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Pnrr, il ministro Fitto promette che anche i progetti esclusi saranno finanziati: “Critiche infondate”

Raffaele Fitto, ministro degli Affari europei, ha presentato le modifiche proposte dal governo al Pnrr. Anche gli interventi che sono stati esclusi, ha garantito, andranno avanti “senza interruzioni” e non saranno definanziati.
A cura di Luca Pons
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È durato quasi un'ora l'intervento del ministro degli Affari europei Raffaele Fitto alla Camera. Fitto, responsabile del coordinamento per il Pnrr, ha presentato ai deputati le modifiche che il governo vuole apportare al Piano finanziato dai fondi europei. Nel farlo, ha rivendicato il via libera della Commissione europea su terza e quarta rata come un successo del governo Meloni e ha promesso che nessun intervento vedrà dei ritardi, anche tra quelli che sono stati esclusi dal Pnrr.

Misure cancellate dal Pnrr, ma "andranno avanti come previsto"

"Non accettiamo la narrativa per cui il governo vorrebbe definanziare interventi utili al Paese solo per uno spirito di irresponsabilità", ha detto Fitto. "Sulla terza e sulla quarta rata, non c'è un solo argomento che rientri nella competenza temporale di questo governo. Eppure abbiamo lavorato per trovare delle soluzioni", ha aggiunto, rispondendo alle critiche arrivate nelle scorse settimane.

"Si sono riscontrate delle difficoltà oggettive", ha affermato il ministro, e "c'è ancora un lavoro molto complesso", ma "rivendico con forza i risultati raggiunti. Mi auguro di non ascoltare una serie di critiche a prescindere. Il governo non intende fare polemica, ma ci sono state critiche basate su ricostruzioni del tutto infondate, invece noi vogliamo guardare ai fatti". Anche perché "l'obiettivo del governo è portare a compimento l'intero piano, con scadenza nel giugno 2026".

Le modifiche proposte riguardano 144 misure in tutto. "Le prime sono di carattere tecnico, per risolvere dubbi formali e interpretativi, per non aprire un dibattito dopo. Una seconda parte delle modifiche prevede, tenendo conto dell'aumento dei costi e delle materie prime, di individuare degli spostamenti di risorse proposti dai singoli ministeri".

Poi ci sono le nove misure che sono state tagliate fuori. Ma Fitto ha precisato più volte: "Non chiediamo di revocare il finanziamento, come a volte sento dire. Non ci sarà un definanziamento, gli interventi andranno avanti come previsto, senza alcuna interruzione. Ma proporremo delle modifiche, saranno spostati su altre forme di finanziamento, anche perché non sono compatibili con i criteri previsti dalla Commissione Ue". Il ministro, però, non ha specificato da dove verranno i soldi in questione, se non facendo riferimento ad altri fondi europei come quello di coesione.

La replica sulle polemiche, dagli asili nido al dissesto idrogeologico

Tra questi interventi c'è quello relativo al dissesto idrogeologico. Secondo Fitto, "dobbiamo porci qualche problema per assicurarci che questi interventi non siano poi revocati", perché si tratta di interventi progettati "tra il 2010 e il 2016, oggi non ancora partiti, e inseriti nel Pnrr", ma "non adeguati alle previsioni europee". E lo stesso vale per altri interventi, ad esempio sull'efficientamento energetico dei Comuni: "Siamo convinti che sia rendicontabile rispetto ai principi previsti dall'Ue?".

Fitto ha risposto anche sui 300 milioni che avrebbero dovuto andare alla valorizzazione dei beni confiscati alle mafie. "I fondi andavano assegnati entro giugno 2023. Vogliamo continuare su una strada che non siamo in grado di seguire? I progetti che non sono realizzabili entro il 2026 si possono finanziare con i fondi di coesione. Questo non è definanziare, è trovare delle soluzioni. Salvaguardare gli interventi".

Il ministro ha poi replicato anche ad alcune altre polemiche. Ad esempio, ha difeso la scelta del governo di dedicare i primi mesi alla modifica della governance del Piano: "La Commissione europea non ha sollevato alcun problema, e il coordinamento che stiamo portando avanti ha permesso oggi di portare soluzioni".

Infine, sul finanziamento agli asili nido: "È surreale che si dia a questo governo la responsabilità. Tra il 2022 e il 2023, i bandi sono stati aperti e riaperti più volte, e questo ha creato ritardi e impedito l'aggiudicazione nei tempi. Il governo ha modificato il target intermedio, garantito il target finale ed è intervenuto con un nuovo bando da 900 milioni di euro".

La risposta delle opposizioni: "Da dove arriveranno i soldi?"

Dall'opposizione, il deputato di Italia viva Luigi Marattin ha contestato la scelta del governo di cancellare gli obiettivi di riduzione dell'evasione fiscale senza indicare come intendesse modificarli, e sul dissesto idrogeologico: "Lei è intervenuto in Aula dicendo ‘tranquilli, quei soldi ve li ridò'. Ma avrebbe dovuto venire in Aula e dirci esattamente da dove intende prenderli quei soldi, se non dal Pnrr. Altrimenti sono buoni tutti". Anche Roberto Morassut (Pd) ha attaccato sul tema: "I fondi li andate a prendere da progetti già avviati, in alcuni casi già anche conclusi, dai Comuni. Affermate che saranno sostituiti da fondi europei, e dove sono le garanzie che questo avverrà? Intanto le opere si fermeranno".

Daniela Tort0 per il M5s ha chiesto al governo di "smetterla di raccontare panzane e falsità. A questa rata mancano 519 milioni di euro per la realizzazione di alloggi universitari". Benedetto Dalla Vedova, di +Europa, ha criticato il tono "difensivo" dell'intervento del ministro: "Ha idea di cosa succederebbe se Giorgia Meloni fosse ancora tra i banchi dell'opposizione, a parità di situazione? Avrebbe come minimo chiesto la crisi di governo". E sui progetti esclusi: "Oggi doveva spiegare da dove prenderà i fondi per portarli avanti. Ma non l'ha fatto".

Il ministro ha risposto: "Dobbiamo capire la situazione dei fondi di sviluppo e coesione. Si parla di 43 miliardi di euro di risorse. Stiamo predisponendo la possibilità di cofinanziare questi programmi. All'interno dei vari programmi, alla verifica complessiva con la Commissione europea sullo spostamento dal Pnrr dei progetti, in quella fase potremo spostare i progetti su questi fondi europei. Questo non comporta alcun definanziamento. Perché questa proposta avrà effetto solo quando la Commissione europea concorderà, e in quel momento individueremo le ulteriori fonti di finanziamento".

Il leghista Alberto Bagnai ha replicato: "Dopo l'intervento così completo del ministro, la discussione generale potrebbe chiudersi. Non possiamo che apprezzare l'azione del governo. Il piano era stato disegnato in un modo che non poteva non mettere in difficoltà il governo successivo, ma questo governo ha evitato quella trappola con pragmatismo.

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