Quando arriva il rimborso del modello 730 senza sostituto d’imposta: le date da dicembre 2025

Ogni anno, con la chiusura delle dichiarazioni fiscali, migliaia di contribuenti attendono un momento importante: il rimborso del credito derivante dal modello 730. Per la maggior parte dei lavoratori e dei pensionati, la procedura è quasi invisibile, perché il rimborso viene direttamente accreditato tramite stipendio o pensione. Diversa è invece la situazione per chi presenta il 730 senza sostituto d'imposta, cioè senza indicare un datore di lavoro o un ente pensionistico che faccia il conguaglio. In questo caso, il rimborso non passa attraverso la busta paga, ma arriva direttamente dall'Agenzia delle Entrate. Di conseguenza, i tempi possono essere più lunghi.
Con l'avvicinarsi della fine dell'anno, iniziano le prime erogazioni, ma non tutti ricevono il rimborso nello stesso momento: per alcuni la procedura può infatti prolungarsi fino alla primavera del 2026. Ecco, passo dopo passo, come funziona.
Chi utilizza il 730 "senza sostituto d'imposta"
Questa modalità è pensata per:
- chi non ha più un datore di lavoro perché il rapporto si è concluso prima della dichiarazione;
- chi lavora ma preferisce non indicare il proprio sostituto, magari per motivi personali o perché vuole gestire direttamente il rimborso;
- chi ha redditi misti e non ha un sostituto unico.
È dunque una platea molto eterogenea: studenti lavoratori, chi ha contratti brevi, chi ha cambiato occupazione, persone rimaste senza impiego, ecc.
Come arriva il rimborso del 730 senza sostituto d'imposta
Quando si presenta il 730 senza sostituto, il rimborso non entra nello stipendio ma viene pagato direttamente dall'amministrazione finanziaria. Le strade sono due:
- Bonifico su conto corrente, se il contribuente ha comunicato l'IBAN in anticipo. È sostanzialmente la modalità più veloce.
- Titolo di pagamento cartaceo, recapitato tramite Poste. In questo caso, invece, i tempi si allungano e si rischiano ritardi anche importanti, perché l'emissione e la spedizione richiedono procedure più lunghe.
Nella pratica: se si inserisce il proprio IBAN nell'area riservata dell'Agenzia, il rimborso arriva come un normale accredito bancario; se invece non si comunica il conto, si riceverà un avviso postale con cui andare allo sportello per incassare il titolo di pagamento.
Come verificare lo stato della pratica
Una volta inviata la dichiarazione, l'unico modo per capire quando arriverà il rimborso è seguire online l'avanzamento della pratica. Accedendo al portale dell'Agenzia, nella sezione dedicata al 730, compare una voce chiara: "In lavorazione". Quando questo avviso appare significa che i controlli preliminari sono terminati o in fase conclusiva e l'Agenzia sta predisponendo il pagamento; di solito, una volta attivata questa fase, i primi bonifici possono partire già tra fine dicembre e gennaio. Chi non ha dimestichezza con i servizi digitali può chiamare il call center dell'Agenzia, oppure prendere appuntamento presso un ufficio territoriale.
Perché i rimborsi sono più lenti
Il nodo sta qui: senza un sostituto d'imposta, la macchina dei controlli è interamente a carico dell'Agenzia delle Entrate. Quando c'è un datore di lavoro o l'INPS, gran parte delle verifiche è già stata fatta "a monte", e i rimborsi vengono liquidati tra giugno e luglio. Chi invece sceglie (o è obbligato) a procedere senza sostituto vede slittare l'accredito, perché l'Agenzia deve controllare i dati uno per uno; alcuni profili richiedono verifiche aggiuntive; eventuali incongruenze allungano ulteriormente l'iter.
Quando arriva il rimborso: da dicembre fino alla primavera 2026
L'avvio delle liquidazioni per chi non ha un sostituto d'imposta parte nell’ultimo mese dell'anno, ma questo è solo il primo "slot". La realtà è che il calendario è molto flessibile: in molti casi i pagamenti arrivano tra gennaio e marzo, e non sono rari i rimborsi erogati entro aprile 2026. Il motivo? Dipende da ben tre fattori:
- L'esito dei controlli: chi non ha anomalie riceve prima il rimborso.
- L'importo del credito: le somme più alte richiedono verifiche supplementari.
- La soglia dei 4mila euro: oltre questo limite scattano controlli automatici più stringenti, che allungano di settimane – talvolta di mesi – la conclusione della pratica.
L'importanza dell'IBAN
Uno dei fattori più sottovalutati, ma davvero decisivo, è la comunicazione delle coordinate bancarie. Fornire l'IBAN permette infatti all'Agenzia di effettuare l’accredito senza ulteriori passaggi. Chi non lo fa, invece, viene inserito nel circuito dei pagamenti cartacei, che richiede:
- emissione del titolo,
- invio tramite Poste,
- riscossione allo sportello.
In pratica, un rimborso che poteva arrivare in due settimane può richiedere due mesi.
L'IBAN si può comunicare:
- nell'area riservata del sito dell'Agenzia,
- tramite il servizio "Rimborsi su c/c",
- via PEC, inviando il modulo firmato digitalmente alla direzione provinciale,
- oppure consegnando il modulo cartaceo allo sportello (anche tramite delegato).