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Manovra 2026

Pensioni, tutte le novità approvate in Manovra 2026 e cosa cambia per anticipate e età pensionabile

Con la manovra 2026 appena approvata in via definitiva, dal 2027 servirà un mese in più per andare in pensione, con l’età che salirà a 67 anni e un mese, in conseguenza dell’adeguamento all’aspettativa di vita. L’assegno delle pensioni minime aumenterà di 20 euro al mese. Il governo poi manda in soffitta Quota 103 e Opzione donna. Vediamo quali sono tutte le principali misure nel capitolo pensioni.
A cura di Annalisa Cangemi
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È stata appena approvata in via definitiva la manovra 2026, cha ha ricevuto l'ok definitivo alla Camera. Tra le misure più dibattute ci sono quelle che riguardano le pensioni.

La novità principale riguarda l'aumento di tre mesi dei requisiti per andare in pensione, che però sarà spalmato su due anni, tra il 2027 e il 2028, per via dell'adeguamento alla speranza di vita. Addio ai canali di pensione anticipata speciali: via Quota 103 e Opzione donna viene cancellata definitivamente. Prorogata per un altro anno solo l'Ape sociale.

Come cambiano le pensioni nel 2026: le novità approvate in Manovra

Come dicevamo, dal 2027 servirà un mese in più per andare in pensione, con l'età che salirà a 67 anni e un mese, come conseguenza dell'adeguamento all'aspettativa di vita (altri due mesi dovrebbero aggiungersi dal 2028, tranne che per i lavoratori impiegati in attività gravose e usuranti). In base alle norme vigenti, sarebbero scattati tre mesi in più dal 2027. L'assegno delle pensioni minime aumenterà invece di soli 20 euro al mese.

Inoltre viene introdotto, dal 1 luglio 2026, un meccanismo di adesione automatica alla previdenza complementare per i lavoratori dipendenti neo assunti nel settore privato i quali avranno 60 giorni di tempo per eventualmente rinunciare a tale adesione. Viene invece cancellata la possibilità, introdotta lo scorso anno con una modifica alla legge Fornero, di anticipare la pensione di vecchiaia grazie al cumulo della previdenza complementare.

E sempre proposito di previdenza, non verrà prorogata Opzione donna. Nonostante i tentativi, infatti, in commissione non è mai arrivato un testo aggiornato (sotto il profilo delle coperture economiche) dell'emendamento segnalato da Fratelli d'Italia, che puntava a prorogare la misura anche per il prossimo anno.

Pensioni anticipate, chi potrà lasciare il lavoro nel 2026: requisiti e finestre d'uscita

Tra i canali che consentivano l'uscita anticipata dal lavoro, fino ad ora sempre prorogati negli ultimi anni, rimane per il 2026 solo l’Ape sociale. Con la manovra 2026 non viene prolungata né Quota 103, la misura che consentiva di andare in pensione con almeno 62 anni d’età e 41 di contributi, né Opzione donna, che dava la possibilità ad alcune lavoratrici di determinate categorie con almeno 61 anni d’età e 41 di contributi di lasciare il lavoro in anticipo (possono usufruirne i lavoratori che abbiano raggiunto i requisiti entro il 31 dicembre 2025).

Resta fino alla fine del 2026 invece l’Ape sociale, cioè l'assegno fino a 1.500 euro al mese a carico dello Stato, che può essere richiesto da disoccupati, caregiver, invalidi e addetti ad attività gravose con 63 anni e 5 mesi d'età e 36, 32 o 30 anni di contributi, secondo la categoria d’appartenenza.

Con la manovra poi sono state ridotte le risorse per l'anticipo pensionistico di lavoratori precoci e usuranti: per i lavoratori che hanno svolto almeno un anno di lavoro prima dei 19 anni d’età, e per quelli impegnati in attività usuranti sono state tagliate le risorse che finanziano le uscite anticipate. Significa che al momento le regole non cambiano, ma in futuro potrebbe esserci una stretta. Le risorse per i precoci si ridurranno di 90 milioni nel 2032, di 140 nel 2033 e di 190 dal 2034 in poi. Quelle per gli usuranti di 40 milioni all’anno dal 2033.

Opzione Donna cancellata dalla Manovra 2026

Niente da fare per Opzione donna, il canale per la pensione anticipata delle lavoratrici introdotto per la prima volta nel 2004: la misura non è stata prorogata. Nonostante i tentativi, in commissione Bilancio non è mai arrivato un testo aggiornato (sotto il profilo delle coperture economiche) dell'emendamento segnalato dalla senatrice di Fratelli d'Italia Paola Mancini che puntava a prorogare la misura anche per il prossimo anno.

Cosa è successo con il riscatto della laurea e le penalizzazioni per l'uscita anticipata dal lavoro

Al Senato si è registrato uno scontro, tra parlamentari e Mef, in relazione a una stretta sul riscatto della laurea per le pensioni anticipate, che avrebbe portato ad un allungamento, fino a 30 mesi nel 2035, della maturazione dei requisiti per il prepensionamento. Contemporaneamente era stata proposta una misura, che puntava all'ampliamento fino ai sei mesi delle finestre per ottenere la pensione anticipata. Poi il governo ha fatto dietrofront, dopo il muro della Lega. Ma le due misure non sono scomparse del tutto dai piani dell'esecutivo, che potrebbe riproporle in un Dl, all'esame di uno dei prossimi Cdm.

E sempre in materia previdenziale, per eliminare la doppia stretta sulle pensioni anticipate, che avrebbe appunto allungato le finestre mobili e penalizzato lo strumento del riscatto della laurea triennale, il governo ha dovuto stoppare la possibilità di accedere alla pensione anticipata di vecchiaia cumulando la rendita dei fondi complementari. Allo stesso tempo, dal 1 gennaio scatta l'obbligo di versamento del Tfr al Fondo Inps anche per le aziende con 50 dipendenti.

Di quanto aumenta l'età pensionabile e da quando: chi dovrà lavorare più a lungo

Dal 2027 quindi, per via del meccanismo dell'adeguamento dei requisiti per la pensione alla speranza di vita, per uscire dal lavoro con la pensione di vecchiaia bisognerà avere 67 anni e un mese d'età e poi, dal 2028, 67 anni e tre mesi. Per andare in pensione anticipata dal 2027 serviranno 42 anni e 11 mesi di contributi (indipendentemente dall’età) e dal 2028 43 anni e un mese (un anno in meno per le donne), ai quali bisogna aggiungere la cosiddetta ‘finestra mobile', ovvero il periodo che passa tra il raggiungimento del requisito e l'erogazione dell'assegno, che è rimasto di tre mesi.

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