Perché Salvini è stato assolto nel caso Open Arms, le motivazioni spiegate dai giudici

La Spagna avrebbe dovuto farsi carico di dare un porto sicuro alla nave Ong Open Arms, nell'agosto del 2019, e non l'Italia. Questo è uno dei punti-chiave alla base della sentenza che ha assolto con formula piena Matteo Salvini lo scorso 20 dicembre, al termine del processo Open Arms, in cui era accusato di omissione di atti d'ufficio e di sequestro di persona. Le motivazioni sono state depositate oggi dalla seconda sezione penale del tribunale di Palermo. La vicenda, che abbiamo ripercorso più volte negli anni, è quella della nave Ong che fu bloccata in mare per 19 giorni nell'agosto del 2019. A bordo c'erano 147 persone migranti soccorse nel Mediterraneo, e solo dopo l'intervento dei magistrati furono fatte sbarcare in Italia. All'epoca a guidare il ministero dell'Interno era proprio Salvini.
Dal punto di vista legale, i giudici hanno affermato che la responsabilità della nave ricadeva sulla Spagna, perché l'imbarcazione batteva bandiera spagnola. Secondo i giudici da questo, e cioè dal fatto che non fosse obbligo legale dell'Italia indicare un porto sicuro, deriva il fatto che non è stato un reato impedire alla Open Arms di entrare nelle acque italiane per giorni.
Perché Salvini è stato assolto nel processo Open Arms e cosa c'entra la Spagna
"La Spagna, e non l'Italia, era tenuta a tutelare i diritti delle persone a bordo e, dunque, in linea di principio, anche a fornire l'approdo in un Place of safety", cioè appunto un porto sicuro, si legge nelle motivazioni. Il fatto che l'Italia (e quindi Salvini) non fosse tenuta legalmente a intervenire ha fatto sì anche che i giudici abbiano potuto ignorare una serie di questioni più specifiche che invece erano state sollevate e discusse a lungo nel corso del processo.
Ad esempio, il fatto che "il primo intervento non avesse in realtà riguardato un'imbarcazione in ‘distress'". Oppure che i tempi di attesa per un porto sicuro potessero "legittimamente spiegarsi (anche tenuto conto dei considerevoli tempi ordinari di sbarco impiegati in altre operazioni di salvataggio concluse in Italia, anche in epoca diversa dalla reggenza Salvini del ministero dell'Interno) con l'esigenza di provvedere prima alla distribuzione dei migranti fra gli Stati europei".
D'altra parte, il centro di coordinamento spagnolo aveva "sin da subito" invitato la Open Arms a rivolgersi ai Paesi che la Spagna riteneva responsabili per quella zona di mare, cioè Tunisia e Malta. Perciò aveva esercitato un "pur minimo coordinamento" nella vicenda, dimostrando di essere coinvolta. Quando Malta aveva respinto la richiesta, aveva indicato "la Spagna (Stato di bandiera) quale unica autorità che avrebbe dovuto assistere il natante". E alla fine, dopo alcuni giorni, sempre la Spagna aveva effettivamente concesso un porto sicuro alla nave, "non potendo più disconoscere" la propria "giuridica competenza sull'evento", anche a causa di "stringenti motivazioni umanitarie".
L'Italia non respinse i migranti sulla Open Arms verso la Libia
La Spagna aveva la responsabilità legale di intervenire, ma se i migranti a bordo fossero stati in pericolo di vita sarebbe stato comunque un dovere intervenire il più rapidamente possibile, per qualunque Stato si trovasse nelle vicinanze. Secondo i giudici però non era questa la situazione. E il tribunale ha bocciato anche la tesi dell'accusa secondo cui l'Italia avrebbe respinto i migranti verso la Libia, dove rischiavano di subire violazioni dei diritti umani.
"Può con sicurezza escludersi che lo Stato italiano avesse respinto i migranti" verso "una nazione in cui sussista un ragionevole rischio di subire un pregiudizio alla propria vita, alla libertà, ovvero all’integrità psicofisica", perché il governo si era "limitato ad interdire l'accesso ad Open Arms (che peraltro in quel momento si trovava, in acque internazionali, ad oltre 50 miglia dalle coste italiane) nelle acque territoriali, senza con ciò respingerla" verso altri Stati. Il motivo è che l'Italia confidava "che i paesi direttamente ‘responsabili' (Spagna e Malta), ove i migranti non avrebbero corso i rischi sopra specificati, avrebbero potuto accogliere i migranti".
Esultano i legali del ministro, la Procura valuta il ricorso
La motivazione ha soddisfatto Giulia Bongiorno, ex ministra e avvocata di Salvini, che l'ha definita "tecnicamente ineccepibile". La legale ha dichiarato: "Non esisteva infatti alcun obbligo di far sbarcare Open arms in Italia. La sentenza va anche oltre e precisa che chi ha sbagliato è stata proprio Open arms nel non cercare altre soluzioni". Oscar Camps, il fondatore di Open Arms, ha invece detto che i legali della Ong stanno leggendo le 270 pagine di motivazioni, e che attenderanno le valutazioni della Procura.
I pm che avevano accusato il ministro Salvini, dopo oltre tre anni di processo, hanno visto la corte respingere del tutto le loro ipotesi in primo grado. Ora toccherà proprio a loro decidere se fare appello contro la sentenza oppure no.