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Pnrr in ritardo, slitta di un mese il pagamento all’Italia della terza rata da 19 miliardi di euro

La Commissione europea ha deciso di allungare di un mese il periodo di verifica sugli obiettivi del Pnrr che l’Italia dice di aver raggiunto entro il 31 dicembre 2022. Slitta così anche il pagamento della terza rata. La stessa decisione era stata presa a febbraio, ma un mese aggiuntivo non è bastato.
A cura di Luca Pons
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Serve un mese in più di tempo per verificare che tutti i target del Pnrr che l'Italia aveva detto di aver raggiunto a dicembre siano stati effettivamente completati. O, come ha comunicato in una nota Palazzo Chigi, dopo un incontro tra il ministro degli Affari europei Raffaelle Fitto e il commissario Paolo Gentiloni "è stato concordato di prolungare di un mese la fase di assessment per consentire ai servizi della Commissione di completare le attività tecniche di campionamento e verifica, proseguendo la proficua discussione che ha già consentito di valutare positivamente la maggior parte dei target fissati per il 31 dicembre 2022".

I ritardi nell'attuazione del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza che può portare all'Italia fino a 192 miliardi di euro di fondi europei, sono un problema noto per il governo Meloni. I target sono numerosi – a dicembre 2022 dovevano essercene 55 completati – e con il passare del tempo diventano sempre più concreti: non si tratta solo di approvare riforme normative, ma anche di applicarle e di far partire i lavori.

Così, dopo lo slittamento di febbraio, la Commissione ha deciso di prendersi un altro mese. Normalmente, il periodo necessario per verificare che tutto sia in ordine è di due mesi. Lo scorso anno, ad esempio, l'Italia ha mandato la richiesta della seconda rata di fondi a luglio. A settembre la Commissione ha dato parere positivo, così a novembre sono arrivati i 16 miliardi di euro previsti.

In questo caso, invece, già a febbraio Bruxelles aveva detto che sarebbe servito più tempo. Si trattava, secondo quanto comunicato allora, di verificare che tutta la documentazione fosse corretta, in grado anche di superare i successivi controlli della Corte dei Conti europea. A un mese di di stanza, però, il governo Meloni ha fatto sapere che le verifiche continueranno, "tenendo conto del numero e della complessità dei 55 milestones e target previsti".

Quali sono gli obiettivi "da verificare" che hanno fatto slittare il pagamento

Il governo ha comunicato che "sono oggetto di ulteriore approfondimento tre misure che erano state approvate dal precedente governo". In particolare si tratta di un intervento sulle concessioni portuali, uno sulle reti di teleriscaldamento e uno sui Piano urbani integrati.

Per quanto riguarda le concessioni portuali, "la Commissione ritiene necessario un ulteriore approfondimento, proponendo di limitarne la durata massima". Per questa modifica sarebbe in lavorazione un decreto, "inviato al Consiglio di Stato il 14 ottobre 2022", secondo quanto affermato da Palazzo Chigi.

Sulle reti di teleriscaldamento, invece, la Commissione "ha messo in dubbio l'ammissibilità di alcuni interventi, selezionati attraverso la procedura di gara del 30 giugno 2022". Infine, i Piani Urbani Integrati – che sono stati approvati ad aprile 2022 – sono stati contestati in alcuni punti: il "Bosco dello Sport" di Venezia e lo stadio Artemio Franchi di Firenze. Su questi due progetti, il presidente dell'Anci (associazione dei Comuni) Antonio Decaro ha detto che "non c'è alcuna motivazione possibile" per il "dietrofront della Commissione", dato che era già stata "valutata l'ammissibilità" e si tratta di "due progetti strategici e di grande utilità".

Il governo Meloni ha assicurato che "fornirà ulteriori elementi a sostegno dell'ammissibilità di tutti questi interventi", e che "continuerà a lavorare in modo costruttivo con la Commissione europea per garantire il positivo completamento delle attività di valutazione". In questo modo, si spera, il rinvio di marzo sarà l'ultimo e ad aprile arriverà l'approvazione.

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