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Perché si è riaperto il dibattito sulla patrimoniale: di cosa parliamo e chi ci rimetterebbe

Il dibattito sulla patrimoniale torna a infiammare la politica italiana. La proposta di un contributo sui grandi patrimoni riapre la frattura tra chi chiede più equità fiscale e chi teme un freno alla crescita. Ecco chi pagherebbe davvero e perché il tema è tornato al centro della scena.
A cura di Francesca Moriero
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Giorgia Meloni parla di Maurizio Landini a Cinque minuti – LaPresse
Giorgia Meloni parla di Maurizio Landini a Cinque minuti – LaPresse

Il dibattito sulla patrimoniale, la tassa che colpisce la ricchezza accumulata, torna ciclicamente in Italia ogni volta che le finanze pubbliche si fanno più fragili o che cresce la distanza tra chi ha molto e chi fatica ad arrivare a fine mese. L'ultima fiammata è arrivata con la proposta del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, di introdurre un contributo straordinario dell'1% sui patrimoni superiori ai due milioni di euro. Secondo il sindacato, una misura del genere garantirebbe fino a 26 miliardi di euro di entrate da destinare a sanità, scuola e lavoro.

Il rilancio del tema è arrivato in un momento delicato, durante la discussione sulla legge di bilancio. E come spesso accade, ha scatenato un confronto politico acceso che va ben oltre la questione fiscale: riguarda il modello di società e la distribuzione del peso delle imposte.

Meloni: "Con la destra al governo, mai patrimoniali"

La risposta del governo è stata immediata e senza sfumature: "Le patrimoniali ricompaiono ciclicamente nelle proposte della sinistra, ma con la destra al governo non vedranno mai la luce", ha scritto Giorgia Meloni in un post sui social.

Per la premier e per l'intera coalizione di centrodestra, la patrimoniale rappresenterebbe una tassa "ideologica" perché colpirebbe il risparmio privato, considerato un pilastro dell'economia italiana, e scoraggerebbe gli investimenti. Ma la linea del governo è sempre stata molto chiara su questo.

La replica dell'opposizione: "Pressione fiscale record"

Dal fronte opposto, le opposizioni accusano l'esecutivo di difendere i più ricchi a scapito di lavoratori e pensionati. Secondo i dati citati dal Partito Democratico, la pressione fiscale complessiva è passata dal 41,7% del Pil nel 2022 al 42,8% nel 2025, toccando il livello più alto dell'ultimo decennio. Per il responsabile economico del Pd, Antonio Misiani, "la promessa di tagliare le tasse è stata smentita dai fatti". Anche il Movimento 5 Stelle attacca: "Il governo Meloni è rassicurante solo per banche e giganti del web", ha commentato Giuseppe Conte, accusando l'esecutivo di aver aumentato accise, Iva e imposte indirette. Per Angelo Bonelli (Alleanza Verdi e Sinistra), la destra "difende i ricchi e ha abbandonato i poveri", in un Paese dove la povertà assoluta tocca oggi 5,7 milioni di persone e oltre 1,3 milioni hanno rinunciato a curarsi per motivi economici.

Cos'è una patrimoniale e come funziona

Ma cos'è la patrimoniale e come funziona? La patrimoniale è un'imposta che colpisce la ricchezza detenuta, non il reddito prodotto; può riguardare beni immobili, titoli, conti correnti, azioni e altre forme di patrimonio finanziario. In Italia non esiste una patrimoniale generale, ma alcune imposte possono essere considerate "parziali": l'Imu sugli immobili, l'imposta di bollo sui conti e la tassa sulle successioni ne sono esempi. La proposta della Cgil rientrerebbe nella categoria delle patrimoniali straordinarie, limitate ai grandi patrimoni e pensate per generare risorse in momenti di crisi economica. L'obiettivo dichiarato è alleggerire il peso fiscale sulle classi medie e basse, chiedendo un contributo proporzionale a chi detiene una quota molto elevata della ricchezza nazionale.

Chi pagherebbe e chi sarebbe escluso

Il punto centrale della proposta è la selettività: la tassa riguarderebbe solo chi possiede patrimoni superiori ai due milioni di euro netti, una soglia che esclude la stragrande maggioranza degli italiani. La platea potenziale sarebbe di circa mezzo milione di persone, pari a meno dell'1% della popolazione.

Secondo la Cgil, si tratta quindi di un contributo di solidarietà sui grandi patrimoni non una tassa punitiva ma una misura di giustizia redistributiva: chiedere di più a chi ha di più per sostenere servizi pubblici essenziali e alleggerire il peso su lavoratori e pensionati. Non un attacco al ceto medio, ma un tentativo di ristabilire equilibrio in un sistema in cui la ricchezza si concentra sempre più in poche mani.

Chi sono davvero i "super-ricchi"

Quando si parla di patrimoni da due milioni di euro in su, non si fa infatti riferimento ai risparmiatori benestanti, ma a una ristretta élite economica: è importante ricordare che in Italia meno dell'1% della popolazione controlla una quota di ricchezza superiore a quella posseduta complessivamente dal 70% dei cittadini. È a questa fascia che si rivolge la proposta di una patrimoniale selettiva: quindi non a chi possiede una casa di valore o qualche risparmio, ma a chi dispone di ricchezze tali da generare rendite elevate indipendentemente dal lavoro.

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