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Perché l’Ue ha scritto una lettera all’Italia sul caso Unicredit-Bpm e Matteo Salvini si è innervosito

Si allarga lo scontro tra Unicredit e il governo Meloni, che aveva usato il suo ‘golden power’ per ostacolare l’acquisizione di Banco Bpm. L’Ue ha inviato una lettera all’Italia dicendo che l’intervento del governo potrebbe aver violato le norme europee. L’esecutivo ha detto di voler collaborare, mentre Matteo Salvini ha sbottato: “Non rompano le scatole”.
A cura di Luca Pons
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La Commissione europea ha inviato all'Italia una lettera che riguarda il caso Unicredit. In particolare, il tentativo di Unicredit di acquisire Banco Bpm, lanciato l'anno scorso e poi fermato di fatto dal governo Meloni con l'uso del golden power, il potere di bloccare o limitare i negoziati che riguardano settori strategici per l'interesse nazionale. L'Ue è intervenuta per far sapere che quella mossa dell'esecutivo potrebbe violare le regole europee, più nello specifico violare "l'articolo 21 del Regolamento Ue sulle concentrazioni e altre disposizioni del diritto dell'Ue". Il governo ha risposto in modo conciliante sul piano istituzionale, mentre il vicepremier Matteo Salvini ha attaccato sui social chiedendo alla Commissione se non abbia "cose più importanti di cui occuparsi".

Il caso Unicredit-Bpm, il ruolo del governo e il golden power

L'offerta di Unicredit era arrivata a novembre 2024: la seconda banca più grande d'Italia aveva offerto circa dieci miliardi di euro per comprare la quarta, una mossa che avrebbe portato a formare uno dei poli bancari più grandi in Europa. Ma in quel periodo anche Monte dei Paschi di Siena, una società a partecipazione pubblica, stava trattando per unirsi a Banco Bpm. Operazione che sarebbe saltata se Unicredit si fosse messa in mezzo. Il tutto si inserisce in quadro più ampio di trattative che formano il ‘risiko bancario' in Italia.

Alla fine, il 18 aprile di quest'anno, il governo Meloni ha deciso di intervenire e ha usato il suo golden power, che permette di bloccare o aggiungere condizioni a operazioni che riguardano alcuni settori sensibili per l'interesse nazionale. Con un apposito Dpcm, su iniziativa del ministro dell'Economia Giorgetti, il governo aveva imposto degli obblighi che Unicredit e Banco Bpm avrebbero dovuto seguire in caso di fusione, di fatto fermando le trattative. L'offerta scadrà ufficialmente il 23 luglio.

Cos'ha detto l'Ue nella lettera al governo Meloni

La Commissione europea a questo punto è intervenuta. Nella lettera inviata all'Italia si legge che questo Dpcm "potrebbe costituire una violazione" del regolamento Ue sulle concentrazioni e di "altre disposizioni del diritto" europeo. A riferirlo è stato il portavoce della Commissione.

Da parte sua il governo Meloni ha replicato con una nota, dicendo che l'esecutivo "con spirito collaborativo e costruttivo risponderà ai chiarimenti richiesti". Ma la risposta ben più dura è arrivata dal vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, che ha affermato: " Penso che la Ue abbia cose più importanti delle quali occuparsi, per esempio trattare con Usa. Quindi invece di rompere le scatole al governo italiano su balneari, spiagge, motorini, auto elettriche e banche si occupi di poche cose, serie e lo faccia bene". Aggiungendo che l'Italia "può e deve normare come ritiene senza che da Bruxelles nessuno si permetta di intervenire"

Cosa c'entra il Tar del Lazio con Unicredit

La situazione peraltro si era già complicata per il governo nello scorso fine settimana, quando il Tar del Lazio aveva parzialmente accolto il ricorso di Unicredit contro il golden power e rivisto il decreto del governo, modificando due dei quattro obblighi previsti in caso di fusione. La banca aveva attaccato, con un comunicato, dicendo che c'era stato "uso illegittimo del golden power insistentemente invocato da Bpm". Il governo aveva risposto accogliendo "con favore la sentenza che conferma in larga parte la legittimità e dunque l’impianto del golden power".

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