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Perché la Bce ha alzato ancora i tassi d’interesse, e cosa cambia nella vita di tutti i giorni

L’economista Marco Lossani risponde alle domande di Fanpage sulla scelta della Bce di rialzare i tassi di interesse, spiegando perché non è stata una decisione unanime e quali conseguenze avrà.
A cura di Andrea Miniutti
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Per Marco Lossani, professore ordinario presso la Facoltà di Economia dell’Università Cattolica di Milano, la decisione della Banca centrale europea di alzare ulteriormente i tassi di interesse era "abbastanza scontata". La notizia è arrivata ieri, quando Christine Lagarde, presidente della Bce, ha annunciato che i tassi avrebbero avuto un aumento di 25 punti base, cioè dello 0,25%. Il professor Lossani ci ha quindi aiutato a capire quali saranno le conseguenze di questa decisione.

Ieri la Bce ha alzato i tassi di interesse per la decima volta dall'inizio della guerra: cosa ne pensa di questa mossa?

Mi sembra che fosse ampiamente nelle carte una decisione del genere, nonostante le divisioni. Peraltro, molti tra gli addetti ai lavori hanno definito questa decisione come di "lieve entità". Il Financial Times l'ha chiamata una dovish decision, cioè una decisione da colomba, più che da falchi. Oltretutto, è stata accompagnata da dichiarazioni che lasciano intendere – al di là della solita ambiguità costruttiva che caratterizza i banchieri centrali – che questa probabilmente è l'ultima decisione al rialzo per quanto riguarda i tassi di interesse.

Infatti è stata una decisione contestata e che non è stata presa all'unanimità dal Consiglio direttivo.

Probabilmente c'è stato un certo dissenso all'interno del consiglio, però personalmente mi aspettavo che sarebbero andati verso quella direzione, anche se non tutti erano così convinti della necessità di intervenire con un ulteriore aumento di 25 punti base. Sappiamo che l'Eurozona è fatta di banche centrali che non sono tutte uguali e che, di conseguenza, questa eterogeneità si viene a manifestare in maniera conclamata quando bisogna prendere decisioni rispetto ad uno scenario dove ci sono diverse interpretazioni. Immagino che la divisione sia stata la solita: da una parte, alcuni Paesi – molto conservatori per quanto riguarda l'obiettivo della stabilità dei prezzi – che hanno chiaramente supportato questa linea; dall'altra, quelli che invece sono schierati verso un atteggiamento più attendista, e che evidentemente avranno perorato la causa di un ulteriore mantenimento dei tassi sul livello a cui già erano.

Le divisioni sono un segnale del fatto che presto si prenderà la decisione di abbassare i tassi di interesse?

Non possiamo sapere quando ci sarà una decisione al ribasso per il semplice motivo che non è scontato che la prossima volta si vada esclusivamente verso una discesa dei tassi: dipende molto dall'evoluzione dell'economia. Rispetto a un passato neanche troppo lontano, ormai lo scenario è così ricco di incertezze di carattere anche extra-economico che risulta veramente difficile fare una previsione su ciò che accadrà ai tassi nell'arco di qualche trimestre. È ovvio che l'economia – che sta già rallentando – non può godere più di tanto per via di questa decisione. È altrettanto evidente che l'inflazione è ancora alta rispetto al target della Banca centrale europea. Le aspettative sull'inflazione, che sono quelle che normalmente contano per quanto riguarda questo processo decisionale, sono ancora al di sopra dell'obiettivo del 3%, soprattutto per quanto riguarda l'orizzonte più breve di 12 mesi. Dopodiché l'economia, che già non gode di buona salute, risentirà in termini abbastanza negativi di questa decisione di rialzo dei tassi, però non penso che questo accentui più di tanto l'eventuale pausa riflessiva che stanno vivendo diversi sistemi economici europei. Comunque, era una decisione abbastanza scontata.

Ora i mutui, i prestiti e i finanziamenti costeranno ancora di più. Che effetto avrà sulla nostra economia?

Francamente mi risulta molto difficile dare una stima quantitativa di questa ultima decisione. Sicuramente non è una buona notizia sia per le persone che per le imprese, ma da qui a dire che questo comporterà un crollo della domanda perché le famiglie dovranno tagliare i consumi a causa delle rate più onerose mi sembra uno scenario apocalittico. Tutti si lamentano del fatto che i tassi siano alti, ma mi lasci dire una cosa. Più volte, nei commenti di oggi, è stato ricordato che il livello del 4,5% che non era stato toccato dai tempi del 2001. Se si va a vedere il livello dei tassi nominali, di oggi e di allora, e si compara con l'inflazione si capiscono alcune cose: nelle ultime previsioni della Bce l'inflazione è attorno al 5,3%, mentre nel 2001 eravamo attorno al 2%. Quindi, la giusta domanda da farsi è: a che livello sono i tassi reali? Vent'anni fa erano in territorio positivo, oggi sono ancora in territorio negativo.

Il rialzo dei tassi ha riportato di attualità la discussione sulla tassa degli extraprofitti delle banche, verso la quale la Bce ha espresso diverse critiche. Crede che sia una misura giusta?

Mi sembra che sia stata presa in una maniera un po' azzardata, più che altro perché trasmette un brutto segnale ai mercati. Poi ci sono da valutare anche le conseguenze in termini di attrattività del sistema-paese nei confronti del resto del mondo. Al di là di quella che può essere la sofferenza diretta che sta in capo al sistema bancario, è un segnale – evidentemente non dei migliori – che viene lanciato nei confronti della comunità finanziaria internazionale e che produce delle conseguenze negative.

Infatti si stanno valutando anche delle modifiche, dal renderla una misura una tantum al restringerne il campo di applicazione. È una tassa che va corretta o il governo deve proprio fare un passo indietro?

Entrare nel merito della pletora di eventuali deroghe rispetto a quello che il provvedimento generale è un'operazione che meriterebbe ben altro approfondimento e, francamente, mi sembra che questo aggiungerebbe ulteriore confusione a quella che è già stata fatta con il provvedimento. Se fosse in loro mi asterrei dal ritoccare, rivedere e aggiungere particolari eccezioni perché questo genererebbe solo confusione e ulteriori sentimenti. Quindi, il mio commento è: meglio lasciar perdere.

Marco Lossani, ordinario di Economia Politica presso la Facoltà di Economia dell’Università Cattolica di Milano.
Marco Lossani, ordinario di Economia Politica presso la Facoltà di Economia dell’Università Cattolica di Milano.
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