Quali Paesi europei vogliono tornare alla leva militare obbligatoria e cosa ne pensa il governo Meloni

In Germania, nei prossimi mesi potrebbe tornare in vigore la leva obbligatoria. Era stata sospesa nel 2011, ma il ministro della Difesa Pistorius ha detto che dopo l'estate depositerà un disegno di legge per ingrossare le fila dell'esercito: prima una chiamata dei volontari e poi, se non bastano, il ritorno della coscrizione. Si allineerebbe con gli altri Stati europei che prevedono la leva obbligatoria, specialmente quelli baltici. In Italia invece la proposta è stata avanzata soprattutto dalla Lega, ma per adesso il governo Meloni non l'ha mai presa sul serio.
Il piano della Germania per tornare alla leva e ampliare l'esercito
Come è noto il governo di centrodestra in Germania ha preso molto a cuore gli obiettivi del riarmo. A marzo è stato approvato un piano da 500 miliardi di euro che va contro la storica attenzione tedesca per i conti in ordine. La spesa militare, in linea con le richieste della Nato, aumenterà parecchio nei prossimi anni. E come parte di questo riarmo servirà anche un numero maggiore di soldati.
In Germania la leva obbligatoria è stata in vigore dal 1957 fino al 2011, quando è stata sospesa (se venisse riattivata peraltro riguarderebbe solo gli uomini, perché così prevede la Costituzione; per cambiare la norma servirebbe il via libera dei due terzi del Parlamento). In quel periodo l'esercito tedesco si concentrava soprattutto su missioni all'estero, e l'utilità di avere dei 18enni addestrati per sei mesi era limitata.
Ora però questo ragionamento sembra superato. L'attenzione è alla "minaccia della Russia", come ha detto il segretario generale della Nato Mark Rutte. Così la priorità torna avere un esercito più ampio di quello attuale, con circa 180mila persone in servizio.
Il ministro della Difesa Boris Pistorius nelle ultime settimane ha chiarito più volte qual è il suo piano, che sarà inserito in un disegno di legge da presentare dopo l'estate. La prima opzione sarebbe di puntare sui volontari, con un modello simile a quello che esiste in Svezia. Ogni nuovo 18enne riceverebbe un questionario da completare con alcune informazioni (anche sulla propria condizione fisica) e poi dovrebbe indicare se è disponibile o no per un periodo di servizio nell'esercito. In seguito, i volontari verrebbero sottoposti a esami fisici per valutare se sono idonei.
Se però con questo metodo non si arrivasse al numero desiderato, si potrebbe far scattare di nuovo la coscrizione obbligatoria. Anche questo ‘piano B' sarà inserito nel disegno di legge annunciato dal ministro.
Cosa fanno gli altri Paesi europei e qual è la linea dell'Italia
In Europa sono soprattutto i Paesi baltici a prevedere il servizio militare obbligatorio. La fanno Finlandia, Lituania, Lettonia, Estonia, mentre la Norvegia applica un sistema più selettivo e la Svezia, come detto, seleziona gli idonei. Anche Grecia e Cipro prevedono la leva obbligatoria. La Polonia, che pure ha una spesa militare molto alta, non applica la coscrizione ma ha un'ampia quantità di riservisti a rotazione. Altri Stati prevedono il servizio militare volontario, come Cechia e Ungheria. La Francia ha un "servizio nazionale universale", che dura un mese e prevede di formare a interventi di sicurezza civile e simili. Neanche in Spagna c'è la leva obbligatoria.
In Italia il tema è caro soprattutto alla Lega, che negli anni ha più volte rilanciato in Parlamento proposte sulla ‘naia'. Ogni volta, però, il ministro della Difesa Guido Crosetto si è opposto, affermando che nell'esercito "servono professionisti" e non giovani senza addestramento. Così, per adesso nessuna di queste proposte è stata presa sul serio. Tuttavia, un piano per il potenziamento dell'esercito ci sarebbe, anche se i dettagli non sono ancora noti.
Se non c'è la leva obbligatoria, l'altra possibilità su cui puntare sono i volontari. E infatti sempre la Lega ha depositato una proposta di legge per richiamare fino a 10mila riservisti nei casi di emergenza. La proposta sarà discussa nei prossimi mesi. È possibile anche che abbia un certo riscontro: un recente sondaggio ha mostrato che oltre la metà dei 18enni italiani non sarebbe disposta ad arruolarsi nelle forze armate in caso di emergenza, ma il 44% direbbe di sì.