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Elezioni Regionali 2025

Perché dopo le Regionali in Calabria il campo largo deve iniziare a preoccuparsi: lo spiegano gli analisti

In Calabria, per il centrosinistra non c’è stata gara: il presidente uscente Roberto Occhiuto ha vinto con quasi il 60% dei voti, superando le aspettative. Fanpage.it ha intervistato gli analisti di Piave Digital Agency per spiegare perché il risultato è stato così netto, e perché per il campo largo ci sono stati dei campanelli d’allarme in vista delle prossime regionali.
Intervista a Gian Piero Travini e Alessandro Fava
Analisti di Piave Digital Agency
A cura di Luca Pons
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Il risultato delle elezioni regionali 2025 in Calabria non è mai stato davvero in discussione, guardando ai sondaggi e ai pareri degli esperti. Ma alcuni si aspettavano un risultato almeno in parte diverso, un distacco minore tra i due candidati principali: invece Roberto Occhiuto, presidente uscente di centrodestra, è stato rieletto con quasi il 58% dei voti, mentre Pasquale Tridico per il centrosinistra o campo largo è rimasto al 41%.

Fanpage.it ha intervistato due analisti di Piave Digital Agency, Gian Piero Travini e Alessandro Fava, per capire cosa c'è dietro questo risultato: una prova di forza di Occhiuto, che non è stato danneggiato per niente dall'indagine su di lui; ma anche qualche segnale preoccupante per il campo largo. Non si tratta di mettere in discussione la coalizione a livello nazionale, ma di osservare con attenzione i prossimi appuntamenti con il voto, specialmente in Campania.

Perché la vittoria di Occhiuto è stata così larga e le indagini non hanno avuto effetto

Innanzitutto, secondo i due esperti, va ‘spezzata una lancia' in favore del campo largo: queste elezioni regionali, "volute da Occhiuto" (che si è dimesso e ricandidato dopo aver ricevuto un avviso di garanzia), più che una competizione elettorale sono state una "prova di forza" del presidente uscente: "Una scommessa che ha vinto. La sfida era tutta interna, per il centrosinistra non c'è stata gara", hanno spiegato Travini e Fava.

La vittoria personale di Occhiuto, che ha dimostrato la propria forza al resto di centrodestra prima ancora che agli avversari, è nei numeri: "Il presidente uscente ha con tutta probabilità aumentato i suoi voti assoluti, nonostante il lieve calo dell'affluenza. Tutti i partiti principali del centrodestra sono cresciuti, ‘svuotando' le liste minori come Unione di centro (che pure è un partito storico in quelle zone) e Forza Azzurri".

Ma soprattutto, "la lista civica personale di Occhiuto è il secondo partito della coalizione, ha ottenuto circa il 13%, un risultato paragonabile a quello del Pd". Basta pensare, per esempio, che "nelle Marche la lista di Matteo Ricci, candidato del centrosinistra, aveva in buona parte preso voti che sarebbero andati comunque ai suoi alleati. Qui invece la lista di Occhiuto non solo ha aiutato a compattare tutti i voti dei partiti minori sul centrodestra, ma è andata anche oltre, guadagnando voti esterni".

Il presidente non è stato danneggiato dal fatto di essere indagato. "Cosa che invece è successa a Ricci nelle Marche". La differenza è nell'elettorato: "Gli elettori di centrodestra sono abituati a compromessi etici, possono accettare molto senza farsi problemi se sono convinti del candidato. Il centrosinistra, invece, no. L'elettorato non solo non accetta il compromesso etico, ma è un tema su cui si ‘incattivisce'. Lo dimostra la sconfitta di Ricci nella provincia di Pesaro, a casa sua".

Il ruolo di Tridico e del Movimento 5 stelle

Dall'altra parte c'era Pasquale Tridico, che sia per il suo ingresso relativamente recente in politica (le scorse elezioni europee), sia per la brevità della campagna elettorale, secondo gli esperti "ha fatto un po' la parte della comparsa". La sua lista personale ha comunque ottenuto abbastanza voti da arrivare seconda nella coalizione di centrosinistra, con poco più del 7%. La lista potrebbe anche aver tolto dei voti al Movimento 5 stelle, il partito di Tridico. "Il M5s ha preso circa il 6%. È un risultato in linea con quello di tutte le ultime elezioni regionali. Anche in Sardegna, con una loro candidata (peraltro vincente), erano arrivati solo al 7%".

Secondo Travini e Fava, dalla Calabria sono arrivati dei segnali preoccupanti per il campo largo, che riguardano proprio il Movimento. E non si tratta di mettere in discussione la coalizione in quanto tale: "In un periodo in cui ci sono sette elezioni regionali in poche settimane, non si può fare un bilancio nazionale dopo ogni voto". Il punto, però, è che c'è un tema che ritorna di continuo: "La capacità del Movimento 5 stelle di mobilitare il suo elettorato". E anche se non è il caso di parlare di crisi del campo largo a livello nazionale, "il risultato in Calabria, peggiore delle aspettative fa partire dei campanelli d'allarme sulle elezioni regionali in Campania".

I campanelli d'allarme per il campo largo e l'importanza della Campania

Per capire il ragionamento degli analisti bisogna fare un passo indietro:  "L'idea strategica alla base del campo largo è che con questa alleanza il centrosinistra diventi competitivo al Sud, per compensare i voti del ‘profondo Nord' che la destra ha più o meno assicurati". Questa idea, prima delle prossime elezioni politiche, "verrà messa alla prova soprattutto in Campania".

È noto che "da anni c'è una differenza importante tra i voti che il Movimento 5 stelle prende alle elezioni nazionali e quelli che raccoglie alle regionali". In quest'ottica, la Campania diventa molto importante per una serie di motivi: "Si tratta di una Regione dove il Movimento 5 Stelle ha vinto dei collegi anche da solo, alle ultime elezioni politiche; dove c'è uno zoccolo duro e vincente di elettori pentastellati; e dove il candidato sarà Roberto Fico, che ha pochi pari per quanto riguarda il peso nel Movimento".

Insomma, le condizioni apparentemente sono favorevoli al M5s, e il centrosinistra parte comunque favorito. Quando manca un mese e mezzo al voto, il centrodestra non ha nemmeno ancora ufficializzato un candidato. Ma proprio per questo, "se il centrosinistra dovesse vincere di poco, se emergesse anche qui un problema di mobilitazione degli elettori del Movimento, allora l'idea strategica fondamentale del campo largo potrebbe essere messa in discussione".

È vero che, come si ripete spesso, "l'elettorato del Movimento 5 stelle alle elezioni politiche vota molto più che alle regionali. Lo fece nel 2022, ribaltando quasi tutti i sondaggi. Infatti anche in Calabria vinse un collegio, quello di Cosenza". Dunque, se anche in Campania la partecipazione dei M5s fosse bassa non vorrebbe dire necessariamente che lo sarà anche alle prossime politiche. Ma a quel punto la questione diventerebbe un'incognita, una scommessa: "L'aumento di affluenza alle elezioni nazionali non può essere una garanzia sempre".

L'affluenza, i calabresi "fuori sede" e il peso delle piazze per la Palestina

C'è un altro tema che ha fatto molto discutere, e che soprattutto il centrosinistra ha citato più volte dopo le elezioni in Calabria: quello dell'affluenza. È andato a votare il 43,1% degli aventi diritto, in leggero calo rispetto a quattro anni fa.

In Calabria è particolarmente forte il tema dei cittadini che sono tecnicamente residenti nella Regione, ma vivono, studiano o lavorano al di fuori (che sia in altre Regioni o all'estero) e non tornano per votare. Da una parte, questa carenza "penalizza il centrosinistra", hanno spiegato gli analisti di Piave Digital Agency. Dall'altra, "con questi numeri il risultato complessivo non sarebbe cambiato granché, magari si sarebbe spostato di qualche punto percentuale". E, più in generale, "queste sono le regole del gioco e i partiti le conoscono. Invece di lamentarsene, semmai si dovrebbe provare a cambiarle rendendo più semplice votare per chi si trova in questa situazione".

Al di là del caso dei cittadini calabresi che non vivono in Calabria, resta l'astensione molto bassa. Secondo gli esperti, uno dei motivi è che "il centrosinistra nelle elezioni regionali sta facendo delle campagne elettorali che parlano alla sinistra, ma escludono delle persone che non sono di sinistra e magari semplicemente non si riconoscono nel centrodestra. Ad oggi non basta portare al voto il centrosinistra per battere il centrodestra, specialmente alle regionali".

Uno dei temi che ha causato una forte mobilitazione a livello nazionale è la Palestina, con lo sciopero generale e una manifestazione molto partecipata poco prima del voto. Ma al momento "quelle piazze non hanno un peso politico sui territori". Si tratta di manifestazioni che "servono per fare movimento", ma poi serve un passaggio cruciale, ovvero "intercettare quel movimento e portarlo dentro ai partiti", a livello territoriale, "trovando lì delle persone che hanno voglia di spendersi anche per temi più complicati". Ad esempio, la sanità: "Se si vedesse una piazza simile a quelle degli ultimi giorni per la sanità pubblica, allora sarebbe il centrodestra a doversi porre il problema di mobilitare più elettorato".

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