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Quali sono gli unici funzionari che potranno aumentare i loro stipendi: il piano del governo dopo il caso Brunetta

Dopo le polemiche sui compensi d’oro al Cnel, Palazzo Chigi prepara la stretta. Una circolare di Zangrillo congelerà infatti gli aumenti nella Pubblica amministrazione, mentre il Dpcm atteso a gennaio introdurrà criteri legati al merito. Solo una manciata di alti funzionari potrà vedere da subito un ritocco in busta paga.
A cura di Francesca Moriero
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È bastato un aumento di 60mila euro per scatenare un terremoto politico. Renato Brunetta, presidente del Cnel, aveva fatto sapere di voler ritoccare il proprio stipendio da 250mila a 311mila euro l'anno, invocando l'adeguamento ai parametri di altri organi costituzionali. La notizia, allora, aveva sollevato un'ondata di critiche trasversali: Giorgia Meloni aveva parlato di decisione "non condivisibile", la Lega aveva annunciato interrogazioni parlamentari e l'opposizione aveva accusato Brunetta di incoerenza, ricordando il suo no al salario minimo. A completare il quadro, anche la scoperta che la retribuzione del presidente del Cnel era stata resa possibile solo da una norma inserita nel decreto Pnrr del marzo 2024, che aveva consentito di percepire compensi pubblici anche a chi è già in pensione. Sotto la pressione politica e mediatica, Brunetta aveva poi fatto marcia indietro: "Revoco la decisione con effetto immediato", aveva infatti annunciato.

Il caso Brunetta ha portato l'attenzione pubblica sulla questione, che in realtà affonda le radici nella sentenza della Corte Costituzionale dello scorso luglio, quando ha dichiarato illegittimo il tetto di 240mila euro ai compensi dei dirigenti pubblici, introdotto nel 2014 come misura d’emergenza. Con quella sentenza, il limite legale è venuto meno, aprendo la strada a possibili rialzi degli stipendi. Palazzo Chigi, però, vuole evitare una corsa indiscriminata agli aumenti. Per questo il ministro della Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, sta per emanare una circolare che congelerà ogni adeguamento "in via prudenziale", almeno fino all'adozione del nuovo Dpcm previsto per gennaio, che introdurrà criteri più strutturati legati al merito e alle risorse disponibili.

Chi potrà davvero guadagnare di più

Nel frattempo, solo pochissimi alti funzionari potranno beneficiare della decisione della Consulta. Si tratta di una dozzina di figure di vertice, i presidenti della Corte di Cassazione, della Corte dei Conti, del Consiglio di Stato, della Giustizia Tributaria e il capo della Polizia, che avevano visto ridursi il proprio trattamento economico proprio a causa del tetto poi annullato.

Per tutti gli altri, dai capi dipartimento dei ministeri ai dirigenti generali, gli stipendi resteranno fermi. Gli adeguamenti, si legge nella bozza della circolare, potranno avvenire solo se "sussistono risorse destinate allo scopo" e comunque dopo l'adozione dei nuovi criteri previsti dal Dpcm.

Verso un sistema legato al merito

L'obiettivo dichiarato del governo sarebbe quello insomma di evitare un "appianamento verso l'alto" delle retribuzioni e legarle invece al merito, alla produttività e alle responsabilità dei singoli incarichi. "Non ci saranno aumenti automatici", ha assicurato Zangrillo in un recente intervento televisivo, spiegando che la riforma andrà nella direzione opposta: "premiare chi dimostra risultati concreti e competenze". Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti sarebbe sulla stessa linea. I due lavorano a un testo che sarà sottoposto a Palazzo Chigi nelle prossime settimane, per rendere la retribuzione pubblica più coerente con criteri di efficienza e sostenibilità di bilancio.

Authority e enti autonomi restano fuori

La nuova disciplina, però, non potrà toccare gli enti costituzionali e le authority regolati da norme europee, come Bankitalia o la stessa Corte dei Conti. Una zona grigia che però  non piace proprio a tutti: il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, avrebbe infatti già chiesto di intervenire "perché non possono vivere in un paradiso intoccabile".

Ad ogni modo, la circolare Zangrillo è attesa già entro la settimana; servirà a congelare la situazione in vista del Dpcm di gennaio, che ridisegnerà l'intero sistema retributivo dei vertici pubblici. Fino ad allora, nessuna corsa agli aumenti sarà possibile: la linea del governo è infatti ferma, fermare gli automatismi, premiare il merito, evitare nuovi casi Brunetta.

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