Ponte sullo Stretto, l’esperta spiega perché il governo rischia il danno erariale dopo stop Corte dei Conti

Il governo, dopo l'iniziale reazione muscolare alla bocciatura della Corte dei Conti sulla delibera Cipess che la scorsa estate ha dato il via libera al progetto definitivo del Ponte sullo Stretto, ha fatto un passo di lato.
Non proprio un passo indietro, perché il vicepremier Salvini ha dichiarato di voler andare avanti comunque con la realizzazione dell'opera, pianificando un'apertura dei cantieri ritardata a febbraio. Ma comunque rispetto alle primissime dichiarazioni, che avevano mostrato l'intento di forzare subito le regole e chiedere alla Corte dei Conti una registrazione con riserva della delibera Cipess (procedura consentita dalla legge) i toni sono sembrati più pacati. Certo, il governo deve aspettare comunque la pubblicazione delle motivazioni della delibera con cui i magistrati contabili lo scorso mercoledì hanno negato il visto di legittimità, perché la Sezione centrale della Corte dei Conti non tornerà a riunirsi per decidere sul Ponte, prima di allora.
Ma la questione diventa sempre più delicata, perché una volta che la Corte avrà dato l'ok apponendo un ‘visto con riserva' alla delibera, i membri dell'esecutivo rischiano di dover rispondere in prima persona in caso di annullamento dell'iter. Ci sono due problematiche, di cui il governo deve tenere conto: l'indennità di risoluzione dei contratti stipulati e l'avvio degli espropri, che scatteranno immediatamente non appena la Corte darà il via libera. Cosa che potrebbe avvenire scaduti i 30 giorni previsti per la pubblicazione delle motivazioni: terminato questo periodo il Consiglio dei ministri potrà inviare una richiesta formale alla Corte, chiedendo di ‘vistare' la delibera pur senza un parere favorevole. Anche se Salvini spera nel frattempo che rispondendo a tutti i dubbi sollevati dai magistrati, la Corte possa cambiare idea sulla delibera, esprimendosi positivamente.
Perché il governo aspetta le motivazioni della Corte dei Conti
L'avvocata Aurora Notarianni (WWF), che da anni segue il dossier del Ponte, contattata da Fanpage.it, ha ribadito che il governo non poteva fare altro che attendere le motivazioni sul provvedimento di diniego, non avrebbe potuto in ogni caso procedere ora, chiedendo di registrare l'atto con riserva: "Non ci sarà una nuova adunanza della Sezione Centrale di controllo della legittimità sugli atti del governo e delle amministrazioni della Corte dei Conti, prima della pubblicazione delle motivazioni della delibera. L'esecutivo dunque è su una strada obbligata, non può fare altro che aspettare, senza andare subito allo scontro. Un atteggiamento prudenziale da parte del governo".
Insomma, sarebbe stato difficile per il governo andare al buio, chiedendo una registrazione con riserva dell'atto, senza conoscere nel dettaglio i rilievi sollevati dai magistrati, che sono di carattere formale e sostanziale. Una fra tutte, la questione del ‘progetto resuscitato': la direttiva dell'Unione europea 2014/24 stabilisce che se i costi di un'opera pubblica aumentano di oltre il 50% rispetto al contratto iniziale, bisogna fare una nuova gara d'appalto. Nel caso del Ponte, il contratto originale del 2005 era da 3,9 miliardi, mentre oggi la stima dei costi arriva a 13,5 miliardi. In base alle norme europee, quindi, il governo avrebbe dovuto avviare una nuova gara, invece di far rivivere semplicemente il vecchio contratto con Eurolink, che aveva vinto la gara nel 2005, mantenendo lo stesso general contractor.
Perché il governo rischia di essere accusato di danno erariale
Ma perché c'è il rischio concreto di una responsabilità erariale? Notarianni ha analizzato i bilanci della Stretto di Messina, che si trovano facilmente sul sito della società: "Le spese di gestione sono schizzate già durante questo primo anno, soprattutto nel 2024. La Corte dei Conti per esempio ha evidenziato che è stato dato un incarico alla Tplan Consulting, quella che ha elaborato le stime di traffico e la conseguente tariffazione proposta, ma non c'è stata una gara, e non è stato reso noto il contratto, è un'evidente violazione". Ma chi ne risponde? Ricordiamo che la società Stretto di Messina, la concessionaria per la progettazione, è una società a capitale interamente pubblico, dove il socio di maggioranza è il ministero dell’Economia. La responsabilità, nel caso in cui non fossero state rispettate le procedure, è in capo a chi ha firmato i contratti degli incarichi di consulenza e ha pagato, con soldi pubblici.
Le spese sostenute fino ad ora sono tante, come si vede anche dall'elenco dei pagamenti trimestrali del 2025, consultabile sul sito. "E tra l'altro non c'è un responsabile del procedimento, responsabile delle consulenze, che in genere c'è in tutti gli appalti. Gli unici responsabili dal punto di vista organizzativo sono l'ingegnere Valerio Mele, Responsabile della Direzione Tecnica della società Stretto di Messina, e l'ingegnere Claudio Catta, nominato nel 2023 Responsabile Unico del Progetto (RUP) per l'esame del piano tariffario. Non ci sono altri responsabili, oltre all'ad Ciucci. Ma non si capisce a che titolo siano stati incaricati i diversi soggetti. Risultano spese per il personale pari a 9 milioni di euro – ha detto l'avvocata a Fanpage.it -Stanno gestendo spese altissime, sembra ci siano soltanto dirigenti e quadri". Praticamente uno ‘stipendificio'.
Subito dopo la registrazione con riserva della delibera Cipess, automaticamente acquistano effetti i contratti stipulati. Quindi in caso di risoluzione dei contratti, se l'iter venisse bloccato, scatterebbero anche le penali, cioè appunto l'indennità di risoluzione del contratto, che dovrebbe essere pari al 5% del totale (anche se non c'è una conferma ufficiale su questa percentuale). L'altro effetto automatico è quello degli espropri delle case e degli esercizi commerciali: "Questa è una partita pesantissima, perché il progetto incide su una zona fortemente antropizzata. Sono previsti espropri per più di 450 immobili tra Sicilia e Calabria", ha spiegato Notarianni. Il danno per gli espropri non è quantificabile, secondo le legale del WWF.
"Forse il governo, alla luce di tutto ciò, sta cominciando a cercare una via di fuga, per evitare esposizioni gravi. Inoltre per eventuali contenziosi in tribunale, avrebbe un peso anche l'avvenuta a registrazione con riserva della delibera Cipess, visti i rilievi della Corte dei Conti, che è l'unico organismo terzo che si pronuncia sull'opera".