Pensioni, il governo vuole bloccare l’aumento dell’età legata alla speranza di vita

Il governo starebbe studiando un freno all'automatismo che lega l'età della pensione alla speranza di vita. Nel mirino il biennio 2027-2028, quando secondo le regole attuali scatterà un nuovo aumento, stimato in tre mesi, dell'età pensionabile. L'esecutivo punterebbe invece a congelare il meccanismo per due anni, bloccando temporaneamente l'innalzamento dei requisiti per accedere alla pensione di vecchiaia e a quella anticipata. Un intervento che potrebbe entrare nella prossima legge di bilancio e che, se confermato, costerebbe circa un miliardo di euro. La sospensione dell'adeguamento automatico sarebbe vista come una misura tampone, che sarebbe utile a contenere i costi sociali della riforma Fornero senza compromettere, almeno nel breve periodo, la sostenibilità del sistema. Ma l'allarme sui conti pubblici è tuttavia forte: secondo il Documento di economia e finanza, infatti, nel 2027 la spesa previdenziale supererà i 365 miliardi di euro, cioè quasi 100 in più rispetto al 2018.
Una spesa fuori controllo: 365 miliardi nel 2027
L'allarme è stato lanciato dal Documento di economia e finanza: nel 2027 la spesa per le pensioni raggiungerà i 365,6 miliardi di euro, quasi 100 miliardi in più rispetto al 2018. L'incremento è dovuto a una combinazione di fattori: il peso crescente delle rivalutazioni automatiche degli assegni legate all'inflazione, l'invecchiamento della popolazione e l'allentamento delle rigidità introdotte dalla legge Fornero. Tutti elementi che stanno facendo impennare il conto pubblico e che, se non contenuti, rischiano di compromettere la tenuta del sistema previdenziale. Secondo le proiezioni della Ragioneria generale dello Stato, la spesa previdenziale in rapporto al PIL salirà fino al 17,1% entro il 2040, per poi ridiscendere progressivamente. Già oggi però il peso è altissimo: 15,4% nel 2024, contro una media europea decisamente più contenuta. Di qui l'esigenza, emersa anche nelle audizioni parlamentari, di una revisione dei meccanismi automatici che fanno crescere l'età pensionabile in funzione dell'aumento della speranza di vita.
Stop all'adeguamento automatico: la proposta in manovra
La misura su cui lavorerebbe il governo prevederebbe dunque di sospendere per il biennio 2027-2028 l'adeguamento automatico dell'età pensionabile alla speranza di vita. Cosa significa? In pratica, per due anni non scatterebbe l'aumento previsto (stimato in circa tre mesi) dell'età di accesso alla pensione di vecchiaia e di quella anticipata. Si tratta di una sospensione, non di una cancellazione: una soluzione tampone, inserita nella prossima legge di bilancio, che consentirebbe al governo di intervenire senza stravolgere i conti pubblici.
Il costo stimato dell'operazione è intorno al miliardo di euro, ma potrebbe essere ridotto o compensato se l'adozione fosse accompagnata da uno scostamento di bilancio concordato con Bruxelles. Un'ipotesi che, come ha fatto intendere il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, non sarebbe esclusa, anche se subordinata all'approvazione del Parlamento.
La Lega, da sempre attenta al tema delle pensioni, preme per anticipare l'intervento già nel dibattito sulla prossima manovra d'autunno: lo stesso sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon spinge infatti per un pacchetto più ampio, che includa nuove forme di pensionamento flessibile e una riedizione di Quota 100. Per il momento però la priorità resta il blocco dell'automatismo legato, appunto, alla speranza di vita.
I nodi politici e la sfida della sostenibilità
Il tema è dunque altamente politico e tocca uno dei pilastri più delicati del welfare italiano. Il ministro Giorgetti ha più volte sottolineato la necessità di garantire la sostenibilità del sistema nel lungo periodo, evitando misure che possano far deragliare i conti dello Stato. Il rischio, già emerso negli anni passati, è quello di interventi spot che rispondono a esigenze immediate ma scaricano il peso sulle generazioni future.
La pressione demografica e l'andamento dell'inflazione rendono però il problema urgente. Bloccare temporaneamente l'adeguamento alla speranza di vita potrebbe infatti essere un compromesso accettabile tra sostenibilità e giustizia sociale, ma dovrà essere accompagnato da una riflessione più ampia sul futuro della previdenza pubblica. Nel frattempo, la spesa continua a correre e il sistema mostra tutti i suoi limiti. Senza una riforma strutturale, i prossimi anni rischiano di trasformare il infatti il problema pensioni in una vera emergenza economica.