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Perché Marino farebbe bene a farsi sfiduciare piuttosto che dimettersi

In cosa ha sbagliato politicamente il sindaco secondo il PD? Come il PD pensa di differenziarsi nella gestione di Roma dal suo sindaco dimissionato? Come può un partito sfiduciare un Sindaco che inevitabilmente stato è appoggiato in tutte le sue mosse dai consiglieri comunali piddini? Quali sono quindi le responsabilità personali che ci dovrebbero convincere a fare meno di Marino eppur di tenersi il PD alla guida di Roma? Queste sono le risposte che ci mancano. E per questo Marino farebbe bene a farsi sfiduciare dal PD.
A cura di Giulio Cavalli
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Premetto: ognuno ha la propria idea sull'operato di Ignazio Marino sindaco di Roma Capitale e ha modo di leggere e approfondire le responsabilità politiche (non ce ne sono di giudiziarie, per ora) del sindaco nell'amministrazione della città. Però sono convinto che Ignazio Marino farebbe bene a farsi sfiduciare dal Consiglio Comunale piuttosto che rassegnare le proprie dimissioni e sarebbe una buona notizia, al di là di tutto, per la politica, finalmente.

Continuiamo ad assistere in questi ultimi vent'anni al graduale svuotamento degli organi democratici, succede ad un Parlamento che si è trovato spesso ad essere un desolante votificio prono a ratificare le decisione del Presidente del Consiglio. Già con Berlusconi (ma non è cambiato nulla con Renzi) l'utilizzo armato del "voto di fiducia" ha interrotto qualsiasi dibattito su eventuali modifiche ai disegni di legge imposti in nome delle "riforme costi quel che costi" stringendo le possibilità ad un sì diligente piuttosto che un "tutti a casa". La legge elettorale (che premia i servitori diligenti del segretario di partito piuttosto che ad una reale autonomia politica dei parlamentari) ha limato ancora di più le asperità di chi è in contrasto con i diktat di partito e gli stessi meccanismi democratici dei partiti politici hanno dimostrato spesso di incepparsi spesso sotto lo stress della volontà centrale. Abbiamo voluto i leader forgiati dalla televisione e dal consenso di pancia e probabilmente non ci siamo accordi dello scippo sotto traccia di reali e funzionanti luoghi di democrazia.

Allo stesso modo nei Comuni, compreso spesso anche quello in cui ci capita di abitare, la narrazione politica passa da pochi protagonisti (eletti molto più dallo share piuttosto piuttosto che dai voti di preferenza) che tra di loro si rimbalzano le opinioni lasciando poco spazio a tutto il resto. Pochissimi di noi sanno esattamente quali siano  gli argomenti in discussione nelle sedute del nostro consiglio comunale; mica per niente i clan di mafia hanno imparato a leggere le determine e i piani di governo del territorio con molta più passione (illegale) di molti rispettabili cittadini. Insomma, pensateci: il luogo più frequentato dalla politica è "fuori" dai luoghi della politica.

Così è successo che Matteo Renzi e il fidato Orfini abbiano perso la pazienza su Ignazio Marino (a torto o a ragione) e attraverso i giornali e le televisioni abbiano "sfiduciato" il sindaco Marino con l'apporto (sempre di sponda con qualche intervista) di alcuni assessori della Giunta capitolina. "Ora basta", "manca la forza propulsiva", "c'è bisogno di un segnale forte" e "dobbiamo ripartire" sono state le frasi più ripetute in questi ultimi giorni. Frasi, slogan senza nemmeno dovere perdere tempo di elaborare un proposta politica alternativa. In cosa ha sbagliato politicamente il sindaco secondo il PD? Come il PD pensa di differenziarsi nella gestione di Roma dal suo sindaco dimissionato? Come può un partito sfiduciare un Sindaco che inevitabilmente è stato appoggiato in tutte le sue mosse dai consiglieri comunali piddini? Quali sono quindi le responsabilità personali che ci dovrebbero convincere a fare meno di Marino eppur di tenersi il PD alla guida di Roma? Queste sono le risposte che ci mancano.

Per questo Ignazio Marino farebbe benissimo a volersi fare sfiduciare in aula anche dal suo partito: per strappare la politica al "quartierino dei soliti noti" e riportarla in Consiglio Comunale, il luogo della politica. E se davvero Renzi ha paura di dover spiegare come ha potuto il suo PD votare insieme alla destra la rimozione del proprio sindaco significa ancora di più che la mossa è giusta e utile. La politica della rimozione piuttosto che del "farsi carico" è quella distorta versione di marketing degli eletti e dei personaggi di cui non abbiamo bisogno. Fate politica. Vi farà bene.

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
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