Pescara: sindaco Pd ordina blitz contro mercatino dei senegalesi, la denuncia di RC

"Nel 2013 i consiglieri del PD e di Sel vennero a manifestare con noi la solidarietà ai senegalesi oggetto di una protesta di Forza Nuova che ne chiedeva lo sgombero. Oggi la loro amministrazione comunale chiede di predisporre lo ‘sgombero coattivo' con forza pubblica"; è quanto denuncia l'esponente locale di Rifondazione Comunista, Maurizio Acerbo, scagliandosi contro il sindaco della città Marco Alessandrini e la sua giunta di centrosinistra che con un'ordinanza urgente dice basta al mercatino dei senegalesi davanti alla stazione ferroviaria ordinando lo sgombero delle bancarelle. Quello che non è piaciuto ad Acerbo sono certamente metodi e tempi che prevedono infatti un blitz in piena regola. "Che il luogo non sia adatto è vero ma ricordo che quella collocazione ai senegalesi fu assegnata dall’allora assessore al commercio e oggi segretario cittadino del PD Moreno Di Pietrantonio che partecipò alla manifestazione del 2013" ricorda infatti Acerbo, aggiungendo: "La comunità senegalese è presente a Pescara da anni e con loro abbiamo lavorato dagli anni ’80 per costruire percorsi di integrazione. Probabilmente è una storia che non appartiene a chi governa oggi Pescara ma che di militanza nella sinistra ne ha fatta poca. Nessuna ricerca di facile consenso giustifica il comportamento di questa giunta e la fissazione della data del blitz per lo sgombero, secondo l’ordinanza, è di gravità inaudita".
"L’ultimo sopralluogo dell’11 luglio scorso, da parte di polizia e polfer, ha rilevato una situazione pericolosa, con numerose bancarelle poste in sede fissa, tutte dotate di energia elettrica e collegate tra loro con allacci di fortuna e senza nessuna regola di sicurezza per gli impianti. Nell’area insiste una struttura prefabbricata adibita ad abitazione dove vengono cucinate vivande utilizzando bombe di gas, con costante pericolo” spiegano dall'amministrazione cittadina giustificando il provvedimento. Il presidente della comunità senegalese invece si dice dispiaciuto, ma assicura: “Se il giorno prima ci diranno di lasciare questo posto, lo faremo. Ma non vogliamo essere strumentalizzati. La nostra è una comunità pacifica, e cercheremo, comunque, di far valere in maniera civile le nostre ragioni. Speravamo in una maggiore concertazione anche perché, dal Comune, avevano parlato di una sede alternativa a questa”.