenzio – anche perché a finire nella bufera è stato anche il suo collega di partito e amico Ignazio La Russa, per tutt'altra storia – Rampelli ha rilasciato alcune dichiarazioni al Corriere della Sera. E la prima cosa che ha voluto fare è stato tranquillizzare tutti: "Croissant e bar non si toccano".

"Nella mia testa non c'è una legge autarchica – si è difeso Rampelli – Non voglio italianizzare le parole straniere, ma se c’è un corrispettivo, beh, si deve usare. Mi sembra semplice". Tra l'altro la proposta di legge per tutelare la lingua italiana "interessa soltanto gli enti pubblici e privati". Il vicepresidente della Camera ha spiegato che la sua idea nasce da due considerazioni fondamentali: "Primo, i cittadini hanno diritto alla comprensione" e "se non c'è, non c'è democrazia". Secondo: "È evidente che i processi di globalizzazione mettono a rischio, quasi ovunque, le lingue madri".

Rampelli – che della difesa della lingua e dell'identità italiana ha fatto una bandiera negli ultimi anni, come dimostra la polemica del dispensatore – ha anche difeso il suo collega di partito Adolfo Urso, titolare del ministero del Made in Italy (chiamato così, tra l'altro, proprio dal governo Meloni): "Dalle sanzioni è escluso chiunque, rappresentando gli interessi economici dell'Italia all'estero, è costretto a usare termini stranieri". Insomma, Urso e Meloni sono stati costretti a rinominare in quel modo il ministero. Anche se non si capisce bene da chi.

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