Quando parte l’accordo Usa-Ue sui dazi, per quali prodotti cambiano le tariffe e cosa succede in Italia

A fine luglio, da un incontro tra la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump era emersa una prima intesa sui dazi. I paletti erano: tariffe al 15%, con alcune esenzioni, in cambio dell'impegno europeo a investire di più negli Stati Uniti per armi e energia. Ieri sono arrivati maggiori dettagli, con un vero e proprio accordo-quadro che chiarisce meglio le condizioni. Tra i settori che riceveranno un'esenzione ci sono gli aerei, i farmaci e anche le automobili, a certe condizioni. Niente eccezioni invece per vino e alcolici, né per i prodotti agroalimentari.
"Prevedibilità per le nostre aziende e per i nostri consumatori. Stabilità nella più grande partnership commerciale del mondo. E sicurezza per i posti di lavoro e la crescita economica in Europa nel lungo termine", ha commentato soddisfatta la presidente von der Leyen. "Questo accordo commerciale tra Ue e Usa apporta benefici ai nostri cittadini e alle nostre aziende e rafforza le relazioni transatlantiche".
Tecnicamente, questo non è l'ultimo passaggio. Si tratta di un accordo-quadro, appunto, e tutti i settori elencati dovranno stendere delle intese più precise che dettaglino i particolari. Ma la sostanza è decisa.
Su quali prodotti Ue scattano i dazi Usa e quali sono esenti
Dal 1° settembre, tutti quei prodotti che già subiscono un dazio pari o superiore al 15% non avranno peggioramenti. Ci saranno alcune eccezioni: "risorse naturali non disponibili" negli Usa (tra cui il sughero), tutti gli aerei e le parti di aerei, farmaci e ingredienti per produrli, precursori chimici. Per questi ci saranno tariffe più basse o a zero.
In più, per le auto il tetto al 15% scatterà solo quando l'Unione europea "introdurrà formalmente le necessarie proposte legislative" per azzerare una serie di tariffe sui prodotti industriali statunitensi. Il commissario europeo al Commercio Sefcovic ha fatto intendere che questo avverrà già ad agosto. Per quanto riguarda acciaio e alluminio, i dazi resteranno alti.
L'elenco di esenzioni è piuttosto ristretto, ma si potrebbe allargare in futuro con nuove trattative. Questo è "un obiettivo fondamentale per l’Ue", ha fatto sapere la Commissione. Anche perché in Italia l'assenza del vino e dei prodotti agroalimentari ha allarmato il settore.
Lo scontro sul vino
Parlando del vino, e degli alcolici in generale, il commissario Sefcovic ha detto: "Erano uno degli interessi più importanti dell’Unione europea. Purtroppo, non siamo riusciti a inserire questa categoria tra i settori" che ottengono dazi più favorevoli. "Le porte non sono chiuse per sempre", e "lavoreremo il più duramente possibile per spandere i settori", ha aggiunto.
In Italia lo scorso anno le esportazioni di vino nel mondo hanno portato incassi per circa otto miliardi di euro. Gli Stati Uniti sono stati la prima destinazione, con quasi un quarto delle vendite totali (più del solito, anche perché molti importatori americani negli ultimi mesi dell'anno hanno ‘fatto scorta' in vista dei dazi annunciati da Trump). In generale, l'esportazione di vino europeo negli Usa è valsa cinque miliardi di euro, e quella di alcolici in generale otto miliardi.
La Francia e l'Italia sono tra i Paesi più interessati. Non a caso infatti ieri, commentando l'accordo, la presidenza del Consiglio italiana ha sottolineato che "non si tratta ancora di un punto di arrivo ideale", anche se "alcuni punti fermi importanti sono stati già raggiunti".
Cosa cambia per le famiglie italiane e europee
Come già spiegato in passato, i dazi non riguardano direttamente i consumatori europei e italiani. A pagare le tariffe saranno le aziende che esportano negli Stati Uniti, che dovranno decidere se ridurre le loro entrate o alzare i prezzi negli States, rischiando di perdere clienti. Per quanto riguarda, invece, i prezzi nei supermercati italiani – ad esempio – non ci sarà alcun impatto evidente.
Serviranno alcuni mesi per misurare l'effetto dei dazi sulle esportazioni. L'impatto sul Pil italiano nel complesso dovrebbe essere limitato: la maggior parte delle previsioni degli esperti stimano che sia di qualche decimo percentuale. Nei singoli settori più interessati, invece, c'è il rischio che l'effetto si faccia sentire.
Le conseguenze peggiori saranno comunque quelle subite dalle famiglie americane, che si ritroveranno con prezzi aumentati su praticamente tutti i prodotti importanti dall'estero (e anche quelli prodotti negli Usa che utilizzano qualche componente o macchinario straniero). Come detto, per chi fa la spesa in Italia e nell'Ue non è previsto un effetto immediato o diretto.
Il ‘prezzo' che l'Europa dovrà pagare: acquisto di armi e energia
Per ottenere l'accordo sui dazi, l'Europa si è impegnata a rispettare una serie di condizioni. Ad esempio, "aumentare significativamente l’approvvigionamento di equipaggiamenti militari e di difesa dagli Stati Uniti". Vendere più armi era tra gli obiettivi messi sul tavolo dagli Usa fin dall'inizio, e l'Europa ha accettato.
Anche se, come ha specificato un funzionario della Commissione europea, non ci sono dettagli: "Non ci sono numeri, non ci stiamo impegnando in nulla di specifico". Visto che "stiamo aumentando la nostra spesa militare e per la difesa", allora "ovviamente, essendo gli Stati Uniti un importante fornitore di equipaggiamenti, ci aspettiamo di aquistare anche più equipaggiamenti statunitensi".
Questo non è l'unico impegno. Si parla di "comprare almeno 40 miliardi di dollari di chip per l'intelligenza artificiale statunitensi", e di acquistare da qui al 2028 "750 miliardi di dollari di gas naturale liquido, petrolio e energia nucleare prodotti negli Usa". In più, si prevede che le aziende europee investiranno "ulteriori 600 miliardi di dollari in settori strategici negli Stati Uniti" entro il 2028.
Per il resto, l'Europa si impegna a rendere meno restrittive alcune delle sue regolamentazioni (ad esempio sulle emissioni di carbonio) per le aziende americane, e a "semplificare" le norme per le importazioni alimentari, ad esempio i requisiti per i certificati sanitari per la carne di maiale e i latticini. Nessuna menzione, invece, per la tassa sui servizi digitali: una delle ‘armi' che l'Europa ha nei confronti delle grandi aziende tech statunitensi. "Abbiamo tenuto queste questioni fuori dai negoziati commerciali", ha commentato Sefcovic. "L'autonomia normativa è assolutamente importante".