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Perché i parlamentari avranno lo stesso la pensione, anche se il governo Draghi cade ora

Dallo scioglimento delle Camere passano circa 80 giorni prima che ci sia la prima riunione del nuovo Parlamento, e fino ad allora deputati e senatori restano in carica. Non è un dettaglio, se parliamo di pensioni da parlamentari.
A cura di Tommaso Coluzzi
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C'è una voce che gira, maliziosa. C'è chi lo sussurra praticamente dall'inizio di questa legislatura tormentata come poche altre: "Pur di non perdere la pensione da parlamentari vedrai che deputati e senatori appoggeranno qualsiasi governo", si dice. Perciò da tempo, per evitare equivoci, è stata fissata la famosa deadline: il giorno in cui, per i parlamentari alla prima legislatura, scatta la pensione da onorevoli. È il 24 settembre 2022, giorno in cui saranno trascorsi quattro anni, sei mesi e un giorno dall'inizio della legislatura. Tempo necessario, secondo la riforma del sistema pensionistico di Camera e Senato, per riceverla.

Va sottolineato, innanzitutto, che ciò riguarda solo i deputati e senatori al primo mandato: per gli altri, infatti, i quattro anni e mezzo sono scattati da tempo. Erano 554 su 945 i parlamentari eletti per la prima volta nel 2018, con la Lega che aveva la percentuale maggiore seguita dal Movimento 5 Stelle.

Perciò, in sostanza, oltre cinquecento parlamentari potrebbero perdere la pensione da onorevoli – che comunque potrebbero chiedere non prima dei sessant'anni – se il governo Draghi dovesse cadere ora, appena due mesi prima rispetto alla data in cui scatterebbe. In realtà, però, non è proprio così.

Se andiamo a vedere le tempistiche esatte e soprattutto quando si interrompe il mandato parlamentare, scopriamo che le cose stanno diversamente. I deputati e i senatori, infatti, risultano in carica fino a quando non avviene la prima riunione delle nuove Camere.

Perciò bisogna fare un calcolo: dal giorno dello scioglimento delle Camere il Presidente della Repubblica ha sessanta giorni per indire le nuove elezioni, dopodiché ci sono venti giorni di tempo per la prima riunione. In tutto sono ottanta giorni, che – ad esempio se le Camere fossero sciolte oggi – porterebbero dritti a inizio ottobre, precisamente il 5. E tutti i parlamentari, perciò, otterrebbero la pensione.

Ma attenzione: le elezioni devono avvenire entro i 60 giorni e non dopo, perciò il Presidente Mattarella potrebbe anche decidere di indirle in pieno agosto, con la prima riunione a metà settembre. Ovviamente è un'ipotesi poco percorribile. Già è altamente improbabile, almeno al momento, che la soluzione della crisi del governo Draghi si concluda con lo scioglimento anticipato delle Camere e le elezioni. Pensare di votare prima della fine di settembre è praticamente impensabile. Perciò la pensione dei parlamentari è salva, o quasi.

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