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Perché l’Unione europea non vuole che l’Italia modifichi il Pnrr come chiede Giorgia Meloni

Mentre Meloni continua a dire che vuole ridiscutere il Pnrr quando sarà al governo, dalla Ue arriva una doccia fredda: “L’Italia deve rispettare i target”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Discutere del Piano nazionale di ripresa e resilienza si può, ma cambiare il Pnrr solo perché a breve ci sarà un nuovo governo non è possibile. La linea che passa dall'Unione europea è abbastanza chiara ed è rivolta all'Italia e non solo. Chiaramente fanno discutere le parole di Giorgia Meloni, che anche ieri durante il duello con Letta ha ribadito che per lei non deve essere un problema ridiscutere l'utilizzo dei fondi europei. Sottolineando, tra l'altro, che la maggior parte sono soldi a debito. Sono parole che non passano inosservate, ovviamente, visto che parliamo della leader del partito che – probabilmente – sarà il più votato dagli italiani, nonché di colei che tanti indicano già come prossima presidente del Consiglio. "Ci aspettiamo che le ambizioni del piano non siano ridotte – ha detto ieri il vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis – Ovviamente il target del 37% dell'azione climatica dev'essere affrontato".

"Da questo punto di vista non ci aspettiamo di abbassare il livello di ambizione e devono essere circostanze oggettive se uno Stato membro non riesce a raggiungere un determinato target", ha sottolineato ancora Dombrovskis. Insomma, il Pnrr non è inciso nel granito. Ma per ridiscuterlo servono ragioni oggettive che, interpretando il messaggio inviato dall'Ue tramite il vicepresidente della Commissione, al momento sembrano proprio non esserci. "L'inflazione è un fattore oggettivo per modificare i Piani di ripresa e di resilienza – ha poi precisato ancora Dombrovskis – ma deve essere discusso caso per caso, con attenzione".

Intanto anche Paolo Gentiloni, commissario europeo all'Economia, è intervenuto sulla questione: "Durante tutta la durata del Next Generation Eu avremo 20 o 30 elezioni nazionali, non possiamo cambiare i nostri piani per questo – ha sottolineato l'ex presidente del Consiglio – Ma siamo aperti a discutere con tutti i governi che si formeranno, compresa l'Italia". Poi, però, ha precisato: "Non abbiamo un trattamento speciale per l'Italia per quanto riguarda il Recovery fund" e i principi su "cosa è possibile modificare" valgono "per tutti gli Stati membri, non ridiscutiamo i piani per ogni singolo Paese".

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