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Perché la vaccinazione potrebbe diventare obbligatoria in primavera

Si discute quotidianamente sull’obbligatorietà del vaccino, ma la realtà è che l’opzione sul tavolo del Governo esiste eccome. Tutto dipenderà dalla risposta della popolazione, che porterà ad un ragionamento in primavera. Se ci fosse il pericolo di non raggiungere l’immunità di gregge, la risposta arriverebbe a più livelli: vaccinazione obbligatoria per i dipendenti pubblici, incentivi per quelli privati e patente di immunità.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Da quando è stato chiaro che il vaccino sarebbe arrivato intorno a gennaio, con tempi addirittura più rapidi nel caso di Pfizer, si è cominciato a parlare, a discutere e a dividersi su un tema: l'obbligatorietà della vaccinazione. Sono stati commissionati sondaggi, è stata data parola agli esperti, ognuno ha detto la sua. Ma la questione – estremamente complessa e divisiva – è etica quanto pratica. Nel piano del Governo, però, lo scenario non può essere escluso. Anche se – volutamente – se ne parla sempre meno e in modo evasivo, salvo il caso della sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa, che ieri a più riprese ha invocato la vaccinazione obbligatoria per i dipendenti pubblici. Ora come ora, però, sarebbe controproducente forzare la mano sul tema: benzina sul fuoco dei no vax che finirebbe per incendiare anche i minimi dubbi di alcuni cittadini.

La possibilità di rendere il vaccino obbligatorio esiste eccome, ma tutto dipenderà dall'esito della campagna che sta iniziando. Si tratta di un piano massiccio e ben studiato, che però dovrà dare dei frutti e rispettare dei passaggi: in primavera sarà il momento di mettersi intorno a un tavolo e ragionare. Il primo indice da considerare sarà la risposta della popolazione, l'unico veramente in grado di permettere di capire se si potrà raggiungere o no l'immunità di gregge. E in caso di risposta negativa bisognerà correre velocemente ai ripari, perché per arrivare ad immunizzare il 70/80% della popolazione l'adesione sarà fondamentale.

Se non dovesse esserci la risposta che si prevede, allora si aprirebbero diversi scenari: il primo è quello della vaccinazione obbligatoria per i dipendenti pubblici, con la possibilità di scriverlo direttamente nel contratto di lavoro, come sostiene la sottosegretaria Zampa. E, nonostante ieri abbia negato tutto, anche la ministra per la Pa Fabiana Dadone sa bene che l'opzione è sul tavolo. Ma si tratta di 3 milioni di persone, troppo poche per raggiungere l'immunità di gregge in caso di difficoltà. Perciò si parla – in un ulteriore scenario – di incentivi alla vaccinazione per i dipendenti privati, che sono più di 15 milioni, con eventuale smart working per chi rifiuta comunque la somministrazione.

C'è una terza opzione, complementare alle altre, che riguarda le cosiddette "patenti di immunità", rilanciate spesso dal viceministro alla Salute Sileri: un attestato, un documento, un foglio (o forse un'app), che certifichi la vaccinazione e che permetta solo a chi ne è in possesso di svolgere determinate attività. Dall'accesso agli stadi, cinema e teatri alla possibilità di spostarsi in treno o aereo. Ma si baserebbe tutto su un controllo che, soprattutto nei contesti più piccoli, potrebbe mancare.

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