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Perché le norme sui rave si applicano anche alle occupazioni a scuola

La cosiddetta “norma sui rave party” varata dal governo Meloni in realtà parla di tutti i raduni illegali e usa definizioni molto ampie, come quelle di “pericolo per l’ordine pubblico”. Senza modifiche del Parlamento, le questure potrebbero applicarla anche a manifestazioni ben diverse dai rave party.
A cura di Luca Pons
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La norma sui rave party e tutti i raduni illegali, approvata nel primo decreto legge del governo Meloni, ha sollevato proteste dall'opposizione. Per come è formulata la legge in questo momento, il rischio denunciato dai partiti del centrosinistra è che sia una norma "liberticida e fascista", che non si limita a contrastare i ‘rave party' ma può colpire molte forme di manifestazione del dissenso. Persino, ad esempio, le occupazioni scolastiche.

Il nuovo articolo 434-bis del codice penale è già in vigore, ma – come avviene con tutti i decreti legge del governo – nei prossimi 60 giorni potrà essere modificato dal Parlamento, prima che si voti per convertirlo in legge. Un intervento probabilmente ci sarà per definire meglio certi aspetti della norma, che ora sono estremamente ampi e permetterebbero di applicarla in modo estensivo.

Il testo del decreto parla di "invasione di terreni o edifici, pubblici o privati", includendo quindi non solo capannoni o edifici abbandonati, ma anche luoghi pubblici come le scuole. La legge può essere applicata a raduni con almeno 50 partecipanti, "dai quali possa derivare un pericolo per l'ordine pubblico o la pubblica incolumità o la salute pubblica".

Una definizione che il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha definito "assolutamente chiara", aggiungendo che "i cittadini perbene non hanno nulla da temere perché non vi sarà nessuna discrezionalità". In realtà, il fatto stesso che la norma non nomini ‘rave party' e non definisca altri eventi specifici fa sì che si possa applicare, potenzialmente, a qualunque manifestazione non autorizzata, secondo la discrezionalità delle questure.

In una nota, il ministero dell'Interno ha dichiarato che il decreto anti-raduni illegali "non lede in alcun modo il diritto di espressione e la libertà di manifestazione" perché riguarda "la condotta di invasione arbitraria di gruppi numerosi tali da configurare un pericolo", ma la definizione di pericolo non è precisa.

Il problema delle intercettazioni telefoniche

Giorgia Meloni ha rivendicato di non aver inserito nella norma la possibilità di intercettazioni telefoniche ai danni degli organizzatori. Il Codice di procedura penale (all'articolo 266) prevede, però, che le intercettazioni siano consentite per i reati che hanno una pena massima superiore a 5 anni.

Il nuovo reato introdotto dal governo ha una pena massima di 6 anni. Significa che, in questo momento, è possibile disporre delle intercettazioni a carico di persone indagate per l'organizzazione di qualunque raduno non autorizzato, con più di di 50 persone, che possa essere considerato un pericolo per la salute, l'incolumità o l'ordine pubblico. Per evitarlo, il Parlamento dovrebbe abbassare la pena massima sotto i 5 anni.

Non sono state previste, invece, le intercettazioni preventive. Questa procedura, che essendo preventiva può avvenire anche in assenza di indagini, è prevista principalmente per ipotesi di reati di mafia o di terrorismo. La Lega aveva sostenuto la necessità di inserirla anche nella normativa contro i raduni illegali.

Come potrebbe cambiare la norma su rave party e raduni illegali

Il viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto, di Forza Italia, in un'intervista a Radio 24 afferma che "la norma è partita dall'urgenza del rave di Modena, poi il Parlamento può intervenire per modificarla, anche in ragione delle reazioni e delle critiche che fossero giuste". Secondo Sisto, la norma può essere resa "più certa e più puntuale", perché "l'interprete è sempre il pubblico ministero" ma è "evidente che l'occupazione delle scuole e le manifestazioni di piazza devono essere escluse".

Un possibile intervento del Parlamento, secondo Sisto, sarebbe inserire l'uso di sostanze stupefacenti come criterio per distinguere i rave party dalle altre manifestazioni. "Può essere un segnale di particolare concretezza per la sicurezza e la salute pubblica", afferma Sisto.

Il viceministro chiarisce la sua opinione anche sulle intercettazioni, che riflette quella espressa da altri esponenti di Forza Italia: "La pena va contenuta in modo che le intercettazioni non siano possibili. L'unico sistema è abbassare la pena".

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