
Devo confessare una cosa: provo una sincera ammirazione per il modo con cui il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro riesce a prendersi il centro della scena politica. Non è solo una questione di continuità, anche se è sorprendente la frequenza con la quale l’esponente di Fratelli d’Italia riesce a trovarsi in mezzo a polemiche, contestazioni e via discorrendo. È anche un fatto di sostanza, ovvero di come adopera le parole, sceglie il posizionamento, agisce nella sua duplice veste di uomo di partito e di rappresentante delle istituzioni. Ecco, non riesci mai a capire se si tratta di una gaffe, di una precisa strategia o semplicemente di uno scatto di nervi.
Così, non sono rimasto sorpreso nel leggere la sua ultima impresa, perché la trovo in qualche modo esemplificativa di ciò che ha scelto di essere in questa prima metà della legislatura attuale. Per chi non lo sapesse, Delmastro, nel corso del convegno “Giustizia è sicurezza”, si è reso protagonista di un inusitato attacco nei confronti di un magistrato che in una mail aveva adoperato parole molto dure nei confronti della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. In un passaggio di una missiva indirizzata a colleghi di Magistratura Democratica, il sostituto procuratore della Cassazione Marco Patarnello, scriveva che “Meloni non ha inchieste giudiziarie a suo carico e quindi non si muove per interessi personali ma per visioni politiche e questo la rende molto più forte, e anche molto più pericolosa la sua azione”.
La corrispondenza privata era finita sui giornali della destra ed era stata rilanciata dalla stessa Giorgia Meloni, oltre che dall’intera maggioranza, alimentando uno scontro durissimo con la magistratura. A distanza di tempo, Delmastro ha pensato bene di ripescarla, alzando ancora più il tiro con una dichiarazione che definire improvvida (anche dato il ruolo che ricopre) appare piuttosto riduttivo: “Il magistrato che dovrebbe sentire pulsioni di giustizia dice che Meloni è pericolosa perché non ha inchieste. Questo lo dicono i mafiosi, non i magistrati”.
Ecco, paragonare i magistrati ai mafiosi non è mossa scaltrissima, specie per un sottosegretario alla Giustizia. Tant’è che, come spiega La Stampa, giornale che aveva per primo riportato la dichiarazione incriminata, le reazioni sono state durissime:
Questo governo aveva promesso di combattere i mafiosi e invece insulta la magistratura che la mafia la combatte davvero ogni giorno – attacca Giuseppe Conte -. Siamo ormai al ribaltamento di ogni logica. Delmastro e il suo governo agiscono sistematicamente per demonizzare e indebolire i magistrati – aggiunge il presidente del Movimento 5 stelle- mentre i criminali brindano con le loro leggi […] «Non da oggi pensiamo che Delmastro debba lasciare il ministero di via Arenula – dice Nicola Fratoianni, leader di Sinistra italiana. La presidente del consiglio non può continuare a difendere il suo cerchio magico così inadeguato, imbarazzante e anche pericoloso». Secondo il collega di Avs, Angelo Bonelli «siamo governati da un manipolo di camerati, che pensano di poter dire e fare ciò che vogliono, insultando le istituzioni. […] . Per la responsabile Giustizia del Pd, Debora Serracchiani, il paragone con i mafiosi è “un insulto non solo alla magistratura, ma alla legalità e alla dignità dello Stato di diritto. Le sue parole sono incompatibili con il ruolo che ricopre».
Delmastro, per la verità, sembra aver fatto l'abitudine a critiche di questo genere.
Senza scendere nel dettaglio, mi limiterò a elencare solo alcune delle sue gesta più celebri. Nel febbraio del 2023, ad esempio, decide di rivelare al suo coinquilino Giovanni Donzelli il contenuto di una nota riservata su una visita in carcere di una delegazione di parlamentari ad Alfredo Cospito, anarchico detenuto in regime di 41-bis. Il fedelissimo di Giorgia Meloni se lo lascia sfuggire durante un dibattito in Aula, viene aperto un procedimento penale e due anni dopo Delmastro viene condannato a 8 mesi di reclusione con pena sospesa per divulgazione di notizie coperte da segreto d’ufficio.
Ormai nella memoria collettiva è poi la vicenda del Capodanno 2023, quando il genero del suo caposcorta viene ferito da un colpo di pistola esploso, pare, dal deputato Emanuele Pozzolo. Così come virale finisce il video in cui, digrignando i denti, Delmastro dice di provare gioia nel sapere che i cittadini siano consapevoli del fatto che, “dietro i vetri” scuri dei nuovi mezzi della Penitenziaria, “non lasciamo respirare” i criminali.
Oggettivamente, tanto, troppo. Ne scrive Marcello Sorgi, sempre su La Stampa:
La domanda che sorge spontanea quando si assiste a un "uno-due" come quello di Delmastro Delle Ve-dove contro i magistrati vie-ne da chiedersi: lo fa in proprio o per conto di Meloni? E qui tornano alla mente gli sfoghi della premier, trapelati da riunioni riservate specie all'inizio dell'esperienza di governo, contro la classe dirigente del proprio parti-to. Troppo spesso inadeguata, si trattasse dell'ex-cognato ministro che fa fermare un treno o appunto del vice-ministro che, venuto in possesso di documenti riservati, li passa al collega-convivente che ci imbastisce un intervento parlamentare fuori da ogni regola. […] Delmastro Delle vedove è passato da un infortunio all'altro, si tratti del "caso Cospito" o del Capodanno celebrato a colpi di pistola di cui ha fatto le spese, alla fine, il deputato Pozzolo suo amico, senza mai alzare la soglia della prudenza necessaria per un uomo di governo. Mentre Meloni, all'indomani delle dichiarazioni del ministro Nordio sul caso Garlasco, non aveva alcuna necessità di attizzare un nuovo scontro tra il suo governo e la magistratura.
Personalmente credo che Meloni non prenda le distanze per due ordini di ragioni. Il primo è che Delmastro dice ciò che una buona fetta dell'elettorato di Fratelli d'Italia pensa, ne interpreta lo spirito più profondo e radicale. Il secondo è che uno come lui fa comodo quando si tratta di alzare i toni, aumentare il livello dello scontro con la magistratura, alla vigilia di passaggi parlamentari particolarmente rilevanti, come per la separazione delle carriere.
Non è un caso, appunto, che la destra continui a difendere Delmastro, bollando come pretestuose le critiche della minoranza e come ingiustificate le perplessità degli opinionisti sui media mainstream. Provando a far rientrare anche questo deragliamento del sottosegretario nel novero dello scontro fra poteri. Ne è dimostrazione anche il pezzo de Il Giornale in cui si parla di "clima esplosivo" con la magistratura, e si ribalta la responsabilità della polemica sul giudice firmatario della mail incriminata. Che sia roba di mesi fa poco cambia, tutto fa brodo.
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