video suggerito
video suggerito

Perché Matteo Salvini ha cambiato idea sul Ponte sullo Stretto di Messina

“Ci sono ingegneri che dicono che non sta in piedi…”, così Matteo Salvini nel 2016 bocciava il Ponte sullo Stretto di Messina, ritenendolo un investimento inutile rispetto alle condizioni infrastrutturali di Sicilia e Calabria. All’epoca, non solo lui, ma tutta la Lega si mostrava contraria al progetto. Oggi, da ministro dei Trasporti, Salvini ha cambiato radicalmente idea, sostenendo con forza la realizzazione del ponte come volano di sviluppo economico, strategico e occupazionale per il Sud e l’Italia intera.
A cura di Biagio Chiariello
1.234 CONDIVISIONI
Immagine

Quando nel 2016 Matteo Salvini, allora leader della Lega Nord, parlava del Ponte sullo Stretto di Messina, le sue parole erano nette: “Ci sono ingegneri che dicono che non sta in piedi… non vorrei spendere qualche miliardo di euro per un ponte in mezzo al mare, quando in Sicilia e Calabria ci sono ancora ferrovie a binario unico e treni a gasolio”. All’epoca, per lui, le priorità erano altre: potenziare le infrastrutture esistenti, migliorare scuole e servizi di base, non investire in un’opera che giudicava rischiosa e inutile.

E non era un’opinione isolata. In quegli anni tutta la Lega era contraria al progetto. A confermarlo ci sono le dichiarazioni di due figure di primo piano: Massimiliano Fedriga, oggi governatore del Friuli-Venezia Giulia, e Gian Marco Centinaio, che di lì a poco sarebbe diventato ministro dell’Agricoltura. Entrambi, allora capigruppo alla Camera e al Senato, esprimevano la stessa linea di Salvini: il ponte non era una priorità, meglio destinare le risorse ad altro.

Oggi lo scenario è completamente cambiato: il Ponte sullo Stretto si farà. Da ministro dei Trasporti e vicepremier, Salvini è il volto politico più determinato nel voler realizzare il collegamento stabile tra Sicilia e Calabria. Lo definisce un progettosenza precedenti al mondo”, con la campata sospesa più lunga mai costruita, e lo presenta come la chiave per far crescere il Sud e ridurre i tempi di attraversamento dello Stretto.

Il cambio di rotta ha diverse motivazioni. Innanzitutto, l’opera è vista come un “acceleratore di sviluppo”: integrata con l’alta velocità Salerno–Reggio Calabria, permetterebbe di collegare meglio l’intero Paese, tagliando di ore i tempi di viaggio. C’è poi la dimensione strategica: in un contesto geopolitico instabile, il ponte garantirebbe anche una più rapida mobilità militare sul fronte del Mediterraneo, in linea con le esigenze NATO.

Sul piano economico, Salvini parla di decine di migliaia di posti di lavoro, con benefici per tutto l’indotto, e di un impatto ambientale positivo grazie alla riduzione del traffico marittimo e delle emissioni di CO₂. Secondo le sue stime, il costo complessivo sarebbe inferiore alla somma spesa negli anni per garantire il servizio dei traghetti.

Non manca un aspetto simbolico: il ponte è un vecchio sogno di Silvio Berlusconi, e Salvini non esclude di intitolarlo proprio al Cavaliere, “grande italiano” a cui, ricorda, è già dedicato l’aeroporto di Malpensa.

In pochi anni, quindi, Salvini è passato dal definire l’opera un lusso pericoloso a considerarla una priorità strategica per il Paese. Un cambiamento che, per il presidente dimissionario della Calabria Roberto Occhiuto, è quasi una “conversione” in stile San Paolo: prova, dice, che a volte chi cambia idea può diventare il più convinto dei sostenitori.

1.234 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views
Immagine

Iscriviti a Evening Review.
Ricevi l'approfondimento sulle news più rilevanti del giorno

Proseguendo dichiari di aver letto e compreso l'informativa privacy